Diciotto mesi di vita paolina: anche se pochi hanno aperto la strada del cielo ad uno dei primi collaboratori del beato Giacomo Alberione.
Alla famiglia paolina riunita nell’XI capitolo generale, Papa Francesco rinnova l’invito a seguire il carisma del fondatore, il Beato Giacomo Alberione, e anche di seguire, come è nel loro carisma, le orme di San Paolo, da cui imparare “la passione per il Vangelo e lo spirito missionario”.
Smantellata, chiusa, murata. Come tutti gli edifici di culto, quella chiesa doveva sparire. Così il governo comunista di Ungheria, dopo aver messo al bando la Congregazione Paolina che viveva e animava la “Chiesa nella roccia” (ma sarebbe più corretto dire “Chiesa nella grotta) decise di nascondere agli occhi di tutti gli abitanti di Budapest questo piccolo gioiello su una collina che sormonta il Ponte della Libertà. La croce, posta sulla cima della collina di Gellert a sovrastare tutta la città, fu rovesciata. E per quaranta anni non si sentì più parlare di quella chiesa.