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Un servizio di EWTN News

Diplomazia pontificia, dal Vietnam al Messico passando per l’Ucraina

Monsignor Wachowski, sottosegretario vaticano per i Rapporti con gli Stati, con Ha Kim Ngoc, vice ministro per gli Affari Esteri del Vietnam, durante il loro incontro ad Hanoi del 21-22 aprile 2022

Continuano i passi avanti della Santa Sede verso lo stabilimento di un rappresentante residenziale ad Hanoi, in Vietnam, un passo che porterebbe a 12 il numero di Paesi che tuttora non hanno relazioni con la Santa Sede. Il Papa ha fatto sapere che non andrà a Kiev, ma neanche incontrerà il Patriarca Kirill di Mosca, così evitando ogni tipo di strumentalizzazione diplomatica mentre si cerca di essere mediatori. Lungo viaggio del Cardinale Pietro Parolin in Messico, per celebrare i 30 anni di relazioni diplomatiche, ma non solo.

Nell’ultima settimana, la Santa Sede si è mossa su più fronti, con diverse piccole notizie da segnalare. Andiamo con ordine.

                                               FOCUS VIETNAM

Passi avanti verso un rappresentante della Santa Sede ad Hanoi

Si è tenuto ad Hanoi, in Vietnam, il nono incontro del Gruppo di Lavoro congiunto tra Vietnam e Santa Sede. Durante l’incontro, che si è tenuto dal 21 al 22 aprile, si sono definiti ulteriori passi avanti da fare perché la Santa Sede stabilisca un proprio rappresentante residente in Vietnam.

L’incontro è stato presieduto da Ha Kim Ngoc, Vice-Ministro degli Affari Esteri, Capo della Delegazione vietnamita, e Monsignor Mirosław Wachowski, Sotto-Segretario per i Rapporti con gli Stati, Capo della Delegazione della Santa Sede.

Secondo una dichiarazione del direttore della Sala Stampa della Santa Sede Matteo Bruni, “le due Parti hanno avuto un’ampia e completa condivisione circa i rapporti Vietnam – Santa Sede, includendo questioni riguardanti la Chiesa cattolica in Vietnam”, riconoscendo gli sviluppi positivi delle relazioni nonostante lo stop causato dalla pandemia.

In particolare, “le due Parti hanno concordato che i rapporti tra il Vietnam e la Santa Sede dovrebbero continuare ad essere mantenuti sulla base dei principi mutualmente condivisi e su un dialogo fecondo, allo scopo di consolidare la fiducia reciprocamente dimostrata e di rafforzare le relazioni nell’interesse delle due Parti e della Comunità cattolica in Vietnam”.

Bruni ha dunque fatto sapere che Vietnam e Santa Sede “hanno raggiunto un accordo su questioni rilevanti per elevare, nel prossimo futuro, il livello delle relazioni tra il Vietnam e la Santa Sede, da un Rappresentante Pontificio non Residente a un Rappresentante Pontificio Residente e sono convenuti sui futuri passi da compiere per stabilire un ufficio del Rappresentante Pontificio Residente in Hanoi”.

Nella dichiarazione, si sottolinea anche come la Santa Sede segua “con attenzione la profonda e dinamica vita della Comunità cattolica nel Paese e incoraggi la Chiesa cattolica in Vietnam a contribuire al bene comune e alla prosperità del Vietnam, così come la Comunità cattolica ha testimoniato concretamente, durante i periodi più

critici della pandemia, prestando opera di volontariato negli ospedali e sovvenendo alle necessità dei bisognosi”.

In occasione dell’incontro del gruppo di lavoro, la delegazione della Santa Sede sarà anche all’assemblea generale dell’episcopato vietnamita, e ha messo in agenda anche alcuni incontri istituzionali. In particolare, il 21 aprile monsignor Wachowski è stato ricevuto dal viceministro dell’Interno Vu Chiên Thang.

Questi ha dichiarato nell’occasione che la legislazione del Vietnam sulla religione è conforme alle convenzioni internazionali che il Paese ha firmato, creando sempre condizioni favorevoli affinché le organizzazioni religiose operino in conformità con la Costituzione e le leggi.

Il Vietnam, ha detto il viceministro, “rispetta e garantisce sempre il diritto dei cittadini al credo e alla libertà religiosa e ha informato il suo ospite sulle politiche e le leggi del Partito e dello Stato vietnamita in materia di credo e religione. Ha osservato che in Vietnam tutti hanno il diritto di praticare liberamente le proprie convinzioni e attività religiose, sia a casa che nei luoghi di culto”.

