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Il venerabile Maggiorino Vigolungo: aspirante paolino e modello di santità

Diciotto mesi di vita paolina: anche se pochi hanno aperto la strada del cielo ad uno dei primi collaboratori del beato Giacomo Alberione.

Maggiorino Vigolungo, questo il suo nome, è stato il primo degli aspiranti paolini a lasciare la terra per il cielo, lodando Dio a soli quattordici anni di età.

Nato il 6 maggio 1904 a Benevello, paese in provincia di Cuneo, la sua è una famiglia dalle sane tradizioni religiose. I suoi genitori coltivano la terra e fin da piccolo è un ragazzo sveglio ed intelligente.

Molto attivo in parrocchia serve all’altare con amore, ed è attratto dalle parole che il parroco rivolge nelle omelie, tanto da segnarle in un piccolo quaderno che usa per la meditazione quotidiana.

Affascinato dalle parole di don Giacomo Alberione, ne sente l’attrazione decidendo di entrare nella prima tipografia, aperta dal futuro beato per la diffusione della buona stampa. Questa non è proprio una officina, ma una piccola famiglia nella quale si vive il vangelo.

I ragazzi lavorano per metà giornata mentre il resto del tempo è impiegato nello studio, nella preghiera e nella ricreazione.

Il 15 ottobre del 1916, il ragazzo è tra gli allievi della “Scuola Tipografica Piccolo Operaio” che, dal 1921, assumerà il nome di Pia Società San Paolo, il primo ramo della famiglia paolina.

Chi vive con Maggiorino lo ricorderà molto devoto, e con tanti propositi di bene da realizzare tra cui quello di “progredire nel bene ogni giorno”.

Devotissimo alla Madonna ogni giorno è assiduo nella recita delle Tre Ave Maria e del Rosario.

Ragazzo speciale è seguito da don Alberione e da Timoteo Giaccardo, prima colonna della novella istituzione.

Ogni giorno Maggiorino lavora in tipografia invitando anche il padre ad acquistare la stampa cattolica come forma di missione ed apostolato.

Tutto fa presagire per il bene del ragazzo che è amato e stimato da tutti. Disponibile e generoso è un modello per tutti coloro che incontrano il suo sguardo.

Nella primavera del 1918 una brutta pleurite lo riporta nel paese di origine per curarsi. Poco dopo contrae la meningite.

Informato del male e del poco che gli resta da vivere è sereno continuando a trascorrere la propria esistenza nella preghiera e nell’offerta di sé al Padre.

Assistito da don Alberione e don Giaccardo, munito dei santi sacramenti, spira il 27 luglio 1918.  Nel momento in cui il ragazzo sta terminando l’esistenza terrena, i suoi compagni recitano il  terzo mistero glorioso del Rosario: Maria assunta in cielo in corpo e anima.

Dopo la morte, don Alberione viste le ottime doti del giovane chiede al vescovo di Alba di iniziare l’iter per la causa di beatificazione di questo figlio della Pia società.

Dopo un anno, il beato ne scrive una biografia mettendo in luce tanti episodi della vita del venerabile.

Giovanni Paolo II il 28 marzo 1988, terminato il giudizio più che positivo sulle virtù eroiche del ragazzo, lo proclama Venerabile per la gloria della Chiesa, della famiglia paolina e di tutti coloro che  sperano nella sua intercessione al cielo.

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