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Sinodo 2023, il documento di lavoro segna l’avvio di un nuovo processo

La copertina dell'Instrumentum Laboris del Sinodo 2023 - 2024
La conferenza stampa di presentazione dell'Instrumentum Laboris del Sinodo 2023, Sala Stampa provvisoria della Santa Sede, 20 giugno 2023

Quello che si mette in chiaro sin da subito, e con termini netti, è che non siamo di fronte ad un documento del magistero, né siamo di fronte al report di una indagine sociologica. Siamo piuttosto di fronte a un momento di ascolto, qualcosa che porta le periferie al centro, tanto che le Chiese locali sono “punto di riferimento privilegiato”, che però non significa che questa Chiesa locale “può vivere al di fuori delle relazioni che la uniscono a tutte le altre, incluse quelle, del tutto speciali, con la Chiesa di Roma”.

Insomma, l’Instrumentum Laboris del Sinodo 2023 – 2024 cerca un equilibrio, un bilanciamento tra le istanze di democratizzazione della Chiesa e invece un metodo che sia sinodale, nel senso che sia basato sull’ascolto e sulla non esclusione delle opinioni di tutti. Tanto che arriva a spiegare che, sì, questioni come quella dell’accesso alla comunione per i divorziati risposati sono già state definite dal magistero (tra cui include anche la Amoris Laetitia), ma che se c’è una discussione sul tema non si deve mettere da parte. Tutto questo sarà discusso a Roma, dal 4 al 29 ottobre 2023, per la prima volta in Aula Paolo VI e non nell'Aula Nuova del Sinodo, considerando che il numero dei partecipanti è particolarmente lievitato con l'ingresso di 70 membri (anche non vescovi) proposti dai Sinodi continentali, che si aggiungono poi ai membri di nomina pontificia. 

Verso l’Instrumentum Laboris

L’Instrumentum laboris è il documento di lavoro del Sinodo. Serve a stabilire i temi e definire le priorità della discussione sinodale. Veniva dopo i Lineamenta, che erano i pre-temi di discussione. Già dal primo sinodo voluto da Papa Francesco, nel 2014, i Lineamenta erano stati sostituiti da questionari distribuiti da tutto il popolo di Dio. Non che fosse una novità assoluta, dato che questionari erano distribuiti anche per definire i Lineamenta. Ma l’obiettivo era quello di mostrare una sempre più aperta inclusività.

Questo percorso di rinnovamento ha il suo culmine in questa nuova tappa sinodale, un sinodo che cambia “da evento a processo”, come ama ripetere il Cardinale Mario Grech, segretario del Sinodo dei Vescovi, e che si snoderà in due assisi sinodali, nel 2023 e 2024, perché alla fine – spiega l’Instrumentum Laboris – non a tutte le domande si potrà trovare risposta.

Il processo sinodale ha visto la stesura di un Documento Preparatorio, con un questionario che ha chiesto il coinvolgimento di tutto il popolo di Dio. Quindi, dalle risposte giunte da conferenze episcopali, dicasteri, congregazioni, e popolo di Dio appunto, si redatto un documento di lavoro per la Tappa Continentale del Sinodo. E questo documento di lavoro è servito da guida per le sette tappe continentali, definitesi diversamente a seconda delle località geografiche, che si sono svolte in Europa, Asia, Oceania, America del Nord, America del Sud, Africa, insieme ad una riunione speciale in Libano per le Chiese Orientali.

Da questi documenti finali si è raccolto il materiale che ha portato alla stesura di questo Instrumentum Laboris, che vuole presentarsi con un linguaggio nuovo. Si divide in due parti. La prima, di 26 pagine e 60 punti, è il vero e proprio documento. La seconda è fatta di schede, questioni, indicazioni per il discernimento e il metodo di lavoro. Sono sussidi, che raccolgono (senza giudicarle) le sollecitazioni che giungono dall’assemblea, e che servono non solo ai padri sinodali, ma a chiunque voglia utilizzarli. E, in fondo, se tutti sono membri del Sinodo – secondo l’ultima riforma, voteranno come membri anche laici proposti dai vari organismi continentali e scelti e approvati dal Papa – a maggior ragione tutti devono poter “fare sinodo” anche se non sono parte attiva del processo. Tutti i documenti saranno parte dell’assemblea del Sinodo, e questo permetterà di vedere le priorità nei documenti originali. Allo stesso tempo, c’è il rischio che il sovraccarico di informazioni renda il dibattito sinodale perlomeno un po’ scontato.

