Città del Vaticano , 28 February, 2015 / 12:21 AM
28 febbraio 2013 – 28 febbraio 2021. Sono passati otto anni, eppure sembra ieri. Nella mente di ciascuno di noi, o almeno di chi è legato in qualche modo alla Chiesa Cattolica e al Papa, si affolleranno decine e decine di immagini. Quasi che nelle nostre menti si sia materializzata una sorta di mostra fotografica sulle ultime ore da Romano Pontefice di Benedetto XVI.
Indelebili immagini quali l'applauso nel cortile di San Damaso, le lacrime filiali e improvvise di monsignor Georg Gänswein, l’elicottero che sorvola per l’ultima volta il Cupolone e piazza San Pietro, l’atterraggio a Castel Gandolfo, l’ultima benedizione dal balcone da (quasi) semplice pellegrino, il portone del Palazzo Apostolico che alle 20 si chiude sulla piazza e soprattutto sul pontificato ratzingeriano.
Il Papa aveva annunciato la rinuncia con 17 giorni di anticipo. La decisione era nota. Benedetto aveva dato il tempo necessario per metabolizzarla. Tutti ormai eravamo pronti al momento del commiato. O almeno pensavamo di esserlo. Ma quei giorni che hanno separato l’annuncio della rinuncia di Benedetto XVI dall’inizio della Sede Vacante invece hanno aumentato ancora di più l’affetto, la stima e la riconoscenza del Popolo di Dio nei confronti del Vescovo di Roma.
In quei giorni che ci hanno condotto alla Sede Vacante Benedetto XVI è stato visto – per la prima volta in quasi otto anni di regno – sotto un’altra ottica. In pochi giorni il Papa è stato – tardivamente – rivalutato se non addirittura agli occhi dei suoi tanti (se non troppi) detrattori rivalutato. Si parlava del ‘lato umano’ di Papa Ratzinger, come se quell’anziano vescovo bavarese fino al giorno prima fosse stato solo un rigido e algido burocrate vaticano.
Ridurre e riassumere Benedetto XVI al solo gesto della rinuncia è un’operazione semplicistica e scorretta. Sia nei confronti del Papa stesso, sia nei confronti della verità. Quella Verità che Joseph Ratzinger si è impegnato a servire nella sua vita: da professore, da presbitero, da vescovo, da cardinale, da prefetto, da Papa.
‘Sono semplicemente un pellegrino che inizia l’ultima tappa del suo pellegrinaggio in questa terra. Ma vorrei ancora, con il mio cuore, con il mio amore, con la mia preghiera, con la mia riflessione, con tutte le mie forze interiori, lavorare per il bene comune e il bene della Chiesa e dell’umanità. E mi sento molto appoggiato dalla vostra simpatia. Andiamo avanti insieme con il Signore per il bene della Chiesa e del mondo’. Con queste parole Benedetto XVI si accomiatava dai fedeli. Queste sono state le sue ultime, semplici, chiare parole da Romano Pontefice. Un saluto cor ad cor loquitur. E prima di rientrare nel Palazzo Apostolico l’ormai pellegrino Benedetto salutava con un semplice ‘buona notte’ i fedeli raccolti nella piazza di Castel Gandolfo. Una ‘buona notte’ che ha anticipato di un paio di settimane il ‘fratelli e sorella buona sera’ del suo successore, il Pontefice venuto 'quasi dalla fine del mondo'. Anche questo, alla fine, è un gesto semplice di continuità.
Le Migliori Notizie Cattoliche - direttamente nella vostra casella di posta elettronica
Iscrivetevi alla newsletter gratuita di ACI Stampa.
La nostra missione è la verità. Unisciti a noi!
La vostra donazione mensile aiuterà il nostro team a continuare a riportare la verità, con correttezza, integrità e fedeltà a Gesù Cristo e alla sua Chiesa.
Donazione a CNA