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Un servizio di EWTN News

Papa Francesco ai cattolici kazaki, siate comunità aperta al futuro di Dio

"È il compito peculiare della Chiesa in questo Paese: non essere un gruppo che si trascina nelle cose di sempre o si chiude nel suo guscio perché si sente piccolo, ma una comunità aperta al futuro di Dio, accesa dal fuoco dello Spirito". Così Papa Francesco saluta i religiosi i sacerdoti e i vescovi del Kazakistan nell'incontro a loro dedicato nell'ultimo dei tre giorni trascorsi nel paese. 

Dopo aver come di consueto incontrato in forma privata i gesuiti che lavorano nella regione Russa,( il testo sarà pubblicato solo da Civiltà cattolica) Francesco arriva all Cattedrale della Madre del Perpetuo Soccorso  sede dell’Arcidiocesi di Maria Santissima in Astana. La denominazione è legata al vecchio nome della città, e il saluto al Papa è del presidente della Conferenza episcopale dell' Asia centrale istituita appena un anno fa. "Ci riconosciamo come successori dei testimoni eroici nell'evangelizzazione di queste terre" dice nel saluto al Papa. La CEVAC riunisce le Chiese del Kazakhstan, Kirghizistan, Tagikistan, Turkmenistan, Uzbekistan, Mongolia e Afghanistan. Lo scorso aprile è stato nominato il primo presidente, proprio José Luis Mumbiela Sierra, Vescovo della Diocesi della Santissima Trinità in Almaty. Segretario generale è Evgeny Zinkovsky, Vescovo ausiliare della Diocesi di Karaganda. 

Al piccolo gregge cattolico il Papa parla di eredità e promessa, memoria e futuro. 

E la memoria qui è dolorosa, ma il Papa preferisce ricordare che " se oggi in questo vasto Paese, multiculturale e multireligioso, possiamo vedere comunità cristiane vivaci e un senso religioso che attraversa la vita della popolazione, è soprattutto grazie alla ricca storia che vi ha preceduto".

Una memoria che sia viva e che sia memoria "viva di Gesù, che ci riempie di stupore e che attingiamo soprattutto dal Memoriale eucaristico, la forza d’amore che ci sospinge ", dice. 

Il Papa ha ascoltato le testimonianze di un sacerdote kazako, che dice la gente ha bisogno di un prete" in grado di comprendere e sostenere nei momenti difficili e di gioire ed incoraggiare nei momenti di consolazione". E Poi c'è Suor Clara, che dice: "testimoniare Cristo qui in Kazakhstan significa stare con le persone, accompagnarle, rallegrarsi quando si rallegrano, sostenerle quando piangono", e la moglie di un prete greco-cattolico ucraina: "la ringrazio per le Sue preghiere e per tutti gli sforzi che Lei fa per ripristinare la pace nella mia Patria". E poi un padre con genitori separati ed atei, dice: "sono consapevole che la lotta del cristiano, indipendentemente dal suo status quo, consiste nel rimanere costantemente svegli contro le tre tentazioni di Satana: il denaro, il potere e i piaceri del corpo" e che "una famiglia cristiana numerosa è anche una buona piattaforma per crescere nell'umiltà" e "una cellula sana alla vita della società". 

A tutti loro il Papa risponde che "la fede è passata con la vita, con la testimonianza che ha portato il fuoco del Vangelo nel cuore delle situazioni per illuminare, purificare e diffondere il calore consolante di Gesù, la gioia del suo amore che salva, la speranza della sua promessa" e che "essere piccoli ci ricorda che non siamo autosufficienti: che abbiamo bisogno di Dio, ma anche degli altri, di tutti gli altri: delle sorelle e dei fratelli di altre confessioni, di chi confessa credo religiosi diversi dal nostro, di tutti gli uomini e le donne animati da buona volontà". 

Poi le raccomandazioni di sempre: spazio ai laici, fraternità, costruzione di pace e dialogo e il ricordo del beato Bukowiński, "un sacerdote che spese l’esistenza per curare gli ammalati, i bisognosi e gli emarginati, pagando sulla propria pelle la fedeltà al Vangelo con la prigione e i lavori forzati" e dei martiri greco-cattolici, il Vescovo Budka, il sacerdote don Zarizky e Gertrude Detzel, di cui si è aperto il processo di beatificazione" e ricorda il miracolo della Madonna del Lago. 

Del resto è la storia stessa della parrocchia che parla: nata negli anni ‘30 del secolo scorso, quando gli abitanti delle regioni occidentali dell’Ucraina, della Bielorussia, della regione del Volga e di altri luoghi facenti parte dell’ex Unione Sovietica, vengono deportati in Kazakhstan. Per decenni si sfugge alle persecuzioni sovietiche e solo nel 1979, la comunità si registra ufficialmente. La prima casa di preghiera è intitolata alla Madre del Perpetuo Soccorso, in onore dell’icona, custodita, correndo molti rischi, dai credenti nel corso degli anni. Nel 1994 inizia la costruzione di una nuova chiesa e nel 1998, si iniziano le celebrazioni. Il 6 agosto 1999, dopo l’istituzione dell’Amministrazione Apostolica di Astana da parte di Papa Giovanni Paolo II, la chiesa diventa Cattedrale e viene consacrata dal rappresentante del Papa in Russia, l’arcivescovo Antonio Mennini, il 25 giugno 2006. 

Nel settembre 2001, l’edificio religioso riceve la visita di Papa Giovanni Paolo II, che consacra la pietra angolare su cui è stata costruita la chiesa. Quelli furono, ha scritto Tomasz Peta, giorni miracolosi.

Oggi davanti a Papa Francesco è stato svelata la nuova bellissima icona di Maria Madre delle Steppe, rappresentata come una giovane dai tipici tratti kazaki. 

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