Bangui, 29 November, 2015 / 12:55 AM
Visita breve di Papa Francesco al campo profughi Giovanni XXIII, dove viene accolto con canti e balli. Il Papa ha preso il microfono, e in italiano (tradotto in lingua locale) ha chiesto a tutti di impegnarsi per la pace, perché “la pace senza amore, senza amicizia, senza tolleranza, senza perdono non è possibile”
“Ho letto – ha detto il Papa - quello che hanno scritto i bambini: pace unità amore. Noi dobbiamo lavorare e pregare e fare di tutto per la pace. Ma la pace senza amore, senza amicizia, senza tolleranza, senza perdono non è possibile. Ognuno di noi deve fare qualcosa. Io mi auguro a voi, Centroafricani, la pace. Una grande pace tra voi. Che voi possiate vivere in pace, qualsiasi sia l’etnia, la cultura, la religione, lo stato sociale… ma tutti in pace, tutti! Perché tutti siamo fratelli! Mi piacerebbe che tutti diciamo insieme: tutti siamo fratelli!” E glielo fa ripetere tre volte. E poi: “E per questo, perché tutti siamo fratelli, vogliamo la pace! E vi do la benedizione del Signore!” Quindi Papa Francesco dà la benedizione (in francese) e chiede di pregare per lui!”
Il benvenuto è stato dato al Papa da una degli sfollati, in lingua francese.
Davanti a lui sfollati e rifugiati raccolti dalla Parrocchia del Santo Salvatore e del Centro Giovanni XXIII. La giovane rifugiata dice che tutti loro sono “orgogliosi e molto onorati” per la visita del Papa, perché “nel mezzo dei molteplici impegni” il Papa si è “reso disponibile a prendere parte” alle “gioie e i dolori, le angosce e le speranze” del campo profughi. L’auspicio è che la visita del Papa in Centrafrica “porti la riconciliazione, la pace durevole e la felicità su tutto il territorio”.
L’agenzia ONU per i rifugiati lo ha detto chiaramente: sarebbe bene utilizzare la visita del Papa per ricostruire il processo di riconciliazione. Un richiamo che viene al termine di una nuova ondata di violenze, che da settembre ha fatto crescere del 18 per cento del numero degli sfollati.
A Bangui la situazione è stata definita “calma ma tesa” da Leo Dobbs, portavoce dell’UNHCR, in una conferenza stampa a Ginevra lo scorso 27 novembre. Le nuove violenze interne tra comunità sono iniziate a settembre, e si sono riaccese a fine e ottobre e novembre. Moltissimi sono morti, e più di 70 mila sono stati sfollati all’interno del Centrafrica. Durante il governo di transizione, prima del nuovo scoppio di violenze, c’era stato il ritorno di molti nella nazione. Ora il trend si è rovesciato. Anche le elezioni legislative e presidenziale, a causa dei disordini, sono state rinviate dal 18 ottobre al 27 dicembre. Il numero di sfollati è ora di 447500 persone. In Bangui ci sono dozzine di campi profughi, e il più grande è quello di M’Poko, vicino l’aeroporto.
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