Da parte sua, monsignor Wachowski ha detto di sperare di contribuire allo sviluppo delle relazioni tra il Vietnam e la Santa Sede e ha elogiato i grandi sforzi e contributi della Chiesa cattolica in Vietnam alle attività di assistenza sociale e la sua osservanza delle leggi sulle attività religiose in Vietnam.

Vu Chiên Thang ha suggerito a Wachowski e alle agenzie competenti della Santa Sede di coordinarsi con le autorità vietnamite per promuovere le relazioni bilaterali e di prestare attenzione alla nomina dei vescovi nelle diocesi i cui seggi siano vacanti o i cui vescovi abbiano raggiunto l'età del ritiro.

Monsignor Wachowski ha ricordato le trattative organizzate dalle due parti per promuovere le loro relazioni, esprimendo l'auspicio che il Il ciclo di negoziati procederà con successo e sfocerà nei contenuti fondamentali del Regolamento Operativo dell'Inviato Residente della Santa Sede in Vietnam.

Lo scambio centrato sul tema della libertà religiosa non era casuale, dato che uno dei nodi spinosi della relazione riguarda la legge su credi e religioni in vigore dall’1 gennaio 2018. La legge ha aspetti positivi e negativi. Gli aspetti positivi riguardano lo status legale delle organizzazioni religiose. Tra gli aspetti negativi, la Chiesa è messa al di fuori dal sistema scolastico nazionale e da quello educativo, e include molti articoli di regolamento per controllare molti tipi di attività della Chiesa. La legge garantisce la libertà di credo e di religione a tutta la popolazione, e garantiva formalmente libertà di religione, anche se poi limitazioni erano state sperimentate dalla comunità cattolica sin dal 1976 da parte del regime che ha preso il potere invadendo il Sud e riunificando il Paese

L’incontro aveva anche puntato decisamente ad una visita del Cardinale Pietro Parolin nel Paese in Vietnam, un passo che è stato inviato a causa della pandemia.

Al momento, la Santa Sede ha dal 2011 un rappresentante non residente in Vietnam, che è il nunzio a Singapore. Dal 21 maggio 2018, l’arcivescovo Marek Zalewski ricopre l’incarico, e la sua nomina è stata particolarmente bene accolta dall’episcopato vietnamita. L’arcivescovo Zalewski ha anche effettuato una visita pastorale in Vietnam.

Il gruppo di lavoro Santa Sede – Vietnam si riunisce dal 2009 alternativamente in Vietnam e Santa Sede.

In passato, si era guardato al Vietnam anche per il modello delle ordinazioni episcopali, e in particolare si era pensato al modello Vietnam per l’accordo sulla nomina dei vescovi in Cina.

Il modello Vietnam funziona così: c’è un periodo di consultazione, al termine del quale il rappresentate pontificio invia i risultati alla Congregazione alla Congregazione dell’Evangelizzazione dei Popoli, che ha ancora competenza sul Vietnam. Quest’ultima finalizza la lista dei tre candidati, che viene presentata al Papa, il quale fa la sua scelta. Solo dopo la scelta del Papa, la Santa Sede si confronta con il governo vietnamita riguardo il candidato selezionato. Il governo vietnamita vaglia la candidatura, e poi accetta eventualmente il candidato. Quindi, la Santa Sede rende nota la nomina del vescovo. 

                                                FOCUS UCRAINA

(La storia continua sotto)

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Ucraina, come si sta muovendo la diplomazia del Papa

Ci sarà un viaggio in Ucraina dell’arcivescovo Paul Richard Gallagher, ministro vaticano per i rapporti con gli Stati. Gallagher dovrebbe essere a Kiev la prima settimana di maggio (ma i condizionali sono d’obbligo), recuperando un viaggio che avrebbe dovuto fare lunedì santo, e che poi è saltato perché l’arcivescovo è risultato positivo al COVID.

Una presenza di Gallagher in Ucraina era comunque prevista da prima del conflitto, ha fatto informalmente sapere la Sala Stampa della Santa Sede, ed è parte di una attenzione diplomatica che c’è sempre stata. In una intervista ad ACI Stampa, il Cardinale Pietro Parolin ha fatto sapere che aveva sollevato il tema della questione ucraina personalmente con Vladimir Putin durante il suo viaggio in Russia nel 2017, e lo stesso Parolin è stato in Ucraina due volte (nel 2016 e brevemente nel 2021) senza mai evitare di affrontare la questione con termini anche duri, come la definizione di guerra ibrida.

