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Un servizio di EWTN News

Papa Francesco, “lo Spirito Santo ci libera dalle prigioni della paura”

Papa Francesco dalla finestra del suo studio nel Palazzo Apostolico

Come gli apostoli che erano in una stanza chiusa “per timore”, così anche noi restiamo chiusi dentro, per la paura di non farcela. Ma, come a Pentecoste arrivò lo Spirito a soffiare sugli apostoli, così oggi anche noi siamo chiamati ad affidarci allo Spirito, perché è lui che ci libera dalle prigioni della paura.

Dopo aver presieduto la celebrazione di Pentecoste nella Basilica di San Pietro, Papa Francesco sale nel suo studio e si affaccia alla finestra del Palazzo Apostolico per recitare con le migliaia di persone accorse in una giornata particolarmente estiva il Regina Caeli, la preghiera che durante il tempo pasquale sostituisce l’Angelus. E ricorda che, con il dono dello Spirito, arrivato a Pentecoste, Gesù voleva proprio liberare i discepoli “dalla paura che li tiene rinchiusi in casa, perché siano capaci di uscire e diventino testimoni e annunciatori del Vangelo”.

Papa Francesco racconta che i discepoli erano “sconvolti” dalla morte di Gesù, che aveva mandato i loro sogni in frantumi e fanno svanire le loro speranze, e così si erano “chiusi dentro”. E questo, aggiunge il Papa, è qualcosa che facciamo anche noi, magari “per qualche situazione difficile, per qualche problema personale o familiare, per la sofferenza che ci segna o per il male che respiriamo attorno a noi, rischiamo di scivolare lentamente nella perdita della speranza e ci manca il coraggio di andare avanti”

È in quei momenti che “ci barrichiamo nel labirinto delle preoccupazioni”, perché “ permettiamo alla paura di prendere il sopravvento e di fare la ‘voce grossa’ dentro di noi”.

Ci si chiude, dunque, per paura – “paura di non farcela, di essere soli ad affrontare le battaglie di ogni giorno, di rischiare e poi di restare delusi, di fare delle scelte sbagliate”.

Papa Francesco spiega che “la paura blocca” ed “isola”, come succede di fronte “all’altro, a chi è straniero, a chi è diverso, a chi la pensa in un altro modo”, ma persino “la paura di Dio” che “mi punisca, che ce l’abbia con te”.

Di fronte a queste paure, aggiunge il Papa, si chiudono le porte “del cuore, della società e anche le porte della Chiesa”, perché “dove c’è paura, c’è chiusura”.

Il Vangelo, però, “offre il rimedio del Risorto”, che è lo Spirito Santo che “libera dalle prigioni della paura” e infatti gli apostoli che ricevono lo Spirito “escono dal cenacolo e vanno nel mondo a rimettere i peccati e ad annunciare la buona notizia”.

Lo Spirito, osserva Papa Francesco, “ci fa sentire la vicinanza di Dio e così il suo amore scaccia il timore, illumina il cammino, consola, sostiene nelle avversità”.

Papa Francesco chiede in conclusione di invocare “lo Spirito Santo per noi, per la Chiesa e per il mondo intero: perché una nuova Pentecoste scacci le paure che ci assalgono e ravvivi il fuoco dell’amore di Dio”.

Dopo la preghiera del Regina Coeli, Papa Francesco ricorda il 150esimo della morte dello scrittore Alessandro Manzoni, che si è celebrato lo scorso 22 maggio, ricordando che lo scrittore, tra l’altro amato anche dal Papa, è stato ”cantore delle vittime e degli ultimi”, che potevano contare sempre “sulla mano protettrice della provvidenza divina”, ma erano “sostenute anche dalla vicinanza dei pastori della Chiesa”.

Papa Francesco invita anche a pregare per le popolazioni confine tra Myanmar e Bangladesh, colpite da un ciclone. Sono 800 mila persone coinvolte dal disastro, tra le quali anche i Rohingya, la popolazione “rimpallata” tra Bangladesh e Myanmar cui il Papa ha mostrato da anni particolare sollecitudine. Papa Francesco chiede che i responsabili “favoriscano l’accesso degli aiuti umanitari”, e si appella “al senso di solidarietà umana ed ecclesiale per soccorrere i nostri fratelli e sorelle”.

Infine, il Papa ricorda che il 31 maggio, al termine della mese di maggio, nei santuari mariani “sono previsti momenti di preghiera a sostegno dei preparativi della prossima assemblea ordinaria del sinodo dei vescovi”. “Chiediamo – dice il Papa – che Maria accompagni la tappa del sinodo con sua protezione e a lei affidiamo anche il desiderio di pace di tante popolazioni in tutto il mondo, specialmente della martoriata ucraina.

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