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Veglia Pasquale, Papa Francesco: "Cristo è vivo e ancora oggi passa, trasforma e libera"

Papa Francesco ha assistito e non presieduto la solenne Veglia pasquale nella Basilica Vaticana. Al suo posto il Cardinale Giovanni Battista Re, Decano del Sacro Collegio. Nel corso del rito il Pontefice ha comunque pronunciato l’omelia e battezzato i catecumeni.

All’alba – ha detto il Papa – le donne “vivono un’esperienza sconvolgente: prima scoprono che la tomba è vuota; quindi vedono due figure in vesti sfolgoranti, le quali dicono loro che Gesù è risorto; e subito corrono ad annunciare la notizia agli altri discepoli. Vedono, ascoltano, annunciano: con queste tre azioni entriamo anche noi nella Pasqua del Signore”.

La Risurrezione non è “una formula da capire” ma “un gesto da contemplare. La Pasqua inizia ribaltando i nostri schemi. Giunge con il dono di una speranza sorprendente. Ma non è facile accoglierla. A volte nel nostro cuore questa speranza non trova spazio. Come le donne del Vangelo, anche in noi prevalgono domande e dubbi, e la prima reazione di fronte al segno imprevisto è la paura. Troppo spesso guardiamo la vita e la realtà con gli occhi rivolti verso il basso e restiamo immobili davanti alla tomba della rassegnazione e del fatalismo, e seppelliamo la gioia di vivere. Eppure il Signore, in questa notte, vuole donarci occhi diversi, accesi dalla speranza che la paura, il dolore e la morte non avranno l’ultima parola su di noi. Grazie alla Pasqua di Gesù possiamo fare il salto dal nulla alla vita”.

“Il Signore è risorto! Alziamo lo sguardo – sprona Francesco - togliamo il velo dell’amarezza e della tristezza dai nostri occhi, apriamoci alla speranza di Dio!”.

Il secondo passo sta nell’ascolto. “Ci fa bene ascoltare e ripetere queste parole: non è qui! Ogni volta che pretendiamo di aver compreso tutto di Dio, di poterlo incasellare nei nostri schemi, ripetiamo a noi stessi: non è qui! Ogni volta che lo cerchiamo solo nell’emozione passeggera o nel momento del bisogno, per poi accantonarlo e dimenticarci di Lui nelle situazioni e nelle scelte concrete di ogni giorno, ripetiamo: non è qui! E quando pensiamo di imprigionarlo nelle nostre parole, formule e abitudini, ma ci dimentichiamo di cercarlo negli angoli più oscuri della vita, dove c’è chi piange, lotta, soffre e spera, ripetiamo: non è qui!”.

“Non possiamo fare Pasqua – prosegue il Pontefice - se continuiamo a rimanere nella morte; se restiamo prigionieri del passato; se nella vita non abbiamo il coraggio di lasciarci perdonare da Dio, di cambiare, di rompere con le opere del male, di deciderci per Gesù e per il suo amore; se riduciamo la fede a un amuleto, facendo di Dio un bel ricordo di tempi passati, invece che incontrarlo oggi come il Dio vivo che vuole trasformare noi e il mondo. Un cristianesimo che cerca il Signore tra i relitti del passato e lo rinchiude nel sepolcro dell’abitudine è un cristianesimo senza Pasqua”.

L’ultimo gradino sta nell’annuncio. Siamo chiamati ad annunciare “la gioia della Risurrezione. La Pasqua non accade per consolare intimamente chi piange la morte di Gesù, ma per spalancare i cuori all’annuncio straordinario della vittoria di Dio sul male e sulla morte. La luce della Risurrezione, perciò, non vuole trattenere le donne nell’estasi di un godimento personale, non tollera atteggiamenti sedentari, ma genera discepoli missionari che portano a tutti il Vangelo del Risorto. Ecco perché, dopo aver visto e ascoltato, le donne corrono ad annunciare la gioia della Risurrezione ai discepoli”.

Vedere, ascoltare, annunciare. Da qui il Papa auspica una “Chiesa che corre in questo modo per le strade del mondo! Senza paure, senza tatticismi e opportunismi; solo col desiderio di portare a tutti la gioia del Vangelo. A questo siamo chiamati: a fare esperienza del Risorto e condividerla con gli altri; a rotolare quella pietra dal sepolcro, in cui spesso abbiamo sigillato il Signore, per diffondere la sua gioia nel mondo. Facciamo risuscitare Gesù, il Vivente, dai sepolcri in cui lo abbiamo rinchiuso; liberiamolo dalle formalità in cui spesso lo abbiamo imprigionato; risvegliamoci dal sonno del quieto vivere in cui a volte lo abbiamo adagiato, perché non disturbi e non scomodi più. Portiamolo nella vita di tutti i giorni: con gesti di pace in questo tempo segnato dagli orrori della guerra; con opere di riconciliazione nelle relazioni spezzate e di compassione verso chi è nel bisogno; con azioni di giustizia in mezzo alle disuguaglianze e di verità in mezzo alle menzogne. E, soprattutto, con opere di amore e di fraternità”.

La nostra speranza – aggiunge Papa Francesco - si chiama Gesù. Facciamo Pasqua con Cristo! Egli è vivo e ancora oggi passa, trasforma e libera. Con Lui il male non ha più potere, il fallimento non può impedirci di ricominciare, la morte diventa passaggio per l’inizio di una vita nuova”.

Al termine dell’omelia il Papa ha rivolto il suo pensiero alla guerra in Ucraina e rivolgendosi ad una delegazione ufficiale tra cui il sindaco di Melitopol ha concluso: “nel buio oscuro della guerra, della crudeltà tutti noi preghiamo per voi e con voi questa notte, preghiamo per tante sofferenze, noi soltanto possiamo darvi la nostra compagnia la nostra preghiera e dirvi coraggio: vi accompagnano: Cristo è risorto”.

 

 

 

 

Articolo aggiornato alle ore 21.10 del 16-04-2022

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