Roma, 18 November, 2022 / 6:00 PM
Dante vaga nella selva oscura e noi insieme a lui. Succede da settecento anni e nonostante tutto, nonostante la distanza e la superficialità dei tempi, soprattutto dei nostri, quel vagare, quel viaggio continua ad affascinare, perché si tratta di un’esperienza centrale della vita di tutti. Dante è un uomo del Trecento e tuttavia è anche nostro contemporaneo, così come lo è stato per i secoli che si sono succeduti dalla composizione della sua opera. La scoperta della grandezza e della essenzialità dantesca avviene spesso in età più avanzata, mentre schiere di studenti o di lettori “forzati” si avvicinano alle terzine e alle cantiche come ad un supplizio o come in ogni caso un noioso esercizio scolastico.
Eppure, le lettura pubbliche della Divina Commedia hanno sempre registrato folle di ascoltatori, un successo di piazza nel vero senso della parola, considerando che queste prime letture sono state organizzate da Giovanni Boccaccio che appunto declamava in piazza i versi della Commedia, da lui stesso ribattezzata Divina. Quindi com’è possibile che un testo così arduo poi diventi tanto popolare? Grandezza dell’arte certo…Forse però ci vuole qualche altra riflessione in proposito. Evidentemente serve che qualcuno usi parole diverse per introdurre quella poesia,, induca ad uno sguardo meno convenzionale e quel passaggio segreto verso un mondo “altro” è svelato ed è aperto davanti agli occhi e al cuore dei lettori o degli ascoltatori.
Da molti anni Franco Nembrini, educatore, docente, saggista, studioso e molte altre cose ancora, si dedica in particolare a rendere visibile quel passaggio e più comprensibile quella lingua poetica che risuona ancora toccando le corde più intime di ciascuno. Di Nembrini, che ha appena ricevuto l’importante Premio Internazionale cultura cattolica 2022 di Bassano del Grappa, la casa editrice Ares propone una particolare iniziativa editoriale: un testo unico, diviso in tre volumi, scritto a quattro mani con Gianluca Recalcati e illustrato da Samuele Gaudio, che vuole rendere accessibile anche ai più giovani, agli adolescenti, il capolavoro dantesco. Ora è appena uscito l’Inferno, seguiranno Purgatorio e Paradiso. Si parte dalla citazione originale, seguita da testi che raccontano i versi in modo semplice e coinvolgente. Per riscoprire che la Commedia è un percorso appassionante alla scoperta di sé e del mondo, del bene e del male, del desiderio di bene che tutti abbiamo dentro di noi, della possibilità di incontri imprevisti e dalle conseguenze inimmaginabili. Così com’è la vita davvero.
"Ne abbiamo vissuti di inferni, in questi anni: il Covid, la guerra, la delusione della politica… Più di tutti ne hanno sofferto i ragazzi, i giovani, che all’alba della vita si trovano di fronte un orizzonte nero – anche perché troppo spesso hanno davanti adulti che sanno solo lamentarsi e maledire, che non sanno più testimoniare una letizia, non hanno più ragioni sufficienti per sperare", spiega Nembrini nell’introduzione del libro. Che spiega in questo modo il progetto messo in campo: "Abbiamo pensato di proporre a loro, ai ragazzi e a giovani, ma anche agli adulti che con i ragazzi condividono la fatica della vita, questa versione della Divina Commedia. Perché anche ai tempi di Dante c’era l’inferno: c’erano le epidemie, le guerre, le ingiustizie... Ma Dante dall’inferno è uscito. Ha attraversato tutto il male del mondo, lo ha guardato in faccia, ne ha condiviso il dolore; ma poi ne è uscito.
Per questo vale la pena di leggere la sua opera oggi, anche e forse soprattutto per un ragazzo: perché ci dice che, per quanto buio sia l’inferno, si può uscirne; per quanto brutto sia il male che ci affligge, si può sempre uscire “a riveder le stelle”. Basta un adulto come Virgilio, basta una compagnia umana certa della meta".
Dante, perso nella selva oscura, implora: Miserere di me, pietà di me, che qualcuno mi aiuti. E qualcuno arriva, è Virgilio, appunto. Non succede solo a Dante, naturalmente, succede a ciascuno di noi, ad ogni età. E’ da questo grido. Da questo riconoscersi creatura finita che anela all’infinito, con una ferita impressa nel profondo che suscita inquietudine e dolore e con cui bisogna convivere, da questo dunque Nembrini è sempre partito per aiutare generazioni di studenti e di lettori a mettersi in relazione con questo testo, verso il quale si guarda spesso come ad un monumento della letteratura mondiale distante e inaccessibile. Nembrini, invece, nel solco della grande lezione appresa da don Luigi Giussani, ha reso Dante e la sua opera autentici compagni di viaggio, amici, confidenti. Così come ha fatto appunto don Giussani con tanti altri grandi scrittori e poeti, compagni di viaggio, appunto, accomunati dalla passione per l’umano.
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