Città del Vaticano , 11 May, 2022 / 9:25 AM
Il Papa, continuando il ciclo di catechesi sulla Vecchiaia, incentra la sua riflessione sul tema: "Giuditta. Una giovinezza ammirevole, una vecchiaia generosa". Da Piazza San Pietro il Pontefice sottolinea: "Oggi parleremo di Giuditta, una eroina biblica. La conclusione del libro che porta il suo nome – ne abbiamo ascoltato un brano – sintetizza l’ultima parte della vita di questa donna, che difese Israele dai suoi nemici".
"Giuditta - continua il Papa raccontando la sua storia - è una giovane e virtuosa vedova giudea che, grazie alla sua fede, alla sua bellezza e alla sua astuzia, salva la città di Betulia e il popolo di Giuda dall’assedio di Oloferne, generale di Nabucodonosor re d’Assiria, nemico prepotente e sprezzante di Dio. Dopo la grande avventura che la vede protagonista, Giuditta torna a vivere nella sua città, Betulia, dove vive una bella vecchiaia fino a centocinque anni."
Per lei, secondo il Papa, era come giunto "il tempo della pensione, come arriva per molte persone: a volte dopo un’intensa vita di lavoro, a volte dopo un’esistenza avventurosa, o di grande dedizione".
"Giuditta visse più di cent’anni, una benedizione particolare. Ma non è raro, oggi, avere tanti anni ancora da vivere dopo la stagione del pensionamento. Come interpretare, come far fruttare questo tempo che abbiamo a disposizione. Cosa posso fare in questi anni della pensione?", chiede Papa Francesco.
"La prospettiva della pensione coincide per molti con quella di un meritato e desiderato riposo da attività impegnative e faticose. Ma accade anche che la fine del lavoro rappresenti una fonte di preoccupazione e sia atteso con qualche trepidazione: “che farò adesso che la mia vita si svuoterà di ciò che l’ha riempita per tanto tempo?”. Il lavoro quotidiano significa anche un insieme di relazioni, la soddisfazione di guadagnarsi da vivere, l’esperienza di avere un ruolo, una meritata considerazione, un tempo pieno che va al di là del semplice orario di lavoro", sottolinea Papa Francesco.
"Oggi i nonni sono diventati più importanti perchè hanno la pensione", dice a braccio il Papa.
"Noi facciamo questo sforzo di “rimodellamento”? Oppure subiamo semplicemente l’inerzia delle condizioni materiali ed economiche? La compresenza delle generazioni, di fatto, si allunga. Cerchiamo, tutti insieme, di renderle più umane, più affettuose, più giuste, nelle nuove condizioni delle società moderne? Per i nonni, una parte importante della lor vocazione è sostenere i figli nell’educazione dei bambini. I piccoli imparano la forza della tenerezza e il rispetto per la fragilità: lezioni insostituibili, che con i nonni sono più facili da impartire e da ricevere. I nonni, da parte loro, imparano che la tenerezza e la fragilità non sono solo segni del declino: per i giovani, sono passaggi che rendono umano il futuro", chiede il Papa.
"Giuditta rimane vedova presto e non ha figli, ma, da anziana, è capace di vivere una stagione di pienezza e di serenità, nella consapevolezza di avere vissuto fino in fondo la missione che il Signore le aveva affidato. Per lei è il tempo di lasciare l’eredità buona della saggezza, della tenerezza, dei doni per la famiglia e la comunità: un’eredità di bene e non soltanto di beni", continua ancora il Pontefice nella sua udienza.
"Il Signore non affida i suoi talenti solo ai giovani e ai forti: ne ha per tutti, su misura di ciascuno. La vita delle nostre comunità deve saper godere dei talenti e dei carismi di tanti anziani, che per l’anagrafe sono già in pensione, ma che sono una ricchezza da valorizzare", conclude il Papa.
"Io mi raccomando prendete il libro di Giuditta, leggete questa storia di una donna coraggiosa che finisce con tenerezza e generosità, una donna all'altezza, vorrei che fossero cosi le nostre nonne tutte, che ci lasciano l'eredità non dei soldi ma della saggezza", conclude a braccio il Pontefice.
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