Un pomeriggio d’inverno, a Reggio Emilia, nel cuore delle feste natalizie. Si passeggia lungo la via Emilia, mitica e insieme familiare,
Avrebbe potuto fare qualsiasi cosa, avrebbe potuto essere chiunque avesse voluto. Questo si diceva di lui, di Giovanni Guareschi.
Natale e le sue infinite “deformazioni”, ossia come adeguare il reale significato della festa alle pretese del consumismo e dell’omologazione culturale. Tanto, persino, a voler cancellare il nome vero del Natale, le radici dello spirito cristiano.
“L’ambiente è un pezzo della pianura padana: e qui bisogna precisare che, per me, il Po comincia a Piacenza. Il fatto che da Piacenza in su sia sempre lo stesso fiume, non significa niente: anche la Via Emilia, da Piacenza a Milano, è sempre la stessa strada; però la Via Emilia è quella che va da Piacenza a Rimini. Non si può fare un paragone tra un fiume e una strada perché le strade appartengono alla storia e i fiumi alla geografia. E con questo? La storia non la fanno gli uomini: gli uomini subiscono la storia come subiscono la geografia”: così Giovanni Guareschi raccontava il ‘Mondo piccolo’.
Due grandi baffi neri hanno disegnato il viso di Giovannino Guareschi (1908-1968). Parmense di nascita, la sua vita è passata attraverso la storia ed i dolori dell'Italia come nessuno mai.
Prendendo il titolo da uno dei racconti di famiglia più divertenti e, allo stesso tempo, commoventi dell’opera di Giovannino Guareschi, l’ormai tradizionale appuntamento al Meeting in svolgimento a Rimini con ‘parole e musica’ proposto dall’associazione culturale ‘Gruppo Amici di Giovannino Guareschi’ ha avuto come tema il lavoro nelle pagine dello scrittore bussetano.