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Un servizio di EWTN News

Letture, le storie che raccontano il vero significato del Natale

Natale e le sue infinite “deformazioni”, ossia come adeguare il reale significato della festa alle pretese del consumismo e dell’omologazione culturale. Tanto, persino, a voler cancellare il nome vero del Natale, le radici  dello spirito cristiano. E ora stiamo per entrare nel vivo della sua celebrazione, per cui perché non arrivare al cuore della festa anche con le parole della letteratura? Scegliamo due autori agli antipodi, anche geograficamente. Ma uniti, probabilmente, dalla passione per l’umano e la speranza del credente. Dalle fredde coste degli Stati Uniti del Nord, tra le assi di una nave quasi distrutta dalle violente tempeste marine invernali, ad un altro inverno gelido e pericoloso, quello di un campo di prigionia della Germania del Nord, durante la seconda guerra mondiale. Niente luci, niente focolari addobbati e salotti intimi; niente regali e feste e allegria, per la maggior parte finta, probabilmente. Scenari molto diversi e poco convenzionali, ma che allargano gli orizzonti.

Chi non ricorda, almeno per sentito dire, che un grande libro, un classico, che forse ha fatto più di tante guerre combattute per sconfiggere la piaga della schiavitù, La capanna dello zio Tom? Lo ha scritto Harriet Beecher Stowe. Tuttavia, la scrittrice americana è stata anche molto altro: fu attivista e promotrice della causa abolizionista e si dedicò con grande impegno nella difesa dei diritti delle donne e degli animali nasce il 14 giugno del 1811 ed è la settima figlia di una famiglia molto numerosa originaria del Connecticut. Suo padre, Lyman Beecher, è un pastore presbiteriano; nonostante la formazione puritana, la famiglia si dimostra aperta e attenta alle questioni di carattere sociale, soprattutto quelle che riguardano la difesa dei meno fortunati. Harriet diventerà una figura di grande ispirazione per la lotta contro la schiavitù fino all'abolizione ufficiale di questa brutale pratica  il 18 dicembre del 1865 con l'entrata in vigore del tredicesimo emendamento della Costituzione americana.

Della scrittrice si conoscono molto meno i racconti, soprattutto quelli dedicati al Natale. E quest’anno diversi editori ripropongono queste storie e dunque ecco l’occasione per scoprirli e per vivere questi giorni con un altro scenari.  I  tre racconti di Natale sono riuniti nella raccolta intitolata "Natale nel Nuovo Mondo", della casa editrice  Graphe.it

La storia che apre questa piccola antologia è intitolata Il primo Natale nel New England. È il 1620 e la Mayflower, dopo un lunghissimo viaggio, approda sulla costa americana. Ci sono stati morti, sofferenze, ma anche qualche nuova vita che si affaccia al mondo. E’ il nuovo mondo che i padre pellegrini, uno sparuto gruppo di puritani che in Inghilterra e in Europa, tra il 1500 e il 1600 vengono perseguitati e cacciati. Sono troppo radicali, fanno paura, non si adattano alla vita sociale, non riconoscono il potere, Dio è l’unico a cui guardano per regolare la propria esistenza. E dunque bisogna andarsene, trovare una terra nuova in cui sentirsi liberi di dar vita ad nuova società. Le paure e le speranze di chi ha lasciato tutto per provare a ricominciare da un’altra parte, l’eterno travaglio dei migranti. Grazie alla sua grande capacità visionaria, Beecher Stowe riesce a creare personaggi vivi, reali, e vivere con loro avventure, gioie e tanti dolori  nelle foreste sconosciute e apparentemente disabitate di quei luoghi he poi sarebbero stati conosciuti come  New England, il primo “nucleo” di quelli che diventeranno gli Stati Uniti.
Natale a Poganuc è una storia ambientata nel villaggio immaginario di Poganuc – sempre nel New England – e che ha come protagonista la piccola Dolly, una bambina vispa e intelligente:  il  Natale visto attraverso gli occhi trasfiguranti dell’infanzia, che riescono a tramutare in festa anche le cose più banali, o i momenti di tristezza. Il significato del vero dono contro le logiche consumistiche si rivela nel racconto

La fatina buona. I tre racconti sono pubblicati anche dalle edizioni Repostes, mentre Natale nel Nuovo mondo appare anche  in una raccolta di racconti pubblicata da Elliot.

Dal Seicento dei padri pellegrini un balzo spazio-temporale ci trasporta in un cupo paesaggio immerso nelle tenebre, quelle della prigionia, della solitudine, del freddo, della fame e della nostalgia di casa. E’ il dicembre 1944, Giovanni Guareschi si trova in un campo per prigionieri in Germania, la vigilia di Natale, dentro una baracca gelida. Il futuro appare incentro, c’è solo guerra e crudeltà. Ma la fede e il ricordo di cos’era Natale, un tempo. Così Guareschi, spinto dal dolore e da una speranza insopprimibile, si inventa una favola natalizia e ci sono anche le musiche, scritte da Arturo Coppola,  compagno di prigionia che le compone nello stesso periodo della stesura della favola.

La fiaba racconta le avventure di un bambino, Albertino – il figlio di Guareschi-  che vive insieme alla nonna, al cane Flick e  una lucciola. Il loro viaggio surreale e stralunato li porterà al campo di concentramento in cui è prigioniero il padre di Albertino. Durante il viaggio i protagonisti fanno amicizia  con  funghi parlanti, cornacchie canterine, oggetti animati, angeli e molte  altre stranissime creature. Tutti finiscono intorno ad una sbilenca tavola imbandita per un misero pranzo di Natale con il panettone.  Albertino finalmente ha ritrovato il padre ma il lieto fine non c’è, o meglio diventa una preghiera e una speranza:  il papà di Albertino deve tornare al suo triste campo, mentre il bambino e i suoi strampalati amici se ne tornano a casa, con il loro Natale avvolto nel buio e nella miseria, ma che riesce a scaldare il cuore.

 

Harriet Beecher Stowe, Il Natale nel Nuovo Mondo, Edizioni graphe.it pp.80, euro 12,90

 

Giovanni Guareschi, La favola di Natale, Rizzoli Editore, pp.96, euro 9,00

 

 

 

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