Il Consiglio di Sovrintendenza dello IOR cambierà presto composizione, allo scadere dei cinque anni dei suoi membri, ma di certo sarà di nuovo una composizione internazionale, rappresentativa anche dei luoghi dove la Chiesa ha una realtà finanziaria più sviluppata. Perché l’Istituto delle Opere di Religione, la cosiddetta “banca vaticana”, vuole portare avanti la sua missione al servizio della Chiesa, mantenendo il principio della “totale trasparenza finanziaria” che ha caratterizzato gli ultimi anni.
L’11 settembre 1887 viene costituita la commissione cardinalizia Ad Pias Causas. È una commissione segreta, che si riunisce in un ufficio chiamato “il buco nero” perché era il luogo dove c’era una volta la censura dello Stato pontificio e per una amabile ironia della sorta lavorava, come impiegato, quel Gioacchino Belli che ci ha deliziato con una serie di sonetti irriverenti. Ed è una commissione figlia della Questione Romana, perché serve ad amministrare quei beni, lasciti, opere pie che arrivano alla Santa Sede e che la Santa Sede cerca di nascondere alla scura della confisca dello Stato italiano.
C’è un dato, tecnico, che può essere interessante per leggere il bilancio dell’Istituto per le Opere di Religione 2022, pubblicato oggi. Si chiama TIER 1, cioè la componente primaria del capitale di una banca. Guardando il rapporto IOR del 2019, ai tempi in cui la Segreteria di Stato chiese e si vide rifiutato una anticipazione per l’acquisto del famoso palazzo di Londra, il TIER 1 era dell’82,40 per cento. Nel rapporto 2022, invece, il TIER è del 46,14 per cento, sicuramente in aumento rispetto al 38 per cento del 2021, ma indicativo comunque di un dimezzamento del capitale.
IOR, Papa Francesco pubblica il nuovo Statuto
Entro trenta giorni dall’1 settembre 2022, tutte le risorse finanziarie della Santa Sede e di istituzioni collegate con la Santa Sede devono essere trasferite all’Istituto delle Opere di Religione, che è da considerarsi l’unico ed esclusivo ente intitolato ad attività di gestione patrimoniale e depositario de patrimonio mobiliare della Santa Sede e delle istituzioni collegate con la Santa Sede.
Paolo Cipriani e Massimo Tulli, ex direttore e vicedirettore generale dell’Istituto delle Opere di Religione, sono stati condannati in appello per mala gestio e al risarcimento di 40,5 milioni di euro più il pagamento delle spese processuali. La sentenza conferma quella del Tribunale di primo grado vaticano
È un rapporto che tende a mettere in luce i risultati positivi, gli utili sensibilmente diminuiti così come gli asset, quello dell’Istituto delle Opere di Religione. Ed è un bilancio che sembra far partire la grande riforma dell’Istituto al 2013, quando in realtà da diversi anni l’Istituto si stava conformando alle normative internazionali.
Cose positive e negative della finanza vaticana, e in particolare del modo in cui il sistema giudiziario vaticano applica le leggi, saranno delineate con precisione il prossimo 26 aprile da un progress report (rapporto sui progressi) di MONEYVAL, il comitato del Consiglio d’Europa che valuta l’aderenza alle norme internazionali di trasparenza finanziaria dei Paesi che partecipano al processo. Questo rapporto, in particolare, è molto atteso. Perché farà capire se il nuovo corso dato da Papa Francesco alle finanze vaticane è efficace e riconosciuto a livello internazionale, oppure no.
Non c’è il Cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, nella Commissione Cardinalizia dell’Istituto per le Opere di Religione, la cosiddetta “banca vaticana”. La nuova commissione, che, per statuto, “vigila sulla fedeltà” alle norme statutarie, lancia una nuova fase dell’Istituto, dato anche dalla promulgazione dei nuovi statuti lo scorso agosto. Allo stesso tempo, la nuova composizione lascia capire qualcosa del futuro delle finanze vaticane.
