Padova, 08 April, 2022 / 6:00 PM
Quella signora dall’aspetto austero, sempre vestita di scuro, insieme alla sorella, molto simile nell’aspetto e nel portamento, si aggira nel giardino appartato, a raccogliere foglie o qualche fiore sbocciato.
Nessuno riesce a vederle bene, a incontrale, e forse, proprio per questo, su di loro si favoleggia molto. Si dice addirittura che la signora sia una imperatrice! Ma come può essere, una donna anziana e dimessa…se lo chiedono soprattutto i bambini, gli unici a cui le due donne rivolgono qualche parola e molti sorrisi. E a quelli a cui fatalmente la palla cade nel loro giardino.
Un’imperatrice dovrebbe essere giovane, bella, con tanti gioielli e il diadema in testa, come la Sissi, così splendida nei suoi abiti da ballo, e la traccia lunghissima trapunta di fiori.. Figuriamoci, un’imperatrice..
Eppure, la signora è Zita Borbone d’Asburgo, l’ultima imperatrice dell’impero austroungarico. Trascorre lunghi giorni solitari a Montecatini, una delle tante tappe del suo infinito peregrinare. Ed è così che la ricordano alcuni bambini poi diventati adulti e anziani, rievocati da pubblicazioni e articoli. Lei, intanto, mentre tutti si chiedono chi sia realmente, si abbandona a sogni, ricordi, intrecciati con la preghiera incessante: in terra toscana è nata, qualcosa di quei paesaggi e di quella ricchissima storia d’arte e di eventi le deve essere rimasta nel sangue, antico retaggio di avi illustri, perché la casata dei Borbone affonda le radici nei secoli.
Semplice, dimessa, appartata. Il che non significa sbiadita, incolore, insignificante. Tutt’altro. Fuori dai canoni, questo sì, come sempre. La sua immagine ci balza davanti agli occhi mentre scorriamo le pagine di uno degli ultimi saggi biografici a lei dedicato e appena dato alle stampe dalla casa editrice Fede & Cultura, scritto dal sacerdote Cyrille Debris. Qualche tempo fa, sempre in questo spazio, ci eravamo occupati di un altro libro, pubblicato dalla stessa casa editrice, su Carlo d’Asburgo, marito di Zita, l’uomo con cui si estinse il regno degli Asburgo e la lunga stagione dell’impero a loro legato. Carlo è stato proclamato beato e anche per Zita è in corso il processo di beatificazione.
Una coppia singolare, unita da un altrettanto singolare destino e ancora di più dalla fede. Secondo criteri mondani sono state due persone segnate in modo particolare dal fallimento, dalla sventura, dalla decadenza, dalla debolezza. Eppure, leggendo le loro storie, e in questo caso l’opera di padre Debris, costruita a partire dal punto di vista più intimo e personale, tra lettere e pagine di diari, emerge il racconto di un’anima serena, appagata, nonostante i numerosi momenti di buio, di sofferenza. La trama dei giorni e degli eventi, storici o prosaicamente quotidiani, traccia un percorso illuminato da una luce che non si attenua mai, la luce della volontà divina a cui guardare.
Il corpo di Zita riposa a Vienna, nella famosa Cripta dei Cappuccini, in una piccola bara, vicina al cenotafio della prozia Sissi. A pensarle così vicine nel riposo delle spoglie mortali risalta ancor più la differenza di aspetto, di carattere, di vita. Sissi fissa per sempre nella sua immagine splendente e tormentata, ispiratrice di innumerevoli romanzi, film, quadri, fulgida nella sua mitologia inesauribile. Zita solitaria, splendente nella luce della fede e in quella, probabilmente, degli altari.
Zita di Borbone-Parma, imperatrice d'Austria e regina di Ungheria, nasce nella villa delle Pianore, vicino a Viareggio, il 9 maggio 1892 dal secondo matrimonio di Roberto di Borbone, ex duca di Parma, e in quella villa passa i primi anni della sua vita. Nell’ottobre 1911 sposa il giovane arciduca Carlo d'Asburgo, un matrimonio d'amore e non di convenzione. I primi anni passano tranquilli e serene, con la nascita dei primi figli, mentre si stringe sempre più il vincolo fra loro.
L’ascesa al trono di Carlo (il 22 dicembre 1916) ne accresce l’azione e la responsabilità. Energica e intelligente, anche nelle cose di stato più gravi e importanti, Zita la consigliera più fida, accorta e ascoltata del marito, sempre al suo fianco in qualsiasi occasione. La sua posizione concretamente a favore della pace, contraria ad esempio contraria all'invio di truppe austriache sulla fronte francese, suscita contro di lei le diffidenze e le ostilità di quei ceti che la considerano come una straniera, dando luogo a dicerie di ogni genere e anche a calunnie, come quella di tradimento. Durante la crisi della fine di ottobre e del principio di novembre 1918 Zita è l’unica a mantenere la calma e anche dopo l'abdicazione si mostra tranquilla e per nulla spaventata dalla prospettiva del futuro.
Nella primavera e nell'autunno 1921 appoggia i tentativi per risalire sul trono ungherese. Comincia il lungo e difficile cammino dell’esilio, che porta la famiglia, ormai in ristrettezze economiche, perché Carlo perde anche quasi tutte le sue proprietà, persino lungo le strade dell’isola di Madeira. Dopo la morte di lui, ancora molto giovane, il 31 marzo 1922, Zita si dedica alla cura dei figli, alternando periodi in viaggio, in tono molto minore, in vari paesi europei, compresa l’Italia. Dal 1929 vive con i figli in un castello vicino a Bruxelles. La sfera della spiritualità e della devozione è sempre più ampia; Zita frequenta comunità monastiche, congregazioni, diventa anche un punto di riferimento, a sua volta, per persone in crisi o bisognose di aiuto. Si mantiene fisicamente attiva e lucida fin quasi alla morte, avvenuta nel 1989, a Zizers, a novantasei anni. Al suo funerale, celebrato il primo aprile nel duomo di Vienna, partecipano migliaia di persone. Zita viene sepolta nella Cripta dei Cappuccini, accanto ad un busto del suo amato Carlo.
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