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Un servizio di EWTN News

Quali opere di carità finanzia l’8 per mille?

Una scena di uno degli spot dell'8 per mille

Cosa fa la Conferenza Episcopale Italiana con i proventi dell’8 per mille? Secondo la legge 222, i fondi dell’8 per mille possono essere utilizzati per “esigenze di culto e pastorale della popolazione italiana”, per “il sostentamento dei sacerdoti” e per “interventi caritativi in Italia e nei Paesi in via di sviluppo”. La fetta più grande (il 43 per cento) va alla prima voce, con aiuti diretti a famiglie in difficoltà, finanziamenti di istituzioni educativi, costruzione di chiese e parrocchie e tutela del patrimonio culturale, anche questo formato per la maggior parte da chiese parrocchie. Il 33 per cento va al sostentamento del clero. E il 24 per cento va ad interventi caritativi, sia in Italia che nel Terzo Mondo.

Quali siano stati gli interventi caritativi portati avanti nel corso del 2015, lo ha delineato il Sir (l’agenzia della Conferenza Episcopale Italiana) alla fine dell’anno. Il Cardinal Bagnasco, presidente della CEI, era appena tornato dallo Sri Lanka, dove era andato ad inaugurare l’Istituto Culturale Benedetto XVI, finanziato proprio con i fondi dell’8 per mille. E ad Erbil, in Iraq, lì dove c’è stata una delle più grandi ondate di rifugiati quando l’esercito del sedicente Stato Islamico ha preso Mosul e la Piana di Ninive, l’8 per mille ha contribuito alla realizzazione di una Università Cattolica, da poco inaugurata dal vescovo Nunzio Galantino, segretario generale della CEI.

Sono oltre 1200 le domande di aiuto arrivate all’Ufficio Cei che gestisce i fondi dell’8 per mille dedicati alle attività caritative, e ad oggi sono stati approvati circa 600 progetti, anche se la lista non è completa: il bilancio finale verrà chiuso a marzo 2016.

Fino ad oggi, la CEI ha stanziato circa 68 milioni per il Terzo Mondo, ma in proiezione (ci sono ancora due incontri del Comitato che approva i progetti) saranno stanziati 85 milioni di euro, ovvero la totalità dei fondi dell’8 per mille dedicati alle attività caritative.

I progetti sono quasi tutti nell’ambito di formazione e sviluppo, da piccoli progetti a sostenere comunità che sono in piccoli villaggi in Africa a progetti più importanti, destinati a comunità che vivono in ambienti metropolitani e hanno necessità di – ad esempio – fondare nuove scuole o sviluppare progetti agricoli. Ma i finanziamenti vanno anche alle grandi emergenze.

Nel 2015 l’ufficio CEI ha stanziato fondi per combattere la diffusione del virus Ebola, che si è diffusa attraverso una improvvisa e nuova pandemia tra il 2014 e il 2015; ha inviato aiuti a seguito del devastante terremoto in Nepal; ha sostenuto i rifugiati e i migranti della rotta balcanica; ha aiutato i profughi dei conflitti in Medio Oriente, non solo nella distribuzione di generi di prima necessità, ma anche nel campo dell’istruzione. Oltre all’università di Erbil, c’è anche la richiesta dell’apertura di un’altra università, nel quartiere di Ankawa, il sobborgo cristiano della città che prima della guerra sembrava destinata a diventare la Dubai dell’Iraq.

Poi ci sono i progetti di sostegno alle popolazioni povere in tutto il mondo. In Benin, i fondi dell’8 per mille finanziano un progetto di prevenzione e cura della labio-palatoschisi, delle malformazioni al volto. In Sud Sudan è stato costruito un centro per la formazione umana, promozione della pace e cura di gente traumatizzata dalla violenza. In Brasile, viene sostenuto invece un progetto di accoglienza di bambini e giovani di strada. A El Salvador, l’8 per mille finanzia la costruzione del Centro di sviluppo e protezione infantile San Juan Pablo II, destinata ai bambini dai 2 ai 10 anni.

Sono solo alcuni dei progetti (una lista più esaustiva si può trovare sul sito ufficiale dell'8 per mille alla Chiesa cattolica, e riguarda i progetti finanziati dal 1990 al 2014). Progetti che raccontano però di una Chiesa viva, presente, e vicina ai bisogni delle persone. C’è anche questo 8 per mille, ma in pochi lo raccontano.

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