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Linguaggi pontifici. Come nasce la carità del Papa

Un pranzo per i poveri nell'aula Paolo VI

Da sempre, la Chiesa cattolica si occupa degli ultimi, dei più marginalizzati della storia, dei poveri. Da sempre, la fede cattolica è andata di pari passo con la cura dei derelitti, con un impegno che veniva direttamente dal fatto che Cristo stesso aveva fatto così, che Cristo stesso aveva, con la sua venuta, dato a tutti gli uomini la dignità dei Figli di Dio e fratelli del suo figlio. Nessuno deve essere escluso.

Quello che in pochi sanno è che la stessa struttura gerarchica della Chiesa Cattolica riflette un tale mandato, basti pensare all'istituzione del diaconato narrata dagli atti degli apostoli.

Il primo, l’esempio, a fare della carità un impegno essenziale è proprio il Papa. Ci sono tradizioni storiche, cerimoniali, titoli che sopravvivono ancora oggi e che fanno della carità il primo impegno del Papa.

Fare la carità è un linguaggio, è un modo in cui l’istituzione Chiesa racconta se stessa. Lo spiega monsignor Stefano Sanchirico, officiale dell’Archivio Apostolico Vaticano, in questa serie di conversazioni con ACI Stampa che andranno a dipanare cerimoniali e usanze che hanno portato molti poveri alla mensa del Papa.

Come nasce la carità del Papa? Monsignor Sanchirico spiega che “a Roma, la struttura della carità del Papa si definisce già nei primissimi secoli ed era affidata primariamente ai diaconi”.

È una struttura che “idealmente sopravvive ancora oggi negli ordini cardinalizi”. Infatti, sottolinea monsignor Sanchirico, “il collegio cardinalizio è diviso in tre ordini: diaconi, presbiteri e vescovi. I vescovi sono i cardinali titolari delle sedi suburbicarie, cioè poste intorno a Roma”.

Il Cardinale Decano del Collegio aggiunge al suo titolo quello di Ostia. Poi ci sono i cardinali “presbiteri, che sono titolari di una parrocchia, e i diaconi, perché il clero che elegge i Papa, il collegio cardinalizio, non è altro che il clero romano, anche se queste persone sono in tutto il mondo”.

I diaconi, ricorda Monsignor Sanchirico, “erano coloro che all’inizio, quando la Chiesa di Roma si comincia a strutturare, garantivano una presenza capillare caritativa del Papa delle diaconie”.

I diaconi romani erano 14: sette erano i diaconi palatini, che assistevano il Papa nel Palazzo Lateranense, e uno di questi era tesoriere e garantiva l’approvvigionamento per la carità; sette erano invece i diaconi regionali, perché ciascuna aveva una diaconia in capo a una delle sette regioni in cui era suddivisa Roma.

I diaconi, dunque, sottolinea monsignor Sanchirico, “svolgevano un servizio di carità e quindi le diaconie avevano una funzione di ramificazione e dell’assistenza della Roma del periodo tardo antico”.

Uno dei diaconi più celebri è San Lorenzo, martire della Chiesa antica. Le testimonianze dicono che dispensò largamente ai poveri i tesori della Chiesa a lui affidati. Ma tra i “padri dei poveri” vanno annoverati alcuni grandi Papi, come Ilario, Gelasio e Gregorio Magno. Tutti contribuirono a strutturare in maniera più definita la realtà caritativa della Chiesa romana. Ma non c’era da sorprendersi. Questo era parte della loro stessa missione.

 

(1 – continua)

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