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L’inno alla bellezza di Benedetto XVI

“La musica, la grande musica, distende lo spirito, suscita sentimenti profondi ed invita quasi naturalmente ad elevare la mente e il cuore a Dio in ogni situazione, sia gioiosa che triste, dell’esistenza umana. La musica può diventare preghiera”, parole di Benedetto XVI del 17 ottobre del 2009 dopo aver assistito a un concerto dell’accademia pianistica internazionale di Imola nell’aula Nervi, in Vaticano. E, qualche giorno dopo, il 21 novembre, rivolgendosi agli artisti riuniti nella cappella Sistina - erano circa 250 tra scrittori, pittori, attori, registi e musicisti - dirà in un memorabile discorso: “Voi siete custodi della bellezza; voi avete, grazie al vostro talento, la possibilità di parlare al cuore dell’umanità, di toccare la sensibilità individuale e collettiva, di suscitare sogni e speranze, di ampliare gli orizzonti della conoscenza e dell’impegno umano”

Quella della bellezza è stata una delle tematiche più costanti nel magistero di Benedetto XVI che, pochi mesi dopo la sua elezione a pontefice, presentando il suo Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica, scriverà: “Immagine e parola s’illuminano così a vicenda. L’arte parla sempre, almeno implicitamente, del divino, della bellezza infinita di Dio, riflessa nell’Icona per eccellenza: Cristo Signore, Immagine del Dio invisibile. Le immagini sacre, con la loro bellezza, sono anch’esse annuncio evangelico ed esprimono lo splendore della verità cattolica”. Sono parole, concetti, immagini che si schierano sulla scia dei suoi due illustri predecessori: Giovanni Paolo II e Paolo VI, entrambi vicini al mondo dell’arte, della bellezza. Benedetto XVI, salendo al soglio petrino, eredita questo dialogo con l’universo artistico e la fa propriamente suo, integrandolo con i suoi studi teologici: si può, dunque, a ben ragione, parlare di Ratzinger anche come “teologo dell’arte”.

La passione per la bellezza e - soprattutto - per la musica ha radici antiche: “Nel guardare indietro alla mia vita, ringrazio Dio per avermi posto accanto la musica quasi come una compagna di viaggio, che sempre mi ha offerto conforto e gioia”, così si era espresso il 16 aprile 2007 in occasione di un concerto per il suo ottantesimo compleanno. La passione musicale era nata in famiglia; una passione che mai abbandonerà, coltivata negli anni del sacerdozio e continuata anche quando sarà chiamato a essere il successore di Pietro. Difficile dimenticare la sua immagine al pianoforte - aveva fatto il giro del mondo - in veste di pontefice, con quel suo sguardo attento allo spartito e con una postura da concertista “consumato”. La foto era stata scattata nell'estate del 2005 durante una breve vacanza a Les Combes, in Valle d'Aosta, nello stesso chalet dove si recava il predecessore Giovanni Paolo II. Le note che stava eseguendo erano quelle di Johann Sebastian Bach, il “maestro dei maestri” così era stato definito dal pontefice bavarese. E sempre al compositore tedesco aveva anche dedicato un ritratto - in occasione di un concerto nel cortile del Palazzo Apostolico dell’agosto 2011- in cui scopriamo un Benedetto XVI acuto critico e attento storico musicale: “Bach è uno splendido architetto della musica, con un uso ineguagliato del contrappunto, un architetto guidato da un tenace ésprit de géometrie, simbolo di ordine e di saggezza, riflesso di Dio”.

Nella “hit parade” del pontefice non solo Bach, ma anche altri nomi illustri; compositori che hanno costituito con le loro opere la storia della musica di tutti i tempi: c’è spazio per Wolfgang Amadeus Mozart e per il tedesco Ludwig van Beethoven. Riguardo al compositore salisburghese, Ratzinger dirà: In Mozart ogni cosa è in perfetta armonia, ogni nota, ogni frase musicale è così e non potrebbe essere altrimenti; (...)la serenità mozartiana, avvolge tutto, in ogni momento. È un dono questo della Grazia di Dio, ma è anche il frutto della viva fede di Mozart, che - specie nella sua musica sacra - riesce a far trasparire la luminosa risposta dell’Amore divino, che dona speranza, anche quando la vita umana è lacerata dalla sofferenza e dalla morte”.

I commenti all’arte - specialmente musicale - di Benedetto XVI non sono mai letture dettate dal cerimoniale del momento-evento bensì rappresentano, sempre, vere e proprie letture critiche: sono parole dettate da uno studio approfondito della partitura musicale o dell’opera letteraria o pittorica in questione, della sua contestualizzazione storica; denotano, inoltre, una conoscenza dettagliata dell’artista; sorprende come il teologo Ratzinger riesca a passare - con estrema facilità - dal campo prettamente spirituale a quello principalmente tecnico-esecutivo dell’opera. E’ il caso delle parole riservate alla Nona Sinfonia di van Beethoven, eseguita nel giugno 2012 al Teatro alla Scala di Milano: “Fin dalle celebri prime sedici battute del primo movimento, si crea un clima di attesa di qualcosa di grandioso e l’attesa non è delusa. Beethoven pur seguendo sostanzialmente le forme e il linguaggio tradizionale della sinfonia classica, fa percepire qualcosa di nuovo già dall’ampiezza senza precedenti di tutti i movimenti dell’opera, che si conferma con la parte finale introdotta da una terribile dissonanza, dalla quale si stacca il recitativo con le famose parole “O amici, non questi toni, intoniamone altri di più attraenti e gioiosi”.

 

Non meno presenti, nei suoi discorsi, i riferimenti all’arte pittorica: tra il rinascimentale Michelangelo, autore della cappella Sistina, in cui “offre alla nostra visione l’Alfa e l’Omega, il Principio e la Fine della storia, e ci invita a percorrere con gioia, coraggio e speranza l’itinerario della vita”, fino ad arrivare al contemporaneo Chagall “che ha testimoniato sempre l’incontro tra estetica e fede”. Benedetto XVI comunque non tralascia l’arte della scrittura: fra gli autori più citati, Dante, che “durante l’intera sua vita professò in modo esemplare la religione cattolica, si fece discepolo del principe della Scolastica Tommaso d’Aquino; e dallo stesso mondo della religione egli trasse motivo per trattare in versi una materia immensa e di sommo respiro”; poi Chesterton, passando per il Manzoni, scrittore dall’alta “statura umana e cristiana”.

 

Il pontificato di Benedetto XVI, un inno alla bellezza che “proprio per la sua caratteristica di aprire e allargare gli orizzonti della coscienza umana, di rimandarla oltre se stessa, di affacciarla sull’abisso dell’Infinito, può diventare una via verso il Trascendente, verso il Mistero ultimo, verso Dio”. Ed è a Lui che è ritornato un mese fa esatto, il 31 dicembre scorso, attraverso altro Mistero, quello più alto, quello della morte e Resurrezione.

 

 

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