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Un servizio di EWTN News

A che punto è la riforma della Curia?

Il Palazzo Apostolico Vaticano

Per la prima vola, nell’udienza a lui concessa lo scorso 10 gennaio da Papa Francesco, l’arcivescovo Rino Fisichella appariva con il titolo di pro-prefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione. Era un titolo scontato, considerando che il dicastero da lui guidato, il Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, era diventato una delle due sezioni del Dicastero per l’Evangelizzazione. Fino ad ora, però, quando l’arcivescovo Fisichella andava in udienza era semplicemente presentato come “arcivescovo titolare di Voghenza”.

Qualcosa è successo, dunque, e gli incarichi vengono distribuiti e formalizzati. Papa Francesco ha pubblicato quasi a sorpresa la costituzione apostolica Praedicate Evangelium il 19 marzo 2021. Questa prendeva il posto della Pastor Bonus di Giovanni Paolo II e andava a ridisegnare la struttura della Curia.

In realtà, la Praedicate Evangelium non faceva altro che cristallizzare una serie di riforme già messe in atto da Papa Francesco: c’era già la Segreteria per l’Economia, che nella Praedicate Evangelium viene definita “segreteria papale” al pari della Segreteria di Stato; c’era già il Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, che aveva accorpato i Pontifici Consigli della Giustizia e della Pace, dei Migranti, della Pastorale Sanitaria e di Cor Unum. E poi, era già stato stabilito il Dicastero Laici, Famiglia e Vita, che aveva accorpato i Pontifici Consigli per i Laici e per la Famiglia e la Pontificia Accademia per la Vita.

La riorganizzazione, dunque, era già stata attuata. Gli ultimi due tasselli sono stati dati dalla costituzione: la Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli diventa dicastero per l’Evangelizzazione, con il Papa come prefetto e due pro-prefetti per la sezione di evangelizzazione e nuova evangelizzazione; il Dicastero Educazione e Cultura prende il posto della Congregazione per l’Educazione Cattolica e il Pontificio Consiglio per la Cultura.

Al di là della Costituzione, cosa è stato attuato fino ad ora? C’è stata, per esempio, la riforma del Dicastero per la Dottrina della Fede, che è avvenuta già a febbraio, prima della promulgazione della nuova Costituzione Apostolica.

La riforma avvenne con il motu proprio numero 48 del Pontificato, ed era parte di un progetto che Papa Francesco aveva sviluppato in varie interviste, ma che non venne mai toccata nelle riunioni del Consiglio dei Cardinali precedenti.

La riforma della Congregazione della Dottrina della Fede, insomma, arriva a sorpresa, ed alla fine di un percorso graduale di cambiamenti.

La Congregazione era prima costituita da quattro uffici: disciplinare, dottrinale, matrimoniale la quarta sezione. Quest’ultima, si legge nell’annuario pontificio del 2021, aveva “il compito di seguire la questione dei rapporti con la Fratetrnità Sacerdotale San Pio X (i cosiddetti lefevbriani, ndr), l’applicazione del Motu Proprio Summorum Pontificum, la vita degli istituti già sottomessi alla Pontificia Commissione Ecclesia Dei, e, in modo generale, le cose afferenti alle celebrazioni secondo la liturgia antica, definita come ‘forma straordinaria del Rito Romano’.”

La quarta sezione non aveva più ragione di esistere dopo il motu proprioTraditionis Custodes,” che revocava le concessioni di Benedetto XVI all’uso del rito antico e ridefiniva le concessioni alla stregua di un biritualismo, vale a dire dell’utilizzo di un doppio rito. In pratica, il rito antico non era più considerato “rito straordinario”, ma piuttosto un altro rito.

 

La stessa quarta sezione era stata stabilita dopo che, con un altro motu proprio, Papa Francesco aveva nel 2019 chiuso la Pontificia Commissione Ecclesia Dei, nata in seno alla Congregazione proprio per curare i rapporti con i lefebvriani.

Con la riforma, ha chiuso anche l’ufficio matrimoniale, mentre la Congregazione è stata ristabilita in due sezioni distinte, disciplinare e dottrinale, con due segretari differenti.

La filosofia alla base della riforma del Dicastero della Dottrina della Fede è, in qualche modo, anche la filosofia generale della riforma della Curia: meno uffici, più sezioni specializzate, che diventano quasi blocchi a se stanti all’interno dei dicasteri. Il ruolo del Papa diventa più centrale, perché è anche colui che dà la missione canonica, e che dunque dà l’autorità. Da qui, anche un possibile ruolo dei laici in funzioni di governo. In due casi, il Papa ha nominato laici in questo ultimo anno: quando ha scelto il nuovo segretario del Dicastero Laici Famiglia e Vita, Gleison de Paula Souza, che comunque era un diacono e in percorso verso il sacerdozio prima; e quando ha chiamato Maximino Caballero Ledo a sostituire il prefetto della Segreteria per l’Economia padre Antonio Guerrero Alves, di cui era il numero 2. Da segnalare anche l’uscita di una donna, laica (anche se consacrata), dai massimi ranghi della Segreteria di Stato: Francesca Di Giovanni, primo sottosegretario della Segreteria di Stato per la sezione multilaterale, è andata in pensione, e sostituita da monsignor Daniel Pacho, che già era in forza alla Seconda Sezione della Segreteria di Stato.

Più che altro, sono da segnalare gli aggiustamenti in campo economico. L’ultima decisione di Papa Francesco prevede che tutte le fondazioni pontificie siano sotto il controllo della Segreteria per l’Economia, prima ancora c’era stata una norma interpretativa della Praedicate Evangelium che metteva in luce che tutti i fondi dei dicasteri vaticani dovessero essere depositati nell’Istituto delle Opere di Religione, mettendo fine così ad una lunga tradizione di diversificazione degli investimenti che aveva comunque aiutato molto la Santa Sede.

A giugno, la gestione del personale della Santa Sede è passato dalla Segreteria di Stato alla Segreteria per l’Economia con l’entrata in vigore della Praedicate Evangelium lo scorso 5 giugno. Una scelta dovuta anche alla decisione del Papa, dopo le problematiche seguite all’investimento in un palazzo di lusso a Londra ora oggetto di un processo in Vaticano,ha deciso di togliere alla Segreteria di Stato l’autonomia economica (andata all’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica), ma anche parte dei ruoli di coordinamento, andati alla Segreteria per l’Economia.

C’è, insomma, una maggiore centralizzazione delle gestioni economiche e gestionali in corso, mentre il Papa si trova anche a dover cambiare profondamente l’organigramma della Curia. Il cambio della guardia al Dicastero per le Chiese Orientali è già avvenuto, mentre si aspetta un nuovo prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede e un nuovo prefetto al Dicastero per i Vescovi.

Di fatto, per ora la riforma della Curia sta certificando cambiamenti già messi in atto da Papa Francesco. Saranno da vedere i prossimi sviluppi.

 

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