Città del Vaticano , 15 December, 2015 / 11:15 AM
La sfida ora è quella di migliore il livello rafforzare e garantire l’effettiva attuazione del sistema interno stabilito nel 2010 e consolidato dal 2012 ad oggi. Ma la strada tracciata, per le finanze della Santa Sede, è non solo buona, ma anche apprezzata. Nel “progress report” adottato dal MONEYVAL (il comitato anti-riciclaggio del Consiglio d’Europa) si trovano in generale giudizi positivi, perché “la maggior parte delle questioni tecniche riguardo gli emendamenti della legislazione e dei regolamenti sono stati propriamente affrontati”.
È il secondo rapporto sui progressi della Santa Sede a MONEYVAL. Si tratta di una procedura standard per tutti gli Stati membri. Decidendo di entrare nel “circuito” MONEYVAL nel 2011, la Santa Sede cadeva direttamente sotto le procedure del terzo round di valutazioni (dopo di quello, ce ne sono stati un quarto e un quinto, che aggiornano sempre le procedure perché vengono aggiornati i parametri internazionali). Funziona così: c’è prima un “rapporto di mutua valutazione” sul sistema generale della Santa Sede, e poi un rapporto sui progressi l’anno successivo. Se il rapporto sui progressi viene adottato, si torna a rapporto dopo due anni. La Santa Sede ha avuto una valutazione generalmente positiva nel 2012. Ha presentato il rapporto sui progressi nel 2013. E ora è arrivata a questo secondo appuntamento.
Molte cose sono successe nel frattempo, tutte affrontate nel rapporto sui progressi. Resta qualche aspetto da rivedere sul campo, e da valutare alla prova dei fatti. Ma ormai la Santa Sede sembra aver superato la fase in cui l’aderenza agli standard internazionali era l’unica garanzia per la credibilità del sistema interno. Piuttosto, l’aderenza agli standard internazionali ora passa attraverso la credibilità e l’attuazione del sistema interno.
Scorrendo il rapporto, che si riferisce grosso modo alle attività svolte dall’ottobre del 2013 al novembre del 2015, sono registrate novità anche oltre l’ambito della lotta al riciclaggio e al finanziamento del terrorismo, come ad esempio nell’ambito della vigilanza prudenziale. Prima di tutto, l’aggiornamento della Convenzione Monetaria del 2009 con la firma di un “ad hoc Arrangement” in materia prudenziale. Poi la prima ispezione dell’AIF allo IOR nel 2014 e quella all’APSA (l’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica) che si farà entro quest’anno.
Molto spazio viene poi dedicato al consolidamento del sistema di controlli al quale è sottoposto l’Istituto delle Opere di Religione, spesso nei media erroneamente definito “banca” vaticana.
Nelle conclusioni del rapporto si legge infatti che “l’Autorità di Informazione Finanziaria sembra stia lavorando proattivamente con lo IOR per migliorare sempre di più l’aderenza alle normative anti-riciclaggio e contro il finanziamento al terrorismo”, e forse “una conseguenza non intenzionale di questo rapporto è il numero ancora più grande di rapporti sui conti (SAR, suspicious activity reports) di quanto anticipato due anni fa”.
Lo sviluppo dell’Autorità di Informazione Finanziaria
Gli sviluppi della Santa Sede sono stati apprezzati da MONEYVAL. La mancanza di vigilanza prudenziale era una della criticità emerse nel rapporto del 2012. È stata introdotta nella nuova legge anti-riciclaggio, insieme con una riforma dell’Autorità di Informazione Finanziaria che ha due dipartimenti, ben separati: uno di intelligence (scambio di informazioni) e l’altra di vigilanza. Entrambi fanno riferimento al direttore dell’Autorità.
Dagli statuti approvati nel novembre 2013, l’Autorità di Informazione Finanziaria è stata rinnovata anche nella governance interna. Presidente è ora René Bruelhart, che è stato direttore dopo essere stato per un periodo consultore ad hoc vaticano sui temi antiriciclaggio, e l’avvento del primo presidente laico (ed esperto), così come il nuovo consiglio, fatto di esperti internazionali. Ma MONEYVAL ha gradito anche la scelta di nominare Tommaso Di Ruzza direttore, come si legge al punto 75. Sviluppi registrati con favore, segno che il lavoro svolto dalla Santa Sede in questi anni è stato apprezzato.
Sul tema della vigilanza prudenziale, l’AIF ha anche stabilito un regolamento, il primo nella storia della Santa Sede. Tra le novità introdotte dal regolamento, i criteri ai quali devono aderire tutte le entità che portano avanti le attività finanziarie su basi professionali, in modo da “promuovere i più alti standard morali e professionali nelle stesse entità”.
