Città del Vaticano , 17 January, 2016 / 12:14 AM
Il miracolo compiuto da Gesù a Cana è al centro della riflessione proposta dal Papa, stamane, nel corso del consueto Angelus domenicale.
“I miracoli – ricorda il Papa – sono segni straordinari che accompagnano la predicazione della Buona Notizia e hanno lo scopo di suscitare o rafforzare la fede in Gesù. Nel miracolo compiuto a Cana, possiamo scorgere un atto di benevolenza da parte di Gesù verso gli sposi, un segno della benedizione di Dio sul matrimonio. L’amore tra l’uomo e la donna è quindi una buona strada per vivere il Vangelo, cioè per incamminarsi con gioia sul percorso della santità”.
Questo miracolo tuttavia – aggiunge Francesco – ha un carattere universale perché “ogni persona umana è chiamata ad incontrare il Signore come Sposo della sua vita. La fede cristiana è un dono che riceviamo col Battesimo e che ci permette di incontrare Dio. La fede attraversa tempi di gioia e di dolore, di luce e di oscurità, come in ogni autentica esperienza d’amore”. Questo bravo evangelico dunque “ci invita a riscoprire che Gesù non si presenta a noi come un giudice pronto a condannare le nostre colpe, né come un comandante che ci impone di seguire ciecamente i suoi ordini; si manifesta come Sposo dell’umanità: come Colui che risponde alle attese e alle promesse di gioia che abitano nel cuore di ognuno di noi”.
Le anfore che contengono l’acqua che Gesù trasforma in vino – prosegue ancora il Pontefice – “sono segno del passaggio dall’antica alla nuova alleanza: al posto dell’acqua usata per la purificazione rituale, abbiamo ricevuto il Sangue di Gesù, versato in modo sacramentale nell’Eucaristia e in modo cruento nella Passione e sulla Croce. I Sacramenti, che scaturiscono dal Mistero pasquale, infondono in noi la forza soprannaturale e ci permettono di assaporare la misericordia infinita di Dio”.
Dopo aver recitato l’Angelus il Papa ha ricordato la celebrazione della Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato che “nel contesto dell’Anno Santo della Misericordia, è celebrata anche come Giubileo dei Migranti”. “Cari migranti e rifugiati – è stato il saluto di Francesco – ognuno di voi porta in sé una storia, una cultura, dei valori preziosi; e spesso purtroppo anche esperienze di miseria, di oppressione, di paura. La vostra presenza in questa Piazza è segno di speranza in Dio. Non lasciatevi rubare questa speranza e la gioia di vivere, che scaturiscono dall’esperienza della divina misericordia, anche grazie alle persone che vi accolgono e vi aiutano. Il passaggio della Porta Santa e la Messa vi riempiano il cuore di pace. Ringrazio i detenuti del carcere di Opera, per il dono delle ostie confezionate da loro stessi e che saranno utilizzate in questa celebrazione”.
Prima di concludere il Papa ha pregato per le vittime degli attentati dei giorni scorsi in Burkina Faso ed Indonesia. “Il Signore – ha detto Francesco – le accolga nella sua casa, e sostenga l’impegno della comunità internazionale per costruire la pace”.
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