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Un servizio di EWTN News

Sinodo 2023, il punto. Comincia il lavoro per il testo finale

Un momento del Sinodo 2023

La nomina dei membri della commissione per la sintesi finale di questa prima parte del Sinodo ha rappresentato una sorta di punto di svolta per l’intera assemblea. La prima settimana, tra circoli minori e congregazioni generali, è infatti andata avanti in maniera interlocutoria, cercando di comprendere e apprendere le nuove metodologie sinodali. Ora si sa chi lavorerà sulla relazione di sintesi, e quindi si possono comprendere anche le sensibilità particolari che potrebbero avere più enfasi nella stesura del documento che concluderà questa prima parte di assise.

Queste sensibilità si sono rispecchiate anche nei panel portati in Sala Stampa della Santa Sede per il briefing quotidiano.

I briefing della settimana

Il 10 ottobre, c’era il Cardinale Joseph William Tobin, che era stato appena nominato membro della Commissione per l’Informazione. E Tobin si era preoccupato di smentire le ipotesi di temi “calati dall’alto” al Sinodo, sottolineato che si era parlato anche della guerra in Europa, e raccontato della sua pastorale dell’inclusione delle persone LGBTQ che si sentivano emarginate, perché – ha detto – “la vera bellezza della Chiesa è quando essa apre le porte, e spero che il Sinodo ci aiuti ad aprirle ancora di più”.

L’11 ottobre, c’era invece il Cardinale Gerald Lacroix, arcivescovo di Quebec, nominato membro della Commissione per la redazione di sintesi, che ha messo il sinodo in continuità con l’esperienza con il Concilio e sottolineato che il Sinodo si basa soprattutto sul lavoro di ascolto dello Spirito santo.

Nello stesso tavolo del briefing c’era Luca Casarini, italiano, con un passato da militante no global e ora impegnato con Mediterranea Saving Humans, che non ha diritto di voto al Sinodo ma che ha voluto portare la sua personale testimonianza di impegno nel salvare i migranti nel Mediterraneo.

E il 12 ottobre è stato dedicato alle guerre. Al centro del tavolo, c’era Margaret Karram, presidente del Movimento dei Focolari. Palestinese, cristiana, fu tra gli organizzatori della preghiera per la pace in Terrasanta nei Giardini Vaticani del 2014 che mise insieme il presidente israeliano Shimon Peres e il presidente palestinese Mahmoud Abbas.

Al suo fianco suor Caroline Jarjis, che ha spiegato la situazione dei cristiani in Iraq, e l’arcivescovo Andrew Nkea Fuanya di Bamenda, Camerun, che ha sottolineato come il Sinodo abbia fatto sentire la Chiesa in Africa al centro.

I temi

Si è parlato, e molto, di pace. Si è parlato di poveri. Si è parlato di migrazioni. La presenza del Cardinale Marc Aveline nella commissione per la relazione di sintesi indica che ci potrebbe essere spazio anche per il Mediterraneo. La decisione del Papa di includere il Cardinale Giorgio Marengo, prefetto apostolico di Ulaan Bator, come membro della stessa commissione segnala che si vuole dare una particolare attenzione alle Chiese in periferia. Di fatto, ci sono, nella commissione, tutti quelli che hanno ricevuto recentemente il Papa, includendo il Cardinale Lacroix.

Un altro segno del tono che si vuole dare al sinodo è venuto dal discorso del Cardinale Hollerich, relatore generale, al termine della prima sessione di lavori. “Tutti – ha detto il cardinale – sono invitati a far parte della Chiesa. Se ci comportiamo come Gesù, testimonieremo l’amore di Dio per il mondo. Se non ci riusciamo, assomiglieremo a un club identitario. Dobbiamo partire da esperienze concrete, le nostre personali e soprattutto l’esperienza collettiva del popolo di Dio, che ha parlato attraverso la fase di ascolto”.

Il popolo ha parlato?

