Città del Vaticano , 10 July, 2024 / 4:00 PM
Da un testo breve, con una serie di schede che rappresentavano proposte di lavoro, a un testo più lungo, teologicamente più fondato e, se vogliamo, quasi in linea con la tradizione degli Instrumenta Laboris dei Sinodi precedenti. Da una griglia che apriva un discorso ad una struttura che tende a indirizzare il discorso, a guardare ai grandi temi, a dare più nerbo a quella che si definisce “Chiesa sinodale”. Una Chiesa che non può prescindere dall’autorità del Papa e dei vescovi, ma che allo stesso tempo vuole essere ascoltata in maniera concreta.
L’Instrumentum Laboris della assise sinodale del 2024 non è un cambio di prospettiva rispetto al documento 2023. Rappresenta piuttosto il consolidamento di una prospettiva, con la percezione che si vogliano lasciare da parte i grandi temi di discussione (e di manipolazione) e guardare invece più alla filosofia, alla struttura, al cambio di mentalità. Così il diaconato femminile è questione demandata ai gruppi di studio, anche la questione del ruolo delle donne, e c’è persino una conferenza episcopale che mette in luce il tema del machismo. Ma non ci saranno decisioni sul tema, le questioni sono fuori dagli argomenti di discussione.
Si tratta di un cambio di indirizzo? Non proprio. Sin dall’inizio del percorso, il Sinodo ha cercato un equilibrio tra l’autorità del Papa e dei vescovi e la partecipazione del popolo di Dio. L’apertura del Sinodo ai laici come membri votanti cambia in qualche modo le carte in tavola, rende l’assemblea sinodale qualcosa di diverso da quello che è un Sinodo per le Chiese di rito orientale – composto da vescovi e organo decisionale – e cerca un ponte tra le due versioni.
Possono, i laici, deliberare sulla Chiesa? Possono, i vescovi, deliberare sulla dottrina? C’è l’idea di una decentralizzazione, i punti 68 e 70 del Sinodo parlano di una partecipazione nel decision making e nel decision taking, cioè il fare e il prendere decisioni, il punto 70 addirittura chiede di cambiare il Codice di Diritto Canonico per non definire più l’assemblea sinodale consultiva.
C’è da comprendere però se davvero l’assemblea sinodale può essere deliberativa, e in che modo questo nuovo organismo possa essere integrato.
L’instrumentum laboris 2024 guarda avanti e chiede – in linea con il documento sulla sinodalità della Commissione Teologica Internazionale del 2018 – di dare maggiore spazio e importanza ai sinodi locali, ai Concili particolari e ad organismi come i consigli parrocchiali o i consigli episcopali. È un passo ulteriore riguardo al modo in cui veniva delineata la “Chiesa dell’ascolto” nell’Instrumentum Laboris 2023.
Resta però da comprendere in che modo questi organismi possano essere decisionali, considerando che in realtà il Papa aveva già i suoi bilanciamenti per prendere decisioni, dal concistoro alle riunioni interdicasteriali, fino alle frequenti consultazioni, le commissioni interne e così via. Il Papa ha già organismi di governo e consultazione (tra cui il Consiglio dei Cardinali, stabilito proprio da Francesco), e ora la domanda è se il sinodo voglia diventare un organismo di governo come gli altri.
Si trova, all’interno del documento 2024, anche la questione dell’accountability, della responsabilità, della trasparenza. E anche questo è un tema di difficile definizione in una mentalità sinodale. Lo scorso anno, una bozza del documento di sintesi del Sinodo addirittura arrivava a proporre meccanismi di controllo per i nunzi da parte dei vescovi locali, cosa che venne edulcorata poi nel testo finale come una semplice maggiore collaborazione.
