Roma, 11 November, 2022 / 6:00 PM
Dalla stanza, avvolta da un ovattato silenzio, si riesce a sentire i rintocchi della campana della cappella, e filtra una luce tenera, che sembra cullare, che assomiglia ad una mano leggera che accarezza il volto. Madre Julia sente le fitte di dolore, come scosse lungo il corpo segnato, inciso dalla malattia, però ascolta anche i rumori pacificanti della vita che le scorre accanto. Sa che sta per lasciare questo mondo, in cui ha tanto pregato, combattuto, sperato, amato. E’ stato bello vivere, una straordinaria avventura costellata da dolori, sconfitte, scontri, ma anche incontri, doni, opere. E’ stato bello, ma ormai è tempo di andare. Vuole sempre ringraziare Dio per quello che ha vissuto, vuole chiedere perdono per gli errori e le debolezze.
Pensa alla Chiesa, la madre, il luogo in cui diventa carne e sangue la presenza di Cristo. Si intenerisce ascoltando il flebile suono delle campane…E ripensa ai volti, i tantissimi volti che l’hanno accompagnata lungo la strada. Rivede anche una ragazza dai lunghi capelli raccolti e intrecciati, dallo sguardo limpido e fermo…Chi è? Ora la riconosce: è lei stessa, in quei giorni lontani di giovinezza e di speranza. Che strano: a tratti quella ragazza le sembra vicinissima, tanto vicina da poter sfiorare con una mano le sue mani; a tratti invece appare lontanissima, sfuocata, come un sogno che sta per svanire nell’aria del primo mattino. Ripensa a quanto è cresciuto intorno a lei, soprattutto l’Opera, le sue “ragazze”, le famiglie, i bambini, quel flusso continuo di vita e di gioia autentica, nonostante i problemi, le tragedie, personali e della Storia, i lutti, gli abbandoni…Tutto si ricompone, tutto si tiene nel segno dell’amore.
Nel convento di Thalbach, in questa mattina di fine agosto la messa viene celebrata alle sei e mezzo e madre Julia può seguirla attraverso un altoparlante nella sua stanza. Suor Ria è vicino a lei. In seguito racconterà:"Durante la santa Messa qualcosa cambiò nella Madre. Ero seduta accanto al suo letto e le sentii il polso. Quando le campane suonarono al momento della santa consacrazione, il polso di madre Julia smise di battere e il suo volto cambiò. Nostra madre era tornata alla sua patria eterna". E’ il 29 agosto 1997. Madre Julia Verhaeghe si spegne nella stanza del convento, ma la grande storia cominciata con lei continua e da’ sempre nuovi frutti.
Abbiamo provato a ricostruire le ultime ora di vita di questa grande protagonista della storia della Chiesa del Novecento, Julia Verhaeghe, grazie alla lettura di Ha servito la Chiesa. Madre Julia Verhaeghe e lo sviluppo della Famiglia spirituale “L’Opera” , la nuova biografia nella quale padre Hermann Geissler offre una visione globale della vita di madre Julia Verhaeghe, fondatrice della Famiglia spirituale “L’Opera”. Allo stesso tempo il libro, che rende vivamente partecipe il lettore, ricostruisce l’intenso percorso di sviluppo dell’ Opera dal 1950 al 2001.
L’evoluzione della Comunità e lo sviluppo del carisma proprio de “L’Opera” è indissolubilmente legato alla persona e alle grazie particolari concesse a madre Julia. Come è intervenuto Dio nella sua vita? Come ha risposto lei nella fede? Come è riuscita a seguire le vie della provvidenza nella sua vita concreta? Molte le domande che suscita la lettura del libro, il cui racconto si snoda attraverso citazioni dalle sue lettere e dai suoi appunti, che ne rivelano la natura più profonda. Le testimonianze di chi l’ha accompagnata nella vita contribuiscono a far emergere un ritratto appassionante della sua visione profetica sulla Chiesa e sul mondo, della sua premura materna verso molte persone, della sua saggezza negli sviluppi esterni e interni della comunità, intrecciate strettamente alle sofferenze spirituali e fisiche e della relazione mistica con Cristo. Così madre Julia è diventata "una testimone dell’azione provvidente di Dio, una figlia della Chiesa e una serva dell’unità, nell’amore e nella verità", come scrive il cardinale Mario Zenari nella prefazione. Una figlia al servizio della Chiesa, dunque, attraverso la cui esistenza di offerta traspare anche una pagina importante della vita ecclesiale stessa, nel quadro di un Novecento inquieto, tragico ma anche ricco di fermenti e di vite appassionanti.
Giulia nasce l’11 novembre 1910 a Geluwe nelle Fiandre (Belgio) in una famiglia numerosa. Cresciuta in un ambiente semplice, durante la prima guerra mondiale sperimenta la durezza della vita, ma anche la forza della fede. Non ha la possibilità di ricevere un’istruzione completa e, a 14 anni, comincia a lavorare presso famiglie in Belgio e in Francia per contribuire al sostentamento della famiglia. Una condizione che le permetterà, in seguito, di conoscere la situazione di molte giovani alle prese con questo tipo di lavoro e di fornire loro una preparazione adeguata. Precocemente fa esperienza di profonde esperienze interiori e sente molto forte l’intimo desiderio di consacrarsi totalmente a Dio, ma la sua salute debole non lo permette. Grazie alla guida di padre Cyrill Hillewaere, sacerdote della diocesi di Bruges, Giulia sente di doversi votare a una particolare missione: diventa madre fondatrice per un nuovo carisma – la Famiglia spirituale “L’Opera”. Sempre fu convinta che "Dio è guida e orizzonte de ‘L’Opera".
Durante la seconda guerra mondiale si riunisce intorno a madre Giulia un gruppo di giovani donne e dopo la guerra, sulle tracce dei primi cristiani, con loro Giulia inizia a vivere in comunità. Sotto la guida della provvidenza di Dio si sviluppa così, nel corso degli anni, la famiglia spirituale
“L’Opera”, costituita da una comunità sacerdotale, da una comunità di donne consacrate e da fedeli laici associati in vari modi (sacerdoti, diaconi, famiglie, laici celibi o vedovi). “L’Opera” è presente ora in numerosi Paesi europei, negli Stati Uniti e a Gerusalemme ed ha ottenuto nel 2001 il riconoscimento da parte di Papa Giovanni Paolo II come “Famiglia di Vita Consacrata”. Come bene racconta il libro di padre Gessler questa storia ha compreso molti capitoli difficili: incomprensioni, ingiustizie, problemi di ogni genere hanno reso il cammino non facile, a cui si è sempre affiancato una via crucis di sofferenze fisiche, perché Giulia è sempre stata debole di salute e spesso costretta a letto. Mai vinta, però, da tutte le difficoltà, sempre forte nella fede. Fino all’ultimo respiro, in quella mattina di agosto, sotto il segno della Croce, nella sua stanza a Thalbach.
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