Città del Vaticano , 02 October, 2023 / 12:06 AM
È il salesiano don Giordano Piccinotti il nuovo presidente dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica, la “banca centrale” vaticana. Succede al vescovo Nunzio Galantino, che ha terminato lo scorso giugno il quinquennio come presidente e che era stato da Papa Francesco in udienza la scorsa settimana. Piccinotti era numero 3 del dicastero dal gennaio 2012. È il primo presidente APSA non vescovo o cardinale.
Nato il 23 febbraio 1975 a Manerbio, Italia, nel 2004 ha emesso la Professione perpetua nella Società Salesiana di San Giovanni Bosco e il 17 giugno 2006 ha ricevuto l’Ordinazione presbiterale. Ha conseguito la Licenza in Teologia Spirituale presso l’Università Pontificia Salesiana a Roma (Italia).
È stato Economo delle case salesiane di Lugano, dal 2007 al 2011 e dal 2016 al 2017; e “San Carlo” di Milano, dal 2011 al 2015; e ha ricoperto il ruolo di Economo anche a livello ispettoriale, nel sessennio 2011-2017.
È stato Direttore della “Fondazione Opera Don Bosco nel Mondo” a Lugano, Svizzera; Procuratore della “Fondazione Istituto Elvetico Opera Don Bosco a Lugano”; Direttore Esecutivo della “Fondazione Opera Don Bosco onlus” a Milano, Italia; Membro del Consiglio della “Stiftung Don Bosco in Der Welt” a Schaan, Liechtenstein; Tesoriere del Consiglio di Amministrazione della ONG “Volontariato Internazionale per lo Sviluppo” (VIS). Ora prende la guida di quella che è considerata, per alcune funzioni, la "banca centrale" del Vaticano.
L’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica, l’APSA, ha una funzione analoga a quella di una “banca centrale”. Fino ai primi anni dieci del 2000, l’APSA elargiva anche delle pensioni e aveva dei conti registrati, ma sono stati chiusi per meglio aderire agli standard internazionali.
La struttura attuale del dicastero risale al 2017, e prevede anche un sotto-segretario, un dirigente per il Controllo di Gestione. Articolato in 13 uffici e servizi, l’APSA ha circa 95 elementi di personale in ruolo, cui si aggiungono una decina di collaboratori per il tempo determinato.
Secondo l’ultimo rapporto pubblicato, l’APSA possiede e gestisce diversi immobili. Sono 4.072 in Italia, che coprono una superficie commerciale di circa 1,47 milioni di metri quadri. Di queste unità, 2.734 sono dell’APSA e 1.338 di altri enti. Tra le unità dell’APSA, 1.389 sono ad uso residenziale, 375 ad uso commerciale 717 sono pertinenze e 253 sono quelle a redditività ridotta.
L’APSA era nata come “La Speciale”, e serviva a gestire il patrimonio che si era creato con le compensazioni che la Santa Sede aveva avuto con la Conciliazione. Nel 1967, Paolo VI la aveva riorganizzata, dandole il nome di Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica, APSA. Oggi, con le riforme economiche vaticane, ha assunto un po’ il ruolo della “banca centrale”, un po’ quello del fondo sovrano di investimenti (con i consultori parificati ai membri di un “supervisory board” da una riforma del 2013), dove sono confluiti anche tutti i contributi di amministrazione della Segreteria di Stato.
Sin dalla sua costituzione, apparve naturale fare investimenti immobiliari in Italia e all’estero, perché “se da una parte, infatti, il mattone permetteva una minore esposizione alle fluttuazioni dei cambi; dall’altra, la diversificazione geografica degli investimenti consentiva di ridurre i rischi legati alla concentrazione in un unico Paese”.
L’APSA gestisce gli immobili fuori Italia con società partecipate al 100 per cento dell’APSA, e che “gli edifici di proprietà di APSA nel Regno Unito sono gestiti tramite una società locale interamente controllata con funzione di “nominee”, e che “gli immobili detenuti in Inghilterra sono a tutti gli effetti inclusi nel bilancio dell’APSA”.
Nel Regno Unito, è la British Grolux Investment Limited, fondata nel 1932; in Francia è la Sopridex SA, anch’essa fondata nel 1932. In Svizzera è la Profima SA, fondata nel 1933, nella quale nel 2019 sono confluite dieci società che gestivano gli immobili per una razionalizzazione dei costi.
Termina, dunque, il quinquennio del vescovo Nunzio Galantino alla guida dell’Amministrazione, che aveva visto anche la chiamata del primo laico segretario, Fabio Gasperini, chiamato a razionalizzare e professionalizzare l’amministrazione.
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