La diplomazia del Papa ora lavora ad una mediazione e c’era davvero una speranza che il Papa potesse andare a Kiev, secondo un programma ben definito e proposto già da marzo, con un incontro con le confessioni religiose locali e l’eventualità di un momento di preghiera a Santa Sofia.

Una visita del Papa a Kiev avrebbe però in qualche modo infastidito Mosca, con cui il Papa vuole avere buoni rapporti. E così, si è deciso per ora di soprassedere sulla visita, che invece sembrava riscontrare il favore della Segreteria di Stato vaticana.

La Segreteria di Stato, invece, aveva fatto notare che un incontro del Papa con il Patriarca di Mosca poteva essere male interpretato, e così – ha fatto sapere Papa Francesco parlando a La Nacion – quella possibilità di incontro, che sarebbe dovuta essere a Gerusalemme, è stata per ora sospesa. Lo stesso Cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano aveva fatto comunque sapere che era stato Kirill cercare il contatto con il Papa in una videoconferenza che si è tenuta il 16 marzo.

Dopo, dunque, l’iniziale attivismo del Papa, con una visita del tutto inconsueta all’ambasciata della Federazione Russa presso la Santa Sede il 25 febbraio, a conflitto appena scoppiato, sembra che stia prendendo piede la linea della prudenza diplomatica, con la volontà di arrivare ad una soluzione negoziata e la piena disponibilità della Santa Sede ad agire da mediatore.

In quale caso il Papa viaggerà in Ucraina

Smentita dal Papa nell’intervista a La Nacion, l’ipotesi di un viaggio del Papa in Ucraina era stata tenuta viva dal Cardinale Michael Czerny, prefetto ad interim del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, in una intervista concessa a CNN Español il 18 aprile. Czerny è stato inviato da Papa Francesco prima in Ungheria e poi in Slovacchia, da dove ha varcato il confine verso l’Ucraina, per portare personalmente l’aiuto del Papa ai rifugiati.

Parlando di un possibile viaggio di Papa Francesco a Kiev, il Cardinale Czerny ha detto che “tutto è possibile. Non è questioni di calcoli, quanto questione di poter portare qualcosa di importane in questo momento. Se vede la possibilità di portare qualcosa, il Papa lo farà”.

Papa Francesco, l’incontro il Sabato Santo con una delegazione ucraina

La vicinanza della Santa Sede all’Ucraina è testimoniata anche dall’inattesa menzione che il Papa ha fatto del sindaco di Melitpol Ivan Fedorov, che era stato imprigionao dai russi, nell’omelia della Messa del Sabato Santo.

Il Papa aveva incontrato il sindaco e tre parlamentari ucraini prima della Messa, accompagnati dall’ambasciatore ucraino presso la Santa Sede Andriy Yurash. I tre parlamentari erano Maria Mezentseva, Olena Khomenko e Rusem Umerov.

L’appello al Papa da Mariupol

Ci si aspettava, invece, una menzione alla situazione di Mariupol alla fine dell’udienza generale del 20 aprile. Dalla città assediata e praticamente isolata, è arrivata anche una lettera di Sergey Volyn, comandante della Marina, che ha scritto una toccante lettera a Papa Francesco riportata dagli organi di informazioni ucraini.

Il comandante ha scritto al Papa di essere ortodosso, non cattolico, e di aver vissuto gli ultimi 50 giorni “completamente circondato”, denunciando “l’inferno sulla terra” che avviene a Mariupol, dove “ogni giorno i feriti muoiono perché non ci sono medicine, acqua, cibo". I residenti, aggiunge, non si fidano degli invasori, e per questo Volyn si è rivolto al Papa, perché aiuti a salvare queste persone “dalle mani di Satana, che vuole bruciare la vita”.

                                           FOCUS AMERICA LATINA

Il viaggio del Cardinale Parolin in Messico

È iniziato il 21 aprile il viaggio del Cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano in Messico. Il Cardinale visita il Paese per la seconda volta in un anno, questa volta per celebrare i 30 anni di relazioni diplomatiche tra Santa Sede e Messico.

La sua è una agenda fitta di incontri istituzionali, e non solo. Il 23 aprile, a Guadalajara, il Cardinale presiede la consacrazione episcopale di monsignor Javier Herrera Corona, che lo scorso 5 febbraio Papa Francesco ha nominato nunzio in Congo e Gabon. Herrera Corona aveva servito come capo della missione di studio della Santa Sede ad Hong Kong.

