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Un servizio di EWTN News

Nicaragua, il regime condanna le diocesi alla morte finanziaria

Una processione di appoggio ai vescovi nel luglio 2018

Dopo l’arresto di un vescovo (Álvarez di Matagalpa) e di vari sacerdoti, la chiusura delle università cattoliche, il blocco di diversi media legati alla Chiesa cattolica, il regime di Daniel Ortega in Nicaragua colpisce la Chiesa bloccando l’accesso ai conti correnti di diverse diocesi e parrocchie, a partire dall’arcidiocesi di Managua. Al momento, non ci sono dichiarazioni ufficiali della Chiesa nicaraguense riguardo la situazione, che rischia di condannare le diocesi alla “morte finanziaria”.

Dal 2018, il regime di Ortega ha stretto la repressione di fronte alle proteste della popolazione cominciate ad aprile di quell’anno come risposta ad una controversa riforma sulle pensioni. Prima, il governo ha coinvolto la Chiesa Cattolica nel cosiddetto Dialogo Nazionale. Ma ben presto ha accusato la Chiesa di connivenza con i protestanti, cominciando dei rapporti tesi con la Santa Sede che hanno portato, alla fine del 2021, all’espulsione improvvisa e ingiustificata del nunzio nel Paese, l’arcivescovo Waldemar Sommertag. Da allora, la Santa Sede non ha nominato un nunzio nel Paese, e nonostante questo il governo ha chiuso la nunziatura, e il personale diplomatico si trova ora in Costa Rica, da cui gestisce la situazione di crisi. Nel mezzo, c’è stato l’arresto di diversi sacerdoti, e in particolare quello del vescovo di Matagalpa Rolando Álvarez, sottoposto a processo e condannato a venti anni di galera dopo aver rifiutato l’esilio volontario.

Ora, la chiusura dei conti correnti di diocesi e parrocchie mira a dare il colpo di grazia alla Chiesa nel Paese. Il blocco è stato denunciato da sacerdoti, difensori di diritti umani, mezzi di comunicazione.

In particolare, il quotidiano 100 % Noticias ha raccontato che il Cardinale Leopoldo Brenes, arcivescovo di Managua, ha cercato di entrare nei conti correnti della diocesi senza succeso sin dalla notte dal 25 maggio. Il Cardinale ha detto alla rivista Expediente Publico che si sta cercando “come risolvere la situazione”.

Il 26 maggio, ACI Prensa, agenzia sorella di ACI Stampa, si è messa in contatto con fonti del Nicaragua vicine alla Chiesa nel Paese, che hanno confermato che “alcuni membri religiosi hanno detto che i conti sono congelati, non c’è accesso”. La notizia viene sia dall’autrice e ricercatrice Martha Patricia Molina, che da Felix Maradiaga, già candidato presidenziale del Paese e presidente della Fundación Libertad, con un blocco – ha detto – cominciato con le più importanti diocesi del Nicaragua, che sono la diocesi di Matagalpa e la diocesi di Esteli”.

Ma Maradiaga ha denunciato che “altri conti bancari di organizzazioni cattoliche come collegi, università e centri di aiuto alle persone vulnerabili sono state congelate”, con la scusa che “i fondi non appartengono alla Chiesa perché sono stati ottenuti con i contributi dei laici e quindi sono congelati”.

Nell’ultima settimana, il regime di Ortega e della vicepresidente (e sua sposa) Rosario Murillo ha ordinato alla polizia di intervenire contro tre sacerdoti cattolici. L’ultimo, padre Jaime Iván Montesinos Sauceda, è stato arrestato il 23 maggio e dopo accusato di aver commesso “atti che mettevano a rischio la sovranità, l’indipendenza e l’autodeterminazione della nazione”.

Negli ultimi cinque anni, sono stati contati almeno 529 attacchi di Ortega contro la Chiesa, 90 dei quali commessi nel corso del solo 2023. Sono i dati del rapporto “Nicaragua: una Chiesa perseguitata?”

Lo stesso rapporto sottolinea che ci sono stati 32 religiosi espulsi dal Paese, 7 edifici della Chiesa confiscadi dal regime e diversi mezzi di comunicazione chiusi.

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