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Un servizio di EWTN News

Il Cardinale Dziwisz: "Accuse farneticanti e ignobili affermazioni su Giovanni Paolo II"

Le recenti dichiarazioni di Pietro Orlandi sono “avventatissime affermazioni, ma sarebbe più esatto subito dire ignobili insinuazioni sul conto del Pontefice San Giovanni Paolo II, in connessione all’amara e penosa vicenda della sorella Emanuela”. Inizia così la durissima nota del Cardinale Stanislaw Dziwisz, Arcivescovo emerito di Cracovia e segretario personale di san Giovanni Paolo II, in merito alle affermazioni del fratello della giovane scomparsa 40 anni fa.

Il porporato fa riferimento ad alcune affermazioni rilasciate in TV da Orlandi circa la moralità di Giovanni Paolo II, parole assolutamente diffamanti.  Orlandi in precedenza – nella giornata di martedì - era stato ascoltato dal Promotore di Giustizia Vaticano, Diddi, in merito alla scomparsa della sorella.

Il Cardinale Dziwisz parla di “accuse farneticanti, false dall’inizio alla fine, irrealistiche, risibili al limite della comicità se non fossero tragiche, anzi esse stesse criminali".

“Il dolore incomprimibile di una famiglia che da 40 anni non ha notizie su una propria figlia – sottolinea ancora Dziwisz - meriti tutto il rispetto, tutta la premura, tutta la vicinanza. Così come non ci si può, in coscienza, non augurare che la verità su questa angosciante vicenda finalmente emerga dal gorgo dei depistaggi, delle mitomanie e degli sciacallaggi. Come segretario particolare del Papa Giovanni Paolo II posso testimoniare, senza il timore di smentite, che fin dal primo momento il Santo Padre si è fatto carico della vicenda, ha agito e fatto agire perché essa avesse un felice esito, mai ha incoraggiato azioni di qualsiasi occultamento, sempre ha manifestato affetto, prossimità, aiuto nei modi più diversi alla famiglia di Emanuela”.

La nota del Cardinale si conclude con un appello alle istituzioni della Repubblica Italiana. “A questi atteggiamenti – scrive Dziwisz - io continuo ad attenermi, auspicando correttezza da parte di tutti gli attori e sperando che l’Italia, culla universale del diritto, saprà con il suo sistema giuridico vigilare sul diritto alla buona fama di Chi oggi non c’è più, ma che dall’alto veglia e intercede”.

 

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