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L’incontro tra San Filippo Neri e San Carlo Borromeo sulla via delle Sette Chiese

Piccole villette dove il verde degli alberi si incontra con un cielo terso, color blu topazio; palazzine colorate nascondono, al loro interno, cortili da un sapore d’altri tempi; un pallone rimbalza da una parete all’altra delle palazzine e il suono rimbomba nel silenzio; i bambini giocano la loro partita di calcio tra viuzze e piazzette. Non è la descrizione di un paesino di qualche località montana, bensì la città di Roma con il suo caotico traffico; qui, nel quartiere romano della Garbatella, il tempo sembra essersi fermato agli anni ‘20 del Novecento. Ma facciamo un passo ancora più indietro nel tempo, fino ad arrivare addirittura al 1500, un’epoca così particolare per la Capitale, ricca di fermento spirituale: tanti santi si aggiravano nelle vie romane, in questo periodo storico, e tra questi ne spicca uno, San Filippo Neri, il “santo della gioia”, ideatore della famosa visita delle Sette Chiese, istituita, poi, ufficialmente da Papa Sisto V nella bolla Egregia populi romani pietas del 13 febbraio 1586. 

E una via, a Roma, dedicata a questa pia pratica esiste tutt'oggi e si chiama, appunto, “Via delle Sette Chiese” che attraversa il quartiere della Garbatella. Proprio in quest’area in quel lontano 1500 avvenne un incontro del tutto particolare. A descriverlo è Mariano Armellini, archeologo e storico della Capitale, che nelle pagine del suo Le chiese di Roma (1891), scrive: 

E’ situata nel sito detto via Paradisi, come leggesi in una lapide in marmo bianco, a lettere dipinte a minio, posta nella parte meridionale della chiesa lungo la strada tra due medaglioni in marmo bianco, ove a rilievo in uno è scolpito s. Carlo Borromeo e nell’altro s. Filippo Neri, in memoria dell’incontro avvenuto tra i due santi nel 1575 in una visita che ambedue facevano delle Sette Chiese”. 

La chiesa a cui fa riferimento lo storico è intitolata ai Santi Isidoro ed Eurosia; per gli abitanti del quartiere è conosciuta però con il semplice nome de “la chiesoletta”. Nel 1800, una parte del tracciato di questo luogo sacro, cadeva nella “Tenuta dei 12 Cancelli” di Monsignor Alessandro Niccolai, ministro dell'Agricoltura sotto Papa Gregorio XVI. Fu Monsignor Nicolai a desiderare questa chiesa che doveva rappresentare un luogo di spiritualità per i contadini della sua tenuta e per il conforto dei pellegrini. La costruzione dell’edificio - su disegno dell'architetto Giuseppe Valadier - iniziò intorno al 1818 per terminare nel 1822, anno in cui avvenne la consacrazione della chiesa. Lungo il suo fianco furono murati la scritta “via Paradisi” e due medaglioni in marmo bianco raffiguranti San Filippo Neri e San Carlo Borromeo in ricordo del famoso incontro avvenuto nel 1575, quando in questi spazi sorgeva la campagna romana. La chiesa, infatti, si trova sul percorso che i fedeli percorrevano nella visita alle Sette Chiese di Roma. 

Racconta Antonio Gallonio, amico e primo biografo del Santo, che il Neri “era solito andarsene solitario alle Sette Chiese, o ad alcuna d'esse, massime a quelle fuori della città” e quelle visite “non furono per lui senza grandissima consolazione e senza profitto di virtù e di doni”. Solo nel 1552 il pellegrinaggio diventerà una pratica stabile e organizzata. Con il crescere del numero dei partecipanti, Filippo decise infatti di dedicare al pellegrinaggio un giorno fisso dell'anno: il giovedì grasso. Così, il primo pellegrinaggio ufficiale alle Sette Chiese ebbe inizio il 25 febbraio 1552. Il percorso, lungo sedici miglia, fu diviso in due giornate, con la partenza, la sera del mercoledì, dalla chiesa di San Girolamo della Carità. Attraversato ponte San'Angelo si faceva visita ai malati dell'ospedale di Santo Spirito. Quindi, il corteo si raccoglieva presso la basilica di San Pietro, prima tappa della visita.          

La mattina seguente, di buon'ora, l'appuntamento era nella basilica di San Paolo, da dove si percorreva la via che oggi viene chiamata delle Sette Chiese e si giungeva a San Sebastiano per partecipare alla Santa Messa. E, proprio in uno di questi pellegrinaggi, Filippo incontrò Carlo Borromeo che, nove anni dopo, diverrà Vescovo di Milano. 

Caduta in rovina nel corso dell'Ottocento, la piccola chiesa di Santi Isidoro ed Eurosia fu acquistata e restaurata dal sacerdote oratoriano Generoso Calenzio. Nel piccolo portico d’ingresso è possibile ammirare tre bozzetti a rilievo in gesso, ritenuti opera dello scultore Antonio Canova: il primo rappresenta la Vergine col Bambino e San Giovanni Battista; il secondo il Salvatore che accoglie tra le braccia i fanciulli; e, in ultimo,  San Giovanni che battezza Gesù Cristo. L'interno della chiesa si presenta a navata unica, con un solo altare centrale, quattro finestre laterali ed una cantoria. L'altare è in marmo policromo. Oggi la chiesa è annessa della parrocchia di San Filippo Neri, retta dai padri Oratoriani.  

 

 

 

 

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