La necessità di trovare un centro

C’è bisogno di un linguaggio nuovo, e soprattutto di dimostrare la volontà della Chiesa di ascoltare tutti. Per questo, si mette in luce la gioia e la sorpresa di quanti sono stati parte del percorso sinodale: perché è quello il punto. Eppure, l’Instrumentum Laboris mette in chiaro da subito di non essere “una indagine sociologica”, né una “compiuta elaborazione di una visione teologica”. Anzi, la volontà è stata quella di prendere alcune priorità venute fuori dalle assemblee “non in forma di asserzione o di prese di posizione”, ma di domande, e sarà poi l’Assemblea sinodale a “operare un discernimento per identificare alcuni passi concreti per continuare a crescere come Chiesa sinodale, passi che sottoporrà poi al Santo Padre”.

E ancora: la Chiesa locale è “un punto di riferimento privilegiato”, ma non si può prescindere dalla Chiesa di Roma, cui “è affidato il servizio dell’unità attraverso il ministero del suo Pastore, che ha convocato la Chiesa intera in Sinodo”.

Non c’è, insomma, un processo di democratizzazione. Solo la possibilità di parlare e di essere ascoltati, in un linguaggio che cerca di essere “non divisivo” proprio per aiutare la comprensione reciproca.

Ci si chiede anche “come creare una via sinodale”, ma si ammette anche che “come questo si possa conciliare con la Chiesa universale e il ruolo del Papa è tutto da vedere, e la scelta del Sinodo è quella di mantenere questo ruolo centrale di Roma, e di chiedere unità, da cementare con la preghiera”.

Le sfide della Chiesa oggi

Un documento in due parti, dunque, che riprende esattamente il tema del Sinodo. La prima parte è intitolata “Per una Chiesa sinodale”, la seconda “Comunione, missione, partecipazione”, con un piccolo scambio riguardo il tema del sinodo (che è “Comunione, partecipazione, missione”) che sposta la missione a fianco della comunione, e lascia un po’ in disparte la partecipazione.

È un cambiamento che serve a collegare comunione e missione, anche questo parte di un rilancio del processo sinodale tanto che sia “incarnato nella vita ordinaria della Chiesa”. Ma il documento non manca di guardare agli scenari attuali, dalla guerra in Ucraina alle situazioni “peculiari” che la Chiesa vive in diverse parti del mondo, dalla persecuzione dei cristiani (subdola o palese) alla costruzione di una pace giusta fino alla minaccia del cambio del clima. Ma soprattutto, la sfida della sopravvivenza per le “comunità cristiane che rappresentano minoranze sparute all’interno del Paese in cui vivono, fino a quella di fare i conti con una secolarizzazione sempre più spinta, e talora aggressiva, che sembra ritenere irrilevante l’esperienza religiosa, ma non per questo smette di avere sete della Buona Notizia del Vangelo”.

Da notare la scelta di affrontare il tema degli abusi guardandolo da una prospettiva non istituzionale, e diversa da quella che impone una colpevolizzazione della Chiesa che non può essere vera, perché sono sempre gli uomini ad abusare. “In molte regioni – si legge nel documento - le Chiese sono profondamente colpite dalla crisi degli abusi: sessuali, di potere e di coscienza, economici e istituzionali. Si tratta di ferite aperte, le cui conseguenze non sono ancora state affrontate fino in fondo. Alla richiesta di perdono rivolta alle vittime delle sofferenze che ha causato, la Chiesa deve unire il crescente impegno di conversione e di riforma per evitare che situazioni analoghe possano ripetersi in futuro”.

Come è fatta la Chiesa sinodale

L’Instrumentum Laboris dà anche una descrizione di quali siano i segni caratteristici di una Chiesa sinodale: Chiesa dell’ascolto, dell’incontro e del dialogo, della cultura dell’incontro, aperta, accogliente e che abbraccia tutti.

Allo stesso tempo, la Chiesa sinodale “affronta onestamente e senza paura la chiamata a una comprensione più profonda del rapporto tra amore e verità”, e allo stesso tempo è capace di “gestire le tensioni senza esserne schiacciata, vivendole come spinta ad approfondire il modo di comprendere e vivere comunione, missione e partecipazione”. La sinodalità è una via privilegiata di conversione, perché ricostituisce la Chiesa nell’unità: cura le sue ferite e riconcilia la sua memoria, accoglie le differenze di cui è portatrice e la riscatta da divisioni infeconde.

Il metodo, però, deve essere prima di tutto spirituale, e l’Instrumentum Laboris propone il metodo della conversazione con lo Spirito Santo, considerato particolarmente concreto e adatto.

Detto dell’inversione dei termini di comunione e missione, resta il tema della partecipazione, che ha riguardato anche la più recente riforma del Sinodo dei vescovi. Un tema che affronta il tema della “questione dell’autorità, del suo senso e dello stile del suo esercizio all’interno di una Chiesa sinodale. In particolare, essa si pone nella linea di parametri di derivazione mondana, o in quella del servizio?”

