Città del Vaticano , 19 October, 2023 / 7:30 PM
Il Papa che ha cominciato i suoi viaggi apostolici da Lampedusa presiede un momento di preghiera con tutti i padri sinodali davanti la statua “Angel Awareness”, che in piazza San Pietro ricorda il dramma dei migranti e rifugiati di oggi. E, con una riflessione centrata sulla parabola del Buon Samaritano, mette in luce che si deve agire oggi perché i viandanti “non cadano vittime dei briganti”.
È così che il Sinodo porta anche i temi di attualità nel dibattito dei padri. Ci sarà anche, il prossimo sabato, una preghiera per la pace, tema anche questo diverse volte parte dei lavori sinodali.
Nella sua riflessione, Papa Francesco tratteggia la parabola del Buon Samaritano come “la chiave per passare da un mondo chiuso a un mondo aperto, da un mondo in guerra a un mondo in pace”. E ricorda: “La strada che da Gerusalemme portava a Gerico non era un cammino sicuro, come oggi non lo sono le numerose rotte migratorie che attraversano deserti, foreste, fiumi e mari”.
Oggi, dice Papa Francesco, ci sono tanti “fratelli e sorelle nelle medesime condizioni del viandante della parabola”, ovvero “spogliati, ingannati, percossi lungo la strada”, che oggi significa essere “sequestrati, imprigionati, sfruttati e resi schiavi”, oppure “umiliati, torturati, violentati”.
In tanti, dice Papa Francesco, “muoiono senza arrivare mai alla meta”. Insomma, le rotte migratorie dei nostri tempi sono riempite di viandanti, “uomini e donne feriti e lasciati mezzi morti, fratelli e sorelle il cui dolore grida al cospetto di Dio”.
Chi sono i viandanti della parabola oggi? Sono spesso “persone che scappano dalla guerra e dal terrorismo”, e anche oggi “c’è chi vede passa oltre”, e lo fa dandosi una giustificazione ma la cui vera motivazione è “egoismo, indifferenza e paura”.
Invece il samaritano ha “compassione”, ovvero sente “l’impronta di Dio” che è nel cuore di ciascuno, e grazie a quella compassione “la vita di quel ferito comincia a risollevarsi”. Il frutto non è una buona azione, il “frutto è la fraternità”.
Papa Francesco ricorda che “come il buon samaritano, siamo chiamati a farci prossimi di tutti i viandanti di oggi, per salvare le loro vite, curare le loro ferite, lenire il loro dolore”, anche se per molti “è ormai troppo tardi”, certi che “il Signore conosce il volto di ciascuno e non lo dimentica”.
Ma, aggiunge Papa Francesco, “il buon samaritano non si limita a soccorrere il povero viandante sulla strada. Lo carica sul suo giumento, lo porta a una locanda e si prende cura di lui”.
In queste azioni, Papa Francesco trova il senso dell’“accogliere, proteggere, promuovere e integrare” che è al centro delle iniziative della Santa Sede per i migranti. Si tratta, chiosa, “di una responsabilità a lungo termine, infatti, il buon samaritano si impegna sia all’andata sia al ritorno”, e questo fatto dice che “è importante prepararci adeguatamente alle sfide delle migrazioni odierne, comprendendone sì le criticità, ma anche le opportunità che esse offrono, in vista della crescita di società più inclusive, più belle, più pacifiche”.
Papa Francesco chiede di aggiungere una azione che la parabola non descrive, cioè quella di “rendere più sicura la strada, affinché i viandanti di oggi non cadano vittime dei briganti”.
Il Papa invita a “moltiplicare gli sforzi per combattere le reti criminali, che speculano sui sogni dei migranti”, ma anche “indicare strade più sicure”, che significa prima di tutto “ampliare i canali migratori regolari”, in quanto – nota Papa Francesco – “nello scenario mondiale attuale è evidente come sia necessario mettere in dialogo le politiche demografiche ed economiche con quelle migratorie a beneficio di tutte le persone coinvolte, senza mai dimenticarci di mettere al centro i più vulnerabili”.
Papa Francesco chiede anche di promuovere “un approccio comune e corresponsabile al governo dei flussi migratori, che sembrano destinati ad aumentare nei prossimi anni”.
Prima del momento di silenzio, il Papa chiede a tutti di pregare per la grazia “di farci prossimi a tutti i migranti e i rifugiati che bussano alla nostra porta”.
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