Nel documento 2023, tutto era aperto, c’era una metodologia impostata, una serie di domande e risposte, le istruzioni precise di quella che sarebbe stata l’assemblea sinodale. Era un documento breve, di apertura. Nel documento 2024, si è cercata maggiore profondità teologica, un po’ per assicurare che la svolta sinodale diventi davvero parte della vita della Chiesa, un po’ anche per evitare che questa svolta sinodale diventi un pretesto per portare avanti cambiamenti.
L’enfasi sui consigli locali è anche, in fondo, una risposta al Consiglio Sinodale che la Chiesa in Germania vuole ostinatamente nominare, contro il parere della Santa Sede, e la questione delle decisioni attribuite ai laici in qualche modo è una concessione a un dibattito molto forte nella teologia tedesca, e che si ritrova non solo nel cammino sinodale della Chiesa di Germania, ma anche in molti dibattiti teologici.
L’Instrumentum Laboris 2024 è anche la naturale conseguenza di un dibattito di tre anni, che ha visto nelle tappe continentali del Sinodo la grande novità. Dai testi delle tappe continentali si nota una totale differenza di approccio: l’emisfero occidentale della Chiesa ha da rispondere a un problema di credibilità, e lo fa spesso con la trasparenza, l’emisfero del Sud ha problemi pratici come le migrazioni, la povertà e il cambiamento climatico – molto enfatizzato in particolare nelle Chiese dell’Oceania. Ma tutto questo diventa una discussione senza fine, un dibattito su svariati temi che toccano l’attualità e che in realtà rischiano anche di cambiare la struttura stessa della Chiesa.
Da questo instrumentum laboris non si comprende come sarà organizzato il dibattito, e non ci sarà probabilmente una struttura forte come c’era stata nel Sinodo 2023. I grandi temi sono spostati alle commissioni, il che renderà forse più forte il lavoro di affiancamento sui temi di alcuni gruppi di pressione. Ci sono cinque sul volto sinodale missionario della Chiesa locale, dei raggruppamenti di Chiese, della Chiesa universale, e poi il metodo sinodale e il luogo della Chiesa Sinodale di missione. E altri dieci gruppi di lavoro costituiti dal Papa già nel febbraio 2024, che rispecchiano le richieste dell’assemblea 2023 e che dovranno terminare il lavoro a giugno 2025. Sono dieci argomenti che rappresentano, forse, i temi più controversi, e che in qualche modo sono tolti dalla competenza dell'assemblea sinodale. È il segno anche che la sinodalità ha bisogno di aggiustamenti, e che ci sono temi su cui non ci si può riferire solo al cammino sinodale.
La questione del diaconato femminile forse avrà una dichiarazione di segreteria generale del Sinodo e di dottrina della fede. La richiesta di una “più ampia partecipazione delle donne” non è un segno di discontinuità, ma una sorta di enfasi, che vuole anche più donne in ruoli di responsabilità e persino come giudice nei processi canonici. Resta però la divisione sul diaconato femminile, che alcuni rifiutano, e dunque ci sarà una riflessione teologica continua.
Anche la questione LGBTQ+ era dibattuta. L’acronimo era scomparso dal documento di sintesi del Sinodo 2023, e si era preferito riferirsi all’orientamento sessuale delle persone. Sembra che questa sarà la linea. Tra i gruppi di lavoro, il gruppo 8 è infatti incaricato di lavorare su criteri e metodi per discernimento su questioni etiche, in cui crescere nella modalità di andare avanti insieme – decisione di non fissarsi su dei temi ma andare alla radice di temi come l’omosessualità. Sarà da vedere come gli avvocati della pastorale LGBTQ+, molto attivi specialmente dopo la pubblicazione di Fiducia Supplicans, affronteranno la questione.
Nel sinodo 2024, insomma, si tornerà probabilmente ai dibattiti sui grandi temi, agli interventi preparati, e alle discussioni che convergeranno anche sul documento finale. Si cerca un equilibrio, non una rivoluzione. Forse è questa la chiave di lettura necessaria per leggere del documento.
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