Città del Vaticano , 06 June, 2023 / 5:00 PM
C’è un dato, tecnico, che può essere interessante per leggere il bilancio dell’Istituto per le Opere di Religione 2022, pubblicato oggi. Si chiama TIER 1, cioè la componente primaria del capitale di una banca. Guardando il rapporto IOR del 2019, ai tempi in cui la Segreteria di Stato chiese e si vide rifiutato una anticipazione per l’acquisto del famoso palazzo di Londra, il TIER 1 era dell’82,40 per cento. Nel rapporto 2022, invece, il TIER è del 46,14 per cento, sicuramente in aumento rispetto al 38 per cento del 2021, ma indicativo comunque di un dimezzamento del capitale.
Quando, dunque, lo IOR rifiutò di sostenere la Segreteria di Stato con un investimento considerato dal direttore generale Gianfranco Mammì a rischio aveva molto più capitale primario di quello che si trova oggi in pancia. Di certo, il quadro regolamentare è rimasto immutato (si riferisce ai regolamenti AIF 2015 / 2018 / 2019), e dunque sarebbe da comprendere in che modo l’oscillazione del TIER verrà poi valutato da Moneyval, il comitato del Consiglio di Europa che valuta l’aderenza dei Paesi che si sottomettono alla procedura.
Il dato del TIER salta agli occhi perché evidenziato proprio nel comunicato stampa diffuso per riassumere il bilancio. Come consuetudine, tra l’altro, il bilancio è stato pubblicato di pomeriggio, senza conferenza stampa e senza possibilità di avere spiegazioni dirette né dal presidente del Consiglio di Sovrintendenza, né dal direttore generale.
Ma prima di tutto, che cosa è lo IOR? Lo IOR è l’Istituto delle Opere di Religione. Non è una banca, non ha filiali. Serve la missione globale della Santa Sede, per una clientela selezionata che include dipendenti vaticani, ambasciate presso la Santa Sede, istituzioni vaticane.
Nel 2022, lo IOR contava 117 dipendenti e 12.759 clienti. Ci sono, rispetto al 2021, più dipendenti (erano 112), ma molti meno clienti: nel 2021, lo IOR aveva infatti 14.519 clienti. Considerando che da tempo si considera terminato lo screening dei conti considerati non compatibili con la missione dello IOR, la prima impressione è che lo IOR non è più un luogo appetibile per i suoi primi clienti, cioè le istituzioni religiose. Solo una impressione, ovviamente, che però lascia riflettere.
Cosa dice dunque la sintesi fornita dalla comunicazione dello IOR? Che l’auditing del bilancio è stato fatto dalla società di revisione Mazars Italia S.p.A., che non ha avuto rilievi e che è stato approvato dal Consiglio di Sovrintendenza dell’Istituto e trasmesso alla Commissione Cardinalizia. Questa ha poi deciso sulla devoluzione egli utili.
Ci sono 29,6 milioni di euro utili netti, in sensibile aumento rispetto allo scorso anno, ma comunque in un trend in negativo che, nonostante alcune riprese, sembra costante dal 2012. Si va, infatti, dall’utile di 86,6 milioni dichiarato per il 2012 – che quadruplicava gli utili dell’anno precedente – ai 66,9 milioni del rapporto 2013, ai 69,3 milioni del rapporto 2014, ai 16,1 milioni del rapporto 2015, ai 33 milioni del rapporto 2016 e ai 31,9 milioni del rapporto 2017, per arrivare ai 17,5 milioni di euro del 2018. Il rapporto 2019 invece quantificava gli utili in 38 milioni, attribuiti anche al mercato favorevole. Nel 2020, anno della crisi del COVID, l’utile era stato leggermente inferiore, di 36,4 milioni di euro. Ma nel primo anno post-pandemia, un 2021 ancora non colpito dalla guerra in Ucraina, si torna a un trend negativo, con un profitto di soli 18,1 milioni di euro. Ora, si ritorna sulla soglia dei 30 milioni di utili, ma è da vedere se in questi utili rientrano i 17,2 milioni sequestrati all’ex presidente Angelo Caloia e Gabriele Liuzzo, che dovevano rispondere per peculato ed autoriciclaggio commessi in relazione al processo di smobilizzazione dell’ingente patrimonio immobiliare posseduto dall’Istituto e dalle sue società controllate, SGIR e LE PALME. le cui condanne per erano diventate definitive nel luglio 2022. Nel caso, si starebbe parlando di utili effettivi molto inferiori.
Di questi utili, sono stati distribuiti 5 milioni e 200 mila euro: 3 milioni di euro per le opere di religione del Papa, 2 milioni per l’attività caritativa della Commissione Cardinalizia, 200 mila euro per le attività caritative coordinate dal prelato dell’Istituto.
“La crescita dell’utile netto – si legge nel comunicato - è stata ottenuta con il contributo positivo del margine interesse e del margine commissionale, accompagnati da un attento controllo dei costi e da investimenti orientati al miglioramento dei servizi alla clientela ed alla digitalizzazione”.
Il comunicato spiega anche che “l’Istituto ha continuato ad adempiere il proprio ruolo primario che è prestare il suo servizio per le opere di religione di Sua Santità Papa Francesco e per la Chiesa Cattolica nel mondo”, continuando “ad ampliare la sua offerta di servizi bancari e d’investimento, sviluppare ulteriormente le piattaforme informatiche, assumere professionisti in ruoli manageriali, promuovere il ricambio generazionale ed ha introdotto un sistema di remunerazione ed incentivazione strutturato e trasparente”.
