lunedì, novembre 25, 2024 Donazioni
Un servizio di EWTN News

Bruno Racine spiega la relazione attraverso l’arte al Padiglione della Santa Sede a Venezia

Gli artisti Maurizio Cattelan, Bintou Dembélé, Simone Fattal, Claire Fontaine, Sonia Gomes, Corita Kent, Marco Perego & Zoe Saldana, Claire Tabouret e la partecipazione speciale del critico Hans Ulrich Obrist all’interno del public program: saranno questi i protagonisti del Padiglione della Santa Sede alla 60. Biennale di Venezia, dal 20 aprile al 24 novembre. Realizzato all’interno del Carcere Femminile della Giudecca (in collaborazione con il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria del Ministero della Giustizia), avrà per titolo ‘Con i miei occhi’.

Nella presentazione del padiglione della Santa Sede il card. José Tolentino de Mendonça, prefetto del dicastero per la Cultura e l’Educazione, ha spiegato la scelta del luogo veneziano: “Non è un caso che la Santa Sede abbia scelto di presentare il suo padiglione alla Biennale di Venezia (nell’anno in cui questa celebra la sua sessantesima edizione) in un luogo apparentemente inaspettato, come lo può essere il Carcere femminile dell’Isola della Giudecca. E non è certo un caso che il titolo del padiglione, ‘Con i miei occhi’, voglia focalizzare la nostra attenzione sull’importanza di come costruiamo il nostro sguardo sociale, culturale e spirituale, di cui siamo tutti responsabili”.

Insieme al card. José Tolentino de Mendonça erano presenti il dott. Giovanni Russo, capo del Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria del Ministero della Giustizia della Repubblica italiana; il dott. Paolo Maria Vittorio Grandi, Chief Governance Officer Intesa Sanpaolo; la dott.ssa Chiara Parisi ed il dott. Bruno Racine, curatori del Padiglione della Santa Sede a Venezia.

A lui abbiamo chiesto di spiegarci il motivo per cui la Santa Sede partecipa con un padiglione all’esposizione d’arte: “Papa Francesco ha voluto rilanciare il dialogo tra gli artisti e la Chiesa. La Santa Sede ha già partecipato in passato alla Biennale Arte, ma l’intenzione oggi è di avere una presenza sistematica in grado di incarnare questo dialogo con un messaggio potente”.

‘Con i miei occhi’: in quale modo l’arte può contribuire a costruire uno sguardo sociale?

“L’arte e la fede hanno in comune, in modo diverso tra loro, la capacità di cambiare il nostro sguardo sulla realtà e sull’altro. Con questo progetto, si mette in atto questo cambiamento di prospettiva per tutti i soggetti coinvolti, dagli artisti alle detenute, così come per il pubblico”.

Alla costruzione del padiglione hanno partecipato anche le detenute: in quale modo l'arte può contribuire ad instaurare una relazione?

“Insieme agli artisti abbiamo voluto coinvolgere attivamente le detenute nel progetto, in modo che la loro partecipazione contribuisse alla loro evoluzione personale e allo stesso tempo aiutasse a cambiare lo sguardo dei visitatori sulla realtà umana di un carcere”.

 ‘Stranieri ovunque’: l’arte può ‘abbattere’ la linea di confine?

“Entrare in un carcere è come attraversare un confine. I confini non spariranno mai, ma non devono essere barriere invalicabili. In questo modo il Padiglione della Santa Sede è in sintonia con il tema della Biennale Arte 2024. Il titolo di questa edizione è tratto da un’opera del collettivo artistico ‘Claire Fontaine’, che tra l’altro partecipa anche al Padiglione della Sante Sede”.

In quale modo un luogo può essere un messaggio?

“In questo caso specifico il luogo porta con sé un’intensità storica ed umana che entra in dialogo con l’arte. E’ il contrario del famoso ‘white cube’, lo spazio neutro e impersonale che spesso ospita l’arte contemporanea”.

Papa Francesco visiterà la Biennale di Venezia: come può essere fecondo il dialogo tra arte e fede?

“Il dialogo è fecondo quando è basato sul rispetto reciproco. Come sostiene il card. José Tolentino de Mendonça, prefetto del Dicastero per la Cultura e l’Educazione della Santa Sede e commissario del Padiglione della Santa Sede per la Biennale di Venezia, l’arte non deve essere una cassa di risonanza per la Chiesa, ma nella sua autonomia di linguaggio può aprire nuovi orizzonti per tutti”.

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