Se si vuole comprendere davvero la situazione umanitaria in Ucraina, si devono leggere i rapporti dei migliori inviati sul campo: le organizzazioni della Chiesa cattolica. Queste si sono riunite, dallo scorso marzo, in una iniziativa lanciata dall’International Catholic Migration Commission (ICMC) che si chiama “Catholic response for Ukraine” (CR4U) e che redige sul suo sito un rapporto settimanale sulla situazione sul terreno, sull’aiuto umanitario da prestare o prestato, includendo persino foto scattate da quelli che fanno parte del gruppo.
Una nuova presidente, un nuovo comitato direttivo, e la conferma del segretario generale, nella persona di monsignor Bob Vitillo. L’International Catholic Migration Commission (ICMC) ha rinnovato i suoi vertici al termine dell’ultima riunione del consiglio, che si è tenuta a Roma dal 30 maggio all’1 giugno
Quasi centocinquanta pagine, con varie appendici, delineano quello che deve essere il lavoro del futuro per raggiungere l’obiettivo dello sviluppo umano integrale. Si presenta così il rapporto “Work is care, care is work” (Lavorare è prendersi cura, prendersi cura è un lavoro) oggetto anche di un webinar lo scorso 11 dicembre.
Non è cominciato con Papa Francesco, l’impegno della Chiesa sulle migrazioni, ma Papa Francesco ha voluto dare al tema una enfasi particolare, arrivando persino a mettersi a capo di una sezione su Migranti e Rifugiati all’interno del dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale. E, tra le realtà della Chiesa quasi sconosciute che hanno una storia e un peso, c’è la International Catholic Migration Commission. Ed è anche a questa commissione che parla la Fratelli Tutti, spiega monsignor Robert Vitillo, segretario generale dell’ICMC.
C’è un uomo che andrebbe ricordato in maniera particolare il 29 settembre, Giornata del Migrante e del Rifugiato. È un uomo che ha dedicato ai migranti la sua vita, ha coordinato gli sforzi della Chiesa del secondo Dopoguerra nell’aiutarli, e ha fondato l’International Catholic Migration Commission. Quest’uomo è James J. Norris, da tutti chiamato “il perfetto gentiluomo di Dio”.
Circa 24 mila progetti in 50 Paesi nel mondo, utilizzando un network che è allo stesso tempo locale e internazionale: dopo la plenaria di marzo, durante la quale è stata eletta Anne Therese Gallagher come nuovo presidente, l’International Catholic Migration Commission ha ripreso a lavoare, con l’obiettivo di avere sempre più impatto nell’advocacy internazionale.
In questi giorni, i membri dell’ICMC si sono riuniti in plenaria a Roma. Hanno eletto il nuovo presidente, Anne Therese Gallagher, 14 membri del loro consiglio provenienti dai cinque continenti, ratificato la nomina di monsignor Robert Vitillo a Segretario Generale.
Abbandonare la “cultura dominante” dello scarto e del rifiuto, e così cambiare atteggiamento nei confronti dei migranti: è questa la sfida più grande per l’International Catholic Migration Commission, nelle parole del Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano.
Un accordo per i rifugiati più vulnerabili: è quello siglato tra l’International Catholic Migration Commission (ICMC) e il governo canadese la scorsa settimana a Ginevra, che impegna ICMC, Canada e agenzia ONU per i rifugiati (UNHCR) ad aiutare i migranti più vulnerabili.