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Un servizio di EWTN News

Assemblee Sinodali Continentali, lettera ai vescovi: “Nessuna agenda, niente è già deciso”

La lettera sulla responsabilità dei vescovi inviata dai Cardinali Grech e Hollerich alla vigilia delle Assemblee Sinodali Continentali, tappa del cammino sinodale

Il Sinodo non ha nessuna agenda, e non la hanno nemmeno le Assemblee Sinodali Continentali che si terranno nei prossimi giorni e che porteranno delle conclusioni da restituire alle Chiese particolari, prima che la Segreteria Generale del Sinodo le riassuma nell’Instrumentum Laboris del Sinodo 2023-2024 sulla sinodalità. I cardinali Mario Grech e Jean-Claude Hollerich, rispettivamente segretario generale del Sinodo e relatore generale del Sinodo 2023 – 2024, prendono carta e penna e scrivono ai vescovi di tutto il mondo, per spiegare le loro responsabilità in questo sinodo che “da evento a processo”.

Era probabilmente un intervento necessario, considerando sia le preoccupazioni diffuse, sia le tensioni che si sono create con i cammini sinodali di alcune Chiese locali, slegati però dal processo sinodale avviato dal Papa. E, al di là delle inclusione e partecipazione, viene rimesso al centro anche il ruolo del vescovo, che è chiamato a prendere le decisioni. Non a caso, i vescovi, dopo l’assemblea continentale, sono chiamati a riunirsi tra loro già dal documento di lavoro della Tappa Continentale.

I cardinali Grech e Hollerich notano che la Episcopalis Communio, la costituzione apostolica che riguarda la riforma della Curia Vaticana e del Sinodo dei vescovi, “lungi dall’indebolire una istituzione episcopale, nel momento in cui evidenzia il carattere processuale del Sinodo, rende ancora più cruciale il ruolo dei Pastori e la loro partecipazione alle diverse fasi”.

I cardinali rispondono a quanti “presumono di sapere già ora quali saranno le conclusioni dell’Assemblea Sinodale”, e anche a quanti vorrebbero “imporre al Sinodo un’agenda, con l’intento di orientare la discussione e condizionarne i risultati”.

Tutto questo a in contrasto con “la logica che regola il processo sinodale”, che è quella di “tracciare una rotta comune a partire dal contributo di tutti”. Il processo del Sinodo, che include le assemblee continentali, ma che poi prevede un ritorno alle conferenze episcopali e quindi alla Segreteria generale del Sinodo, fa sì che non si possa, né debba “strumentalizzare l’Assemblea” né “disconoscere la consultazione del Popolo di Dio”.

È un metodo nuovo, che fa capire il perché all’inizio “i confini del tema non siano definiti”, ma che poi si risolve nelle sintesi e nei passi successivi. Lo stesso Documento di Lavoro per la Tappa Continentale fa “risuonare con chiarezza la voce delle Chiese particolari”, senza per questo “costituire l’agenda della prossima assemblea del Sinodo dei vescovi”, ma piuttosto restituendo “con fedeltà quanto emerge dalle sintesi inviate dai Sinodi/Consigli delle Chiese sui iuris e dalle Conferenze Episcopali”.

Segretario e relatore generale del Sinodo confidano che le assemblee continentali facciano risuonare “di nuovo e con forza ancora maggiore la voce delle Chiese particolari”, ricordando che il Popolo Santo di Dio “è il soggetto del processo sinodale attraverso la consultazione che ogni vescovo realizza nella sua Chiesa”.

Ognuno “ha svolto la propria parte” – si legge nella lettera – e ora “si tratta di proseguire per questa via, non scambiando la sinodalità per un metodo soltanto, ma assumendola come forma della Chiesa e stile dell’adempimento della comune missione di evangelizzazione”.

Da qui, è “determinante” il ministero dei pastori, la cui partecipazione al processo sinodale permetterà di “rafforzare la loro unione collegiale”.

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