La questione della formazione

Un punto essenziale resta la formazione. Ed in effetti, non c’è da preoccuparsi se nel processo di ascolto sinodale viene data la parola a ragazzi che con l’irruenza dei loro anni pongono questioni obiettivamente esagerate e fuori dalle competenze della Chiesa. C’è da preoccuparsi piuttosto di come questi giovani siano stati formati, o vengano formati e accompagnati. Il tema del ruolo del vescovo, con il suo munus docendi, è stato oggetto di diverse discussioni nelle tappe continentali.  

“La formazione – si legge nel documento - è il mezzo indispensabile per rendere il modo di procedere sinodale un modello pastorale per la vita e l’azione della Chiesa. Abbiamo bisogno di una formazione integrale, iniziale e permanente, per tutti i membri del Popolo di Dio. Nessun Battezzato può sentirsi estraneo a questo impegno e occorre quindi strutturare adeguate proposte di formazione al modo di procedere sinodale rivolte a tutti i Fedeli. In particolare, poi, più uno è chiamato a servire la Chiesa, più deve avvertire l’urgenza della formazione: Vescovi, Presbiteri, Diaconi, Consacrati e Consacrate”.

(La storia continua sotto)

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Un linguaggio nuovo

L’Instrumentum Laboris nota che “numerosi contributi evidenziano la necessità di uno sforzo analogo per il rinnovamento del linguaggio utilizzato dalla Chiesa: nella liturgia, nella predicazione, nella catechesi, nell’arte sacra, così come in tutte le forme di comunicazione rivolte sia ai Fedeli sia all’opinione pubblica più ampia, anche attraverso nuovi e vecchi media”.

A primo acchito, sembra il riferimento ad una riforma liturgica. Ma invece, il documento sottolinea che “senza mortificare o svilire la profondità del mistero che la Chiesa annuncia o la ricchezza della sua tradizione, il rinnovamento del linguaggio dovrà puntare a renderle accessibili e attraenti per gli uomini e le donne del nostro tempo, senza rappresentare un ostacolo che li tiene lontani”. L’ispirazione viene dalla “freschezza del linguaggio evangelico, la capacità di inculturazione che la storia della Chiesa esibisce e le promettenti esperienze già in corso, anche nell’ambiente digitale, ci invitano a procedere con fiducia e decisione in un compito di importanza cruciale per l’efficacia dell’annuncio del Vangelo, che è il fine a cui tende una Chiesa sinodale missionaria”.

Insomma, si parte da qui. I questionari, divisi per colore cercano di chiedere a tutti il loro parere sul processo sinodale. Ci sono anche indicazioni per il discernimento.

L'importanza delle preghiera

Presentando l'instrumentum laboris, padre Giacomo Costa, consultore della Segreteria General del Sinodo, ci tiene a sottolineare che nelle conversazioni è venuta fuori la necessità di utilizzare il metodo della "conversazione spirituale", che permette di comprendere le tensioni e le differenze senza polarizzarsi - un metodo "assolutamente non atteso". Ma, soprattutto, ci tiene a sottolinea che il Sinodo abbia una dimensione spirituale, e dunque è importante che il Sinodo "si apra con una veglia ecumenica e con il ritiro guidato da padre Timothy Radcliffe", che tutto inizierà con "la celebrazione eucaristica iniziale il giorno di San Francesco e si conclude con una celebrazione eucaristica", e i lavori sinodali saranno inframezzati da "maggiori momenti di preghiera". 

Le consultazioni, afferma il Cardinale Mario Grech, segretario generale del Sinodo, hanno mostrato che "laddove i vescovi hanno accompagnato il processo sinodale sono venute fuori riflessioni più profonde", e lamentato che considera "un insulto" sentire che il popolo non è capace di profondità. 

Il Cardinale Jean-Claude Hollerich, relatore generale del Sinodo, ha invece messo in luce l'instrumentum laboris "non è un documento che, dopo diversi emendamenti ai partecipanti del Sinodo, dovrebbe portare ad una versione finale da votare alla fine del Sinodo", né un "tentativo di risposta a tutte le domande sulla sinodalità", ma è piuttosto "il risultato di un processo sinodale a tutti i livelli, che porta a molte domandi alle quali potranno rispondere i partecipanti del Sinodo". 

I rischi

Insomma, si va al sinodo con questo documento, e da lì scaturirà tutto. Di certo, il Papa non dà mostra di volere cambiare le cose. Resta, però, la possibilità di gesti che, nella loro vaghezza, possono essere considerati ambivalenti, e dunque utilizzati per cercare di portare qualche forma di cambiamento nella Chiesa. Il problema non sarà realmente il Sinodo, quanto come gestire i gruppi di discussione, come quelli, fortissimi, che si legano al Cammino Sinodale Tedesco e che puntano persino ad un cambiamento dottrinale. Non sarà facile.  

(articolo aggiornato alle 15.08 con alcune dichiarazioni dalla conferenza stampa di presentazione dell'Instrumentum Laboris)

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