Il 24 aprile, il Cardinale celebra la Messa nella cattedrale di Città del Messico, mentre il 25 aprile avrà incontri con vari gruppi della società civile al mattino e al pomeriggio presiederà, nella Basilica di Guadalupe, la Messa di apertura dell’Assemblea Generale dell’episcopato Messicano.

Il 26 aprile, il Cardinale Parolin incontrerà il presidente Andrés Manuel Lopez Obrador, che è riuscito a vincere lo scorso 10 aprile un referendum in cui veniva sfiduciato dal popolo, e che vive comunque in una situazione di forti tensioni sociali. Il pomeriggio del 26 aprile, per la celebrazione dei 30 anni delle relazioni diplomatiche, il Cardinale Parolin tiene la relazione al Simposio su Laicità Aperta e Libertà religiosa organizzato dalla nunziatura. Al Simposio parteciperanno esponenti della società civile, accademici, rettori delle università pubbliche e private, imprenditori messicani, corpo diplomatico e rappresentanti dell’episcopato. Da tenere d’occhio anche l’incontro con il ministro degli Esteri Marcelo Ebrard Casaubon, che parteciperà al Simposio.

Nel giugno 2021, durante la sua visita in Messico, il Cardinale Parolin lanciò un messaggio sulla laicità dello Stato dalla nunziatura, in cui sottolineò che “per la Santa Sede è arrivato il momento di un rinnovato patto di mutua collaborazione, caratterizzato da un profondo rispetto verso la legittima distinzione tra Stato e Chiesa, un patto basato nel suo principio di laicità”.

Parolin chiarì che il principio non doveva essere inteso come una opposizione tra sfere religiosi e secolari, ma piuttosto come una necessaria autonomia nell’impegno di agire a favore del bene di tutti”.

                                                FOCUS VIAGGI DEL PAPA

Il Papa a Brazzaville nel 2023?

Si sta ancora organizzando il viaggio di Papa Francesco in Repubblica Democratica del Congo e in Sud Sudan (che si terrà dal 2 al 5 luglio), ma dall’Africa fanno sapere che il Papa starebbe mettendo in agenda un altro viaggio nel continente per il 2023: è il Congo, e la sua capitale Brazzaville, dove nel 2023 si celebrerà il 140esimo anniversario dello stabilimento della prima missione cattolica e il 60esimo anniversario dello stabilimento delle relazioni diplomatiche.

Ovviamente, le informazioni non sono confermate, e ci vorrà tempo prima che si definisca tutto. Ma fonti locali in Congo hanno dato la notizia come “molto probabile”.

L'ultima visita di Papa Francesco in Africa risale al settembre 2019, quando è stato in Mozambico, Madagascar e Mauritius.

Si delinea il viaggio di Papa Francesco in Canada

Non è ancora stato annunciato ufficialmente, sebbene Papa Francesco abbia fatto sapere che intende essere in Canada intorno alla festa di Sant’Anna per portare avanti il processo di riconciliazione con i popoli delle Prime Nazioni. Il viaggio dovrebbe durare dal 25 al 28 luglio.

Quando il Papa ha parlato, l’organizzazione dell’eventuale viaggio, che si dovrebbe tenere a fine luglio, è già cominciata. Dal Canada arrivano le prime indiscrezioni. Il Papa dovrebbe toccare almeno tre città durante il viaggio: Edmonton, Quebec City e Iqaluit.

Ad Edmonton, il Papa potrebbe visitare i terreni del Lac Ste. Anne Pilgrimage, sito storico nazionale del Canada, mentre la visita ad Iqaluit risponderebbe ad un invito di Natan Obed, presidente degli Inuit Tapiriit Kanatami, arrivano dunque nell’artico canadese, dove la Chiesa cattolica è presente ormai un secolo.

La Conferenza Episcopale Canadese ha fatto sapere che sta ancora definendo date e luoghi dell’organizzazione.

                                                FOCUS EUROPA

Regno Unito, i cristiani contro l’ipotesi di mandare i rifugiati in Rwanda

Il piano del governo del Regno Unito di spedire i richiedenti asilo in Rwanda ha ricevuto le critiche sia da parte della Comunione Anglicana che da parte della Chiesa Cattolica.

L’arcivescovo Justin Welby, primate della Chiesa Anglicana, ha fatto sapere nel suo sermone di Pasqua che ci sono “serie questioni etiche” riguardo l’idea di inviare all’estero i richiedenti asilo”, perché va contro i principi di “una responsabilità nazionale di una nazione formata sui valori di cristiani, perché dare in subappalto le nostre responsabilità, anche ad una nazione che vuole fare bene come il Rwanda, è l’opposto della natura di Dio che si è personalmente preso responsabilità dei nostri fallimenti”.

