Bruxelles , 16 February, 2024 / 12:30 AM
Non è ancora stato definito nei dettagli né ufficializzato (se non da parole del Papa) il viaggio che Papa Francesco dovrebbe compiere in Belgio, per festeggiare i 600 anni dell’Università di Lovanio – dal 1968 divisa in due entità, una di lingua francese e una di lingua neerlandese. Tuttavia, il viaggio potrebbe rivelarsi più complesso del previsto, considerando lo scoppio del caso Vangheluwe, la pressione mediatica sulla Santa Sede e persino le concessioni del nunzio che metterebbero a rischio la separazione tra Chiesa e Stato.
Andiamo con ordine. Roger Vangheluwe, oggi 87 anni, si era dimesso da vescovo di Bruges nel 2010 dopo essere stato screditato per abusi sui minori. Ha ammesso di aver aggredito sessualmente due nipoti negli anni '80. I fatti poi risultarono prescritti e Vangheluwe non fu condannato. Anche se non era più vescovo di Bruges, poté mantenere il suo titolo di vescovo. Fuggì prima a Westvleteren e poi in un'abbazia in Francia, per vivere lì in "segreto".
Tuttavia, nel 2012, furono trovate nel suo computer migliaia di immagini pornografiche. Il computer gli era stato sequestrato durante le perquisizioni nella sua abitazione che erano avvenute al tempo dell’Operazione Calice, la spettacolare indagine della polizia belga sugli abusi nella Chiesa che portò persino allo scoperchiamento di alcune tombe nella cattedrale di Bruxelles, con una iniziativa senza precedenti e comunque illegale. Le immagini trovate nel computer di Vangheluwe riguardavano migliaia di uomini, principalmente adulti.
La notizia, filtrata attraverso media belgi, ha aperto una nuova campagna che chiede che Vangheluwe sia privato del titolo di vescovo, o addirittura privato dell’ordine. Il ministro della Giustizia Paul van Tigchelt ha detto che “questi nuovi elementi devono essere sufficienti. Abbiamo informato il Papa che può scrivere ufficialmente alla Procura federale e che siamo disponibili a condividere documenti. È ora di concludere la storia e poi mettere a tacere quest’uomo. La sofferenza per le vittime è durata abbastanza a lungo”.
L’arcivescovo Franco Coppola, nunzio in Belgio, è stato a Roma e ha incontrato il papa il 10 febbraio. Lo stesso nunzio aveva fatto sapere che Roma avrebbe chiesto ai vescovi del Belgio di inviare un rapporto con i “nuovi elementi” riguardanti il materiale pornografico in possesso del vescovo. Il nunzio ha avuto un incontro sul tema con il Ministro della Giustizia Belga, il quale avrebbe chiesto al procuratore di trasmettere questi documenti, che sarebbero sotto segreto giudiziale a Roma.
Va considerato che non c’è alcun trattato né accordo tra Santa Sede e Belgio, e dunque la decisione andrebbe sia contro il principio della separazione tra Stato e Chiesa che della separazione dei poteri.
Insomma, in vista del viaggio del Papa ci si ritrova con una Chiesa che, ancora una volta, accetterebbe le pressioni di uno Stato riguardo una questione di religione. Perché la decisione di togliere un titolo ad un vescovo può, e deve, solo essere attribuita al Papa. Ma ci si trova anche di fronte a un ministro della Giustizia che ritiene di poter trasmettere documenti di una indagine sotto segreto giudiziale. Tutto, in fondo, può funzionare per fare pressioni sulla Chiesa.
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