È di 38 milioni di euro l’utile registrato dall’Istituto per le Opere di Religione nel 2019. Lo sottolinea il rapporto annuale dell’Istituto, pubblicato oggi ma approvato già lo scorso aprile. La crescita degli utili, spiega il rapporto, è da attribuire al mercato favorevole, ma anche alla politica degli investimenti, che il rapporto descrive come etici secondo una narrativa che ha sviluppato a partire dal rapporto del 2017.
C’è una particolare enfasi sulla finanza etica nel nuovo statuto dell’Istituto delle Opere di Religione che va a sostituire il chirografo di Giovanni Paolo II del 1990. E poi ci sono migliorie tecniche, dovute al tempo più che ai problemi dell’istituti e frutto della nuova cornice legale sulla finanza che la Santa Sede ha costruito a partire dal 2011.
Il Tribunale Vaticano ha applicato per la prima volta la condanna prevista per il reato di autoriciclaggio come disposto dalla riforma del codice penale vaticano del 2013.
Oggi, mercoledì 9 maggio, alle ore 9.10, si è tenuta presso l’Aula del Tribunale dello Stato della Città del Vaticano la prima Udienza del processo penale per peculato e autoriciclaggio a carico dell’ex Presidente dell’Istituto di Opere di Religione, il Prof. Angelo Caloia e dell’Avvocato Gabriele Liuzzo.
È stato rinviato a giudizio “un ex presidente dello IOR nonché un legale di sua fiducia per i reati di peculato ed autoriciclaggio”. La comunicazione è stata diffusa sul sito dell’Istituto delle Opere di Religione lo scorso 26 febbraio, un po’ in sordina, senza che venisse diffusa attraverso un comunicato stampa.
Con un comunicato scarno, senza fare nomi, l’Istituto per le Opere di Religione ha comunicato il 6 febbraio che il Tribunale Civile dello Stato di Città del Vaticano “ha riconosciuto due ex dirigenti di lungo corso dello IOR responsabili di mala gestione”.
“L'Istituto per le Opere di Religione ha avviato nei giorni scorsi davanti alle autorità giudiziarie competenti di Malta un'azione civile nei confronti di più soggetti terzi, ritenuti responsabili di averlo danneggiato significativamente nell'ambito di alcune attività di investimento cui l'Istituto ha partecipato”. A comunicarlo è la Sala Stampa della Santa Sede.
Non ci sono solo le cifre, nel rapporto annuale dell’Istituto delle Opere di Religione pubblicato ieri sul sito dell’Istituto. In 140 pagine, c’è piuttosto la spiegazione dettagliata del lavoro che viene fatto, del modo in cui l’Istituto è stato riorganizzato, e di quello che si sta facendo. Con un elemento di continuità e qualche novità.
Per il quinto anno consecutivo l’Istituto per le Opere di Religione (IOR) pubblica il proprio bilancio all’interno del Rapporto Annuale. Il bilancio 2016 è stato sottoposto a revisione contabile dalla società di revisione indipendente Deloitte & Touche S.p.A. A pubblicare la notizia è un comunicato stampa diffuso dalla Sala Stampa della Sala Sede.
Le agenzie di stampa hanno dato risalto al fatto che per la prima volta in Italia dirigenti dell’Istituto delle Opere di Religione (lo “IOR” erroneamente detto “banca vaticana”) sono stati condannati per una violazione delle norme antiriciclaggio. Ma questo è solo un lato della storia. In realtà, Paolo Cipriani e Massimo Tulli, direttore generale e suo vice ai tempi dei fatti, sono stati riconosciuti colpevoli di solo 3 dei 9 capi di imputazione. E sono 3 operazioni minori rispetto a quelle che costituivano l’impianto principale del processo e che avevano catturato l’attenzione dell’opinione pubblica.
Tre nuovi membri per il Consiglio di Sovritendenza dello IOR. Scott C. Malpass, Javier Marìn Romano e Georg Freiherr von Boeslager sono nuovi membri del cosiddetto “board laico”. Prendo il posto di Carlo Salvatori e Clemens Boersig, che si erano dimessi lo scorso maggio, al termine del percorso che aveva portato all’approvazione e pubblicazione del Rapporto Annuale dell’Istituto. Il board passa così ad avere sette membri.