Più sfumata la posizione del Cardinale Vincent Nichols, arcivescovo di Canterbury, che ha parlato durante l’omelia di Pasqua, sottolineando di comprendere “le enormi sfide” poste dall’ondata migratoria proveniente dall’Ucraina, invitando a pregare “per quanti cercano soluzioni perché affrontino queste sfide con compassione e riguardo per la dignità inerente di ogni essere umano. La politiche annunciate questa settimana mancano semplicemente di queste qualità”.

                                                FOCUS MULTILATERALE

Il Cardinale Bassetti alle Nazioni Unite incontra il Segretario generale Guterres

Il Cardinale Gualtiero Bassetti, presidente uscente della Conferenza Episcopale Italiana, ha incontrato lo scorso 21 aprile Antonio Guterres, segretario generale delle Nazioni Unite, al palazzo di Vetro. Con il Cardinale, c’erano anche Franco Vaccari Presidente dell’organizzazione italiana Rondine Cittadella della Pace; lo scrittore e editorialista francescano Padre Enzo Fortunato e il changemaker Alessio Antonielli.

I quattro hanno parlato dell’impegno per la pace anche alla luce della guerra in Ucraina. In particolare, il Cardinale Bassetti ha parlato della necessità di una “Pentecoste laica” per imparare a capire la lingua dell’altro degli altri popoli per capirsi e tradursi, di esercitarci nel dialogo. Questa Pentecoste, ha aggiunto il Cardinale, è visibile nell’esperienza di Rondine Città della Pace.

Il Segretario Generale ed il Cardinale Bassetti hanno iniziato l’incontro riaccendendo la Lampada della Pace, premio consegnato al Segretario Generale nel dicembre 2021 dai Frati Francescani della Sacro Convento di Assisi, un momento simbolico per rinnovare lo spirito francescano in questi tempi storici tanto sfidanti.

 Il Segretario Generale Guterres ha espresso il forte apprezzamento per l’operato di Papa Francesco e ha chiesto al Cardinale di portare al Papa il suo saluto e il supporto delle Nazioni Unite per il lavoro instancabile di questo periodo, definendo il messaggio del Papa come un “compendio di pace”.

Guterres ha anche accolto l’invito a visitare Rondine in un futuro viaggio in Italia, sottolineando come i giovani di Rondine siano “un esempio di coraggio”.

Il Cardinale Bassetti ha presentato a sua volta la campagna globale Leaders for Peace degli studenti internazionali della Cittadella della Pace provenienti da zone di conflitto e post-conflitto che intendono sensibilizzare i Governi alla formazione dei giovani alla pace affinché diventino futuri leader di pace capaci di affrontare il conflitto evitando che possa degenerare in odio violenza fino alle più drammatiche conseguenze della guerra.

 La campagna era stata lanciata nel 2018 proprio al Palazzo di Vetro in occasione del settantesimo anniversario della Dichiarazione dei Diritti Umani. La campagna ha avuto il sostegno, tra gli altri, di Papa Francesco, del Presidente Mattarella, dei Governi di Italia e Costa Rica e del Presidente del Comitato Economico e Sociale Europeo fino al riconoscimento a Rondine dello Status consultivo speciale da parte del Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite.

“Con questo nuovo, straordinario e convinto appoggio da parte del Segretario Generale delle Nazioni Unite, sono fiducioso che la campagna troverà nuove importanti adesioni. Leaders for Peace ed il suo esito progettuale, la futura Global Leaders School di Rondine, rappresentano già una risposta concreta all’urgente necessità di una società finalmente libera da conflitti armati” ha dichiarato il Presidente di Rondine, Franco Vaccari.

Da parte sua, Padre Fortunato ha voluto consegnare delle fotografie che ho potuto raccogliere nel mio recente viaggio in Ucraina, dove ho visto l’atrocità e il dolore che si stanno consumando in quella terra; abbiamo bisogno di progetti concreti, di giovani che come a Rondine tengano accesa la luce della pace. Sono contento che il Segretario Generale abbia accolto la proposta di un nuovo incontro dopo il suo possibile viaggio in Ucraina con i giovani dei paesi in conflitto ed è vero quanto ha ricordato il Segretario Generale che San Francesco è un compendio per raggiungere la pace”.

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