 

C’è, alla fine, un grande sforzo da parte del Sinodo per testimoniare l’idea che tutti sono davvero stati ascoltati. Tra i materiali forniti, infatti, che anche il libro “The People Have Spoken”, edito da Myriam Wijlens e Vimal Tirimanna, che punta a dare una cornice al lavoro delle assemblee continentali. Wijlens, da tempo consulente vaticana ed esperta negli abusi, partecipa al Sinodo come consultore della Segreteria generale del Sinodo.

Allo stesso tempo, però, il Sinodo si è visto recapitare un documento del Cammino Sinodale della Chiesa di Germania, tradotto in varie lingue, che presenta le conclusioni fatte fino ad ora dal controverso cammino sinodale tedesco nella sua prima fase di lavori.

È un testo di 159 pagine, in cui si parla anche di una possibile “rivalutazione magisteriale dell’omosessualità”, di un “rafforzamento e apertura” riguardo il celibato dei sacerdoti e persino di “cerimonie di benedizione per le coppie che si amano”, formulazione che aggira il divieto della Congregazione della Dottrina della Fede di benedire persone in matrimonio omosessuale.

Si parla anche di come “gestire la diversità di genere”, di “donne nei ministeri sacramentali”, nonché del coinvolgimento dei fedeli nella nomina del vescovo diocesano.

In alcuni casi, tutto si può ridurre a proposta pastorale. Ma in diversi casi le proposte cambiano – o rischiano di cambiare  - l’insegnamento stesso della Chiesa.

Si legge nell’introduzione del testo tedesco che “conformemente allo Statuto, le delibere vertenti su temi riservati alla regolamentazione della Chiesa universale saranno trasmesse a Papa Francesco come voto del Cammino sinodale”.

Si legge poi che “almeno altrettanto importante è però anche tutto ciò che noi possiamo attuare da soli in Germania: nelle parrocchie, diocesi, associazioni, negli ordini religiosi, in seno alla Conferenza Episcopale e al Comitato Centrale dei Cattolici Tedeschi. Tutti i responsabili sono dunque chiamati ad analizzare le delibere, adeguarle alla situazione contingente e riempirle di vita, insieme e nello spirito di un’intesa sinodale”.

In pratica, la Germania sta dicendo che andrà avanti con le riforme a livello locale, e poi si vedrà se il Papa potrà avallare eventuali cambi dottrinali. Sarà da vedere come questo verrà recepito da Roma, e se troveranno alleati durante questo sinodo.

Fatto sta che, durante questa sessione di lavori concentrata sul modulo B1 del Sinodo (“Una comunione che irradia”) era interessante notare che allo stesso tavolo c’erano l’arcivescovo Georg Bätzing, presidente della Conferenza Episcopale tedesca, il Cardinale Blaise Cupich, arcivescovo di Chicago, e il vescovo Robert Barron. Discutevano del sotto-tema B1.2 – “Come una Chiesa sinodale può rendere credibile la promessa che «amore e verità s’incontreranno» (Sal 85,11)” In quello stesso tavolo, anche il l'arcivescovo Timothy Costelloe, tra i membri della Commissione preparatoria del Sinodo.

I tavoli non sono tuttavia fissi. Per il prossimo modulo, ci sarà un rimescolamento dei posti, e così avverrà ancora nel modulo che terminerà i lavori. In questo modo, tutti avranno parlato con tutti. La  controindicazione è che tutti avranno parlato con tutti di un solo tema specifico, mentre difficilmente avranno una idea globale del pensiero dei padri sinodali.

I rischi del dibattito

(La storia continua sotto)

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Questo porta vari rischi, che saranno sicuramente affrontati. Non ci sono dichiarazioni ufficiali, perché i padri sinodali sono tenuti alla riservatezza. Alcuni, però, parlando informalmente hanno lamentato “l’uniformità della composizione di alcuni tavoli” che potrebbero portare alla stesura di vere e proprie agende. Ci sono stati temi e tavoli in cui si è discusso poco, perché c’era una comunanza di intenti. Per esempio, il tema dell’ecumenismo sembra aver avuto un sentire comune da parte di tutti coloro che lo hanno affrontato.

