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Un servizio di EWTN News

Ecco come le sigle cattoliche lavorano per rispondere alla crisi ucraina

Alcuni aiuti ai rifugiati ucraini

Se si vuole comprendere davvero la situazione umanitaria in Ucraina, si devono leggere i rapporti dei migliori inviati sul campo: le organizzazioni della Chiesa cattolica. Queste si sono riunite, dallo scorso marzo, in una iniziativa lanciata dall’International Catholic Migration Commission (ICMC) che si chiama “Catholic response for Ukraine” (CR4U) e che redige sul suo sito un rapporto settimanale sulla situazione sul terreno, sull’aiuto umanitario da prestare o prestato, includendo persino foto scattate da quelli che fanno parte del gruppo.

Un gruppo che include Caritas Internationalis, il Jesuit Refugee Service e il Malteser International dell’Ordine di Malta, ma che coinvolge anche i vescovi europei, con rappresentanti da parte del Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee (CCEE) e della Commissione delle Conferenze Episcopali dell’Unione Europea (COMECE), nonché il Dicastero vaticano per la Promozione dello Sviluppo Umano Integrale.

La scorsa settimana il CR4U ha avuto una riunione a Roma, per fare il punto della situazione. Coordinatore del gruppo è monsignor Robert Vitillo, segretario generale dell’ICMC. Vitillo è anche stato in Ucraina, e ha poi riferito del suo viaggio in una relazione al Parlamento Europeo, cercando di suscitare la sensibilità delle organizzazioni internazionali al dramma umanitario che si vive in Ucraina.

Ci si trova, infatti, alle prese con l’arrivo dell’inverno, particolarmente rigido in Ucraina, mentre le cifre ufficiali parlano finora di 5,7 milioni di rifugiati ucraini che hanno lasciato la nazione e ulteriori 7,7 milioni di persone che sono diventati sfollati interni. È una emergenza umanitaria geograficamente distribuita in maniera vasta su tutto il territorio

In prima linea nell’aiutare queste persone c’è la Chiesa cattolica, come sottolinea monsignor Vitillo. Vitillo ha anche spiegato a Vatican News che nell’ultima riunione di Roma si è soprattutto fatta una “pianificazione strategica del futuro”, anche in vista dell’inverno, facendo anche “una valutazione delle risposte di tutte le organizzazioni cattoliche a questo disastro e a questa emergenza”.

Tra i bisogni principali, quello di ricostruire un sistema educativo, perché le scuole sono in molti casi distrutte, ma anche un accompagnamento per la salute mentale e di programmi psico-sociali, per superare i traumi della guerra.

Parlando della sua visita in Ucraina, monsignor Vitillo ha sottolineato che “le persone, quando ho visitato l’Ucraina lo scorso luglio, mi hanno detto che prima di tutto vogliono continuare a preservare la loro identità come Ucraini e si sentono di avere il diritto a questo. Dall’altra parte vogliono la pace e devono trovare il modo in Ucraina e in tutto il mondo di incoraggiare il dialogo e di trovare la pace”.

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