L’Istituto per le Opere di Religione
Tra gli enti finanziari, lo IOR è ovviamente quello sotto osservazione. Si nota al punto 10 del progress report che lo IOR “è ora una istituzione finanziaria supervisionata” autorizzata dall’AIF dal luglio 2015, così come l’APSA. Per quanto riguarda lo screening dei conti, in ottobre 2015 si è conclusa tutta la revisione e il controllo dei conti. Ne sono stati chiusi circa 4.600, per la maggior parte dormienti. Alcuni invece non cadevano più nelle categorie autorizzate ad avere un conto IOR dalle linee guida del 2013 (che include diplomatici, cardinali, istituzioni sovrane della Santa Sede, ma anche Congregazioni religiose, impiegati e pensionati della Santa Sede).
Come “supervisore prudenziale”, l’AIF definisce anche i requisiti per assumere incarichi “top” nelle entità finanziarie della Santa Sede. L’ispezione allo IOR, terminata nell’ottobre del 2015 per definire anche organizzazione interna e procedure di controllo clienti (customer due diligence), e non sono state trovate grosse carenze. Ma basta scorrere il rapporto di MONEYVAL del 2012 per scoprire che già era stato riconosciuto l’impegno dello IOR ad adeguarsi ai parametri internazionali. Non solo. Secondo il rapporto le procedure IOR sull’adeguata verifica della clientela (customer due diligence) “vanno in alcuni casi oltre i requisiti disposti” dalla prima legge “antiriciclaggio vaticana,” che infatti fu prima riformata, e quindi completamente rimpiazzata dall’attuale legge XVIII del 2013.
Valutazione dei rischi, indagini, transazioni
Altri dati: si è definita una valutazione dei rischi sulla base della metodologia utilizzata dalla World Bank, la Gendarmeria ha fatto un addestramento sui reati finanziari, anche il Tribunale vaticano è stato “rinforzato” con due promotori di giustizia aggiunti che hanno esperienza anche nel campo del diritto penale finanziario.
Ci sono degli aspetti da mettere ancora a punto, come si legge ai punti 46 e 47. In particolare, si chiede di dare linee guida efficaci per definire i fondi di natura sospetta, che seguano anche criteri “soggettivi” oltre agli indicatori oggettivi, i quali “possono essere visti solo come una guida e un supporto”. Ma alla Santa Sede “non hanno preso ulteriori misure” dato che “considerano che la legge definisce chiaramente che vengano fornite sia le considerazioni oggettive e soggettive”. Un punto di vista che il rapporto definisce tenue, ed eventualmente da “riconsiderare” se le ispezioni di supervisione lo determineranno. E poi, il fatto che i rapporti di transazioni sospette sono di più di quanto previste. Se ne aspettavano 150 alla fine del 2013, ne sono arrivati 202, nel 2014 erano 147, fino a settembre 2015 erano 329. Una crescita che però “è largamente attribuita alla finalizzazione” della bonifica dei conti. Tanto che all’inizio di quest’anno c’erano ancora 274 da chiudere, e una significativa percentuale dei rapporti è attribuita proprio a questi conti.
Ad ogni modo, il punto 47 vede tutto positivamente: si sottolinea che i rapporti sono generalmente cresciuti a causa “della generale efficacia del sistema di denuncia”. E molti rapporti nascono anche da precauzione. Il “progress report” mette in luce che i rapporti di transazioni sospette nel 2015 hanno causato una crescita minima del ricorso al Promotore di Giustizia da parte dell’AIF: da 7 a 13 casi. “Quindi, la qualità di alcuni dei rapporti di segnalazione sospetta ricevuti non deve essere così alto”, conclude .
In generale, l’AIF ha inviato 8 rapporti di transazioni sospette al Promotore di Giustizia nel 2013, 7 nel 2014 e 13 rapporti nel 2015. Per quanto riguarda il congelamento di fondi dovuto a delle indagini, ci sono correntemente 11,2 milioni di euro congelati dal Promotore di Giustizia vaticano.
Cooperazione internazionale
Sul tema della cooperazione internazionale, l’Autorità di Informazione Finanziaria ha firmato, nella sua qualità di “Unità di informazione Finanziaria”, protocolli di intesa con Albania, Argentina, Australia, Cipro, Francia, Ungheria, Liechtenstein, Malta, Monaco, Perù, Polonia, Regno Unito, Romania, San Marino e Svizzera. Ma l’AIF ha anche compito di supervisore e regolatore, e in questa veste ha firmato protocolli di intesa con l’Office of the Controller of the Currency degli Stati Uniti, la Commission de Surveillance du Secteur Financier (CSSF) di Lussemburgo and la Bundesanstalt für Finanzdienstleistungsaufsicht (BaFin) di Germania.
La fotografia, globalmente, è quella di un sistema che si va consolidando. Un sistema che è stato cucito addosso alle peculiarità della Santa Sede. Un sistema che, senza proclami, e nonostante la normale necessità di qualche perfezionamento, funziona.
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