Più variegata la questione dell’inclusione LGBTQ, anche se poi la maggioranza dei vescovi vuole un accompagnamento rispettoso della dottrina. È curioso che non si citi mai la lettera della Congregazione della Dottrina della Fede ai vescovi della Chiesa sulla cura pastorale delle persone omosessuali.

Il lavoro per la commissione di sintesi sarà ascoltare le relazioni dei circoli minori – che sono votate a maggioranza di due terzi – e sentire anche le reazioni che ci saranno in congregazione generale, per poter fare un documento il più possibile sensibile al sentire dell’assemblea.

Alcuni però notano che, se la priorità deve essere l’ascolto, allora il documento di sintesi dovrà avere tutti i punti di vista espressi, e questo potrebbe aprire a pericolose derive. Che succede se una tesi “borderline” finisce in un documento di sintesi che poi è chiamato a fare da base per la prossima assise sinodale?

Lo spirito non legato di Leonard Boff

È una situazione ghiotta per quanti vogliono spingere la Chiesa a un cambiamento dottrinale. Tra questi, Leonardo Boff, teologo della Liberazione, tra i partecipanti della conferenza “Spirit Unbounded”. La conferenza è una assemblea sinodale guidata da laici, che punta a processi di riforma della Chiesa in senso democratico, e persino alla stesura di una Costituzione della Chiesa.

Tra i relatori dell’evento, Boff ha parlato del cambiamento di paradigma portato dall’enciclica di Papa Francesco Laudato Si utilizzando, in realtà, una conferenza da lui già usata nel 2020 e registrata insieme al professore universitario canadese Mark Hathaway per l' evento Human Rights in the Emerging Catholic Church . Secondo Boff  nella Laudato Si il papa “non limita l'ecologia all'ambiente, ma definisce un'ecologia integrale che coinvolge l'ambiente, la società, la politica, la cultura, la vita quotidiana e la dimensione spirituale”.

Peccato che la conferenza risalisse al 2020 e non fosse così integrata con le affermazioni del Papa nell’esortazione Laudate Deum, pubblicata lo scorso 4 ottobre.

Un testo pre-confezionato?

Sono tutti dettagli che mostrano che c’è una certa vivacità intorno al Sinodo. La stessa vivacità non si vede all’interno del Sinodo stesso, dove le pressioni ideologiche dovrebbero rivelarsi nell’ultima settimana, se ce ne saranno. Per ora, sembra che ci sia una tendenza comune a voler diminuire le tensioni. Alcuni parlano di un testo pre-confezionato da portare all’assemblea. Alla fine, più che un testo pre-confezionato, succederà che quanti hanno avuto più resistenza e resilienza riusciranno probabilmente ad avere maggior impatto. Più che una conversazione degli spiriti, una battaglia degli spiriti, si potrebbe dire scherzando. Per questo, si parla spesso di “comunione” per superare ogni polarizzazione. La domanda è: che tipo di comunione?

In fondo, questa esperienza sinodale è qualcosa di nuovo per la storia della Chiesa. Si dice che sia stata presa dalle Chiese orientali. Ma il 9 ottobre, parlando al Sinodo, il metropolita Job di Pisidia, delegato fraterno del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli, ha sottolineato che “la comprensione della sinodalità nella Chiesa ortodossa differisce molto dalla definizione data dalla vostra assemblea del Sinodo dei vescovi”. E ha affermato: per gli ortodossi un sinodo è una riunione deliberativa di vescovi, e non un’assemblea consultiva di chierici e laici”.

Questo, sinodo, insomma, ha vari elementi di novità. Per questo rischia di essere un sinodo fragile, e dalle deliberazioni contestate.

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