E ancora, si sottolinea che “per quanto riguarda i servizi di gestione patrimoniale, l’Istituto è fermamente impegnato nel rispetto dei principi coerenti con la fede cattolica (Investimenti coerenti con l’etica cattolica) e gli elevati standard raggiunti dall’Istituto nell’Asset Management confermano ampiamente la scelta fatta”.
Ed è qui che si nota “la robustezza del TIER 1”, che è comunque ben superiore ai dati richiesti alle banche europee, ma che in prospettiva mostra comunque un dimezzamento del capitale.
Secondo il comunicato, “la valutazione Moneyval posiziona l’Istituto come una delle istituzioni meglio classificate nel mondo. Oggi lo IOR opera con più di 45 differenti controparti finanziarie”.
Per dare qualche cifra, lo IOR nel 2022 ha ricevuto in affidamento 5,2 miliardi di risorse e ha compiuto 100 mila operazioni di pagamento. Il patrimonio netto è di 578,5 milioni di euro.
La narrativa è quella di un cambio di paradigma deciso. Jean-Baptiste de Franssu, presidente del Consiglio di Sovrintendenza, sottolinea che “la qualità dei prodotti e dei servizi è migliorata in modo significativo, l’etica è diventata un punto di riferimento costante, sia nella gestione delle risorse che nel governo dell’Istituto e il rapporto con i clienti è più che mai al centro di tutto l’impegno. La solida governance introdotta consente a tutti gli Organi Statutari di lavorare in stretto e trasparente coordinamento con evidenti benefici per tutti i soggetti coinvolti”.
Ma davvero gli investimenti precedenti non erano investimenti etici? L’approccio dello IOR non era mai stato realmente speculativo, ma conservativo. Eppure, il prelato, monsignor Giovan Battista Ricca, arriva a scrivere come si sia “preso consapevolezza che l’Istituto è parte di un Organismo ben più vasto ed importante e che quest’organismo non è il mondo finanziario ma la Santa Sede. La presa di coscienza di questo ha ridimensionato molto il pensare di essere indipendenti nell’agire e quasi di poter operare svincolati da ogni norma. Inoltre, lo spettro degli autentici disastri compiuti in passato è sempre lì a tenerci con gli occhi ben aperti”.
Certo, se si confrontano i numeri della passata gestione con quella attuale, il calo di risorse sembra essere ingente, e difficilmente giustificabile solo con i disastri della passata gestione, considerando che lo IOR da dieci anni ha una nuova amministrazione.
Altre cifre da notare. Continua il trend negativo dei i depositi delle pie fondazioni non autonome o “Legati” pari a 3,7 milioni di euro. Nel 2021, si erano 3,9 milioni di euro, ma nel 2020 erano addirittura 16 milioni di euro. Le posizioni sono solo 72 (erano 76 nel 2021).
Calano anche le risorse Le pie fondazioni non autonome gestite dall’Istituto comprendono anche attività finanziarie per un valore di 22,6 milioni di Euro al 31 dicembre 2022 (2021: 23,7 milioni di Euro).
Secondo il rapporto, “la riduzione del numero delle posizioni rispetto al 31 dicembre 2021 è dovuta alla chiusura di alcune pie fondazioni non autonome in conformità alle norme di Diritto Canonico con la conseguente devoluzione degli importi decisa dalla Commissione Cardinalizia, in qualità di Ordinario, tenendo presente il carattere più specificamente sacro di tali lasciti. I valori di tali posizioni erano già stati trasferiti alla fine dello scorso anno”.
Aumenta anche la voce debiti verso l’utenza, a causa dell’apprezzamento del dollaro, e in questa voce si includono anche le gestioni patrimoniali della clientela. Quest’ultima è in aumento: era di 286,9 milioni di euro nel 2021, è salita a 313,6 milioni di euro nel 2022.
La voce – si legge nel rapporto - “include anche un deposito a disposizione della Commissione Cardinalizia finalizzato ad opere di religione il cui saldo, alla data di chiusura dell’esercizio, risulta pari a 0,8 milioni di Euro (2021: 0,8 milioni di Euro)”.
Le donazioni effettuate nel 2022 sono state sostanzialmente coperte dalle entrate.
Fluttuanti i fondi per le opere di beneficienza: il Fondo Sante Messe ammontava a 1.347 milioni di euro nel 2022, mentre era di 2.219 milioni di euro nel 2021, registrando un drastico calo; il Fondo per le Opere Missionarie, al contrario, passa dagli 89 milioni del 2021 ai 278 del 2022.
(La storia continua sotto)
Le Migliori Notizie Cattoliche - direttamente nella vostra casella di posta elettronica
Iscrivetevi alla newsletter gratuita di ACI Stampa.
Luci ed ombre, insomma, per una gestione che vuole presentarsi come segno di rinnovamento, ma che sostiene di dover ancora fare i conti con quelle che, nonostante gli utili presentati, vengono definite come “cattive gestioni”, anche da processi in appello ora in Vaticano. Eppure, già il rapporto MONEYVAL 2012 metteva in luce come lo IOR avesse requisiti che addirittura sorpassassero le normative vigenti nello Stato vaticano. Mentre l’ultimo rapporto sui progressi MONEYVAL aveva certificato un sistema finanziario della Santa Sede con delle luci e delle ombre. Come, in fondo, il rapporto IOR.
La nostra missione è la verità. Unisciti a noi!
La vostra donazione mensile aiuterà il nostro team a continuare a riportare la verità, con correttezza, integrità e fedeltà a Gesù Cristo e alla sua Chiesa.
Donazione a CNA