È stato con una Messa presso la parrocchia “Holy Family”, che, per la sua posizione, è conosciuta come “la parrocchia delle Nazioni Unite”, che il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, ha celebrato i 60 anni della missione della Santa Sede a New York. Il cardinale ha concluso così una settimana densa di interventi all’Assemblea Generale e al Summit del Futuro, ma anche di incontri bilaterali a diversi livelli e di visite particolari, come la partecipazione alla cena offerta dalla Fondazione Centesimus Annus USA e la visita alla Fordham University di New York.
Reso noto il programma del viaggio. Dal 26 al 29 settembre Papa Francesco visiterà il Lussemburgo e il Belgio
A fine settembre ci sarà il viaggio di Papa Francesco in Lussemburgo e Belgio. Esattamente dal 26 al 29 settembre. Il Papa si recherà “a Bruxelles, a Leuven e a Louvain-la-Neuve. Oggi la Sala Stampa della Santa Sede ha reso noti loghi e motti del viaggio.Iniziamo dal Belgio.
Una crescita del 30 per cento in Francia e addirittura di quasi il doppio in Belgio: i catecumeni adolescenti e adulti che ricevono il Battesimo durante la notte di Pasqua aumentano nelle due nazioni forse più secolarizzate dell’Occidente, dimostrando un trend positivo che può avere molti significati.
Non è ancora stato definito nei dettagli né ufficializzato (se non da parole del Papa) il viaggio che Papa Francesco dovrebbe compiere in Belgio, per festeggiare i 600 anni dell’Università di Lovanio – dal 1968 divisa in due entità, una di lingua francese e una di lingua neerlandese. Tuttavia, il viaggio potrebbe rivelarsi più complesso del previsto, considerando lo scoppio del caso Vangheluwe, la pressione mediatica sulla Santa Sede e persino le concessioni del nunzio che metterebbero a rischio la separazione tra Chiesa e Stato.
Il vescovo di Anversa, in Belgio, Mons. Johan Bonny, in una recente intervista è sembrato rifiutare l'insegnamento della Chiesa cattolica sull'eutanasia, affermando di non ritenere la pratica, in contrasto con l'insegnamento della Chiesa, come "un male in quanto tale".
Quattro vescovi cinesi sono stati in Belgio, invitati dalla Fondazione Verbiest, per partecipare al tradizionale pellegrinaggio di Tournai, e hanno poi proseguito il viaggio in Olanda e Francia. Un viaggio autorizzato dal Partito Comunista Cinese, che rientra nei tradizionali buoni rapporti tra Belgio e Cina, favorito dalla presenza dei padri di Scheut – da 160 anni missionari in Oriente – e dall’attivissima Fondazione Verbiest – Louvain a loro legata.
Tra il 2019 e il 2022, 53 chiese sono state vandalizzate a Bruxelles. Nello stesso periodo è stata attaccata una sola moschea. Una disparità di numeri che rende evidente che, nella capitale del Paese dalla secolarizzazione galoppante, sono i cristiani il gruppo che viene più messo sotto attacco.
La rivoluzione è compiuta. In quattro anni in Belgio, i cosiddetti cours de rien sono arrivati a raddoppiare la loro presenza nei curricula scolastici (da una a due ore), mentre i corsi di religione sono stati definiti facoltativi e, di fatto, marginalizzati all’interno dell’istituzione scolastica. E questo senza nemmeno prendere in considerazione l’opinione dei vescovi, marginalizzati anche dall’opinione pubblica, come denunciato dal vescovo Guy Harpigny di Tournai.
Il 10 aprile, il virologo belga Emmanuel André lanciava l’allarme: “Nelle ultime 24 ore sono stati segnalati 325 morti e 171 nelle case di riposo nelle case di ripose nelle Fiandre segnalate tra il 18 e il 31 marzo, che portano ad un totale di 3.019 morti”. Sono state queste le parole che hanno fatto scattare l’ “allarme Belgio”, il Paese con il più alto numero di morti per contagio. Ma hanno anche fatto scattare il sospetto che tutti quei morti, soprattutto tra gli anziani, fossero l’ultimo rigurgito di una mentalità eutanasica che porta a considerare i vecchi pazienti da non curare, nemmeno quando c’è possibilità di farlo.
Escludere la religione dalla vita pubblica “è un’impostazione antiquata. Questa è l’eredità che ci ha lasciato l’Illuminismo in cui ogni fenomeno religioso è una subcultura. È la differenza tra il laicismo e laicità. In generale, uno Stato laico è una cosa buona; è migliore di uno Stato confessionale, perché gli Stati confessionali finiscono male. Però una cosa è la laicità e un’altra è il laicismo. Il laicismo chiude le porte alla trascendenza, alla duplice trascendenza: sia la trascendenza verso gli altri e soprattutto la trascendenza verso Dio; o verso ciò che sta al di là. E l’apertura alla trascendenza fa parte dell’essenza umana. Fa parte dell’uomo. Non sto parlando di religione, sto parlando di apertura alla trascendenza. Quindi, una cultura o un sistema politico che non rispetti l’apertura alla trascendenza della persona umana, taglia la persona umana”. Così Papa Francesco in una intervista rilasciata al settimanale belga Tertio.
È il Paese delle grandi cattedrali che guardano verso il cielo, e un baluardo di resistenza cattolica circondato dalla secolare Francia e dal mondo protestante fiammingo. Ma da tempo il Belgio ormai vive una ondata di secolarizzazione che non colpisce solo il cattolicesimo, ma anche tutte le altre religioni. Una ondata si è recentemente concretizzata nei “corsi di cittadinanza”, destinati a tagliare le ore di religione a scuola, con l’obiettivo di rendere “neutrali” gli insegnanti della materia.
Belgio, un buon punto per la Chiesa nei casi degli abusi: nella settimana in cui veniva presentato il Rapporto 2012/2015 sui casi di abuso sessuale nella Chiesa belga, la Santa Sede e la Chiesa in Belgio hanno affrontato a Gent una “class action” che chiedeva danni per casi di abusi sessuali da parte di sacerdoti. E ha avuto ragione.