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Un servizio di EWTN News

Il Papa avverte "non ci si accorge di essere anestetizzati, che cosa possiamo fare?"

Il Papa, continuando il nuovo ciclo di catechesi sulla Vecchiaia, incentra la sua riflessione sul tema: “La fedeltà alla visita di Dio per la generazione che viene”. "Nel nostro itinerario di catechesi sul tema della vecchiaia, oggi guardiamo al tenero quadro dipinto dall’evangelista san Luca, che chiama in scena due figure di anziani, Simeone e Anna. La loro ragione di vita, prima di congedarsi da questo mondo, è l’attesa della visita di Dio", dice il Pontefice in Aula Paolo VI.

"Simeone sa, per una premonizione dello Spirito Santo, che non morirà prima di aver visto il Messia - racconta Francesco - Anna frequenta ogni giorno il tempio dedicandosi al suo servizio. Entrambi riconoscono la presenza del Signore nel bambino Gesù, che colma di consolazione la loro lunga attesa e rasserena il loro congedo dalla vita".

Il Papa chiede: Che cosa possiamo imparare da queste due figure di anziani pieni vitalità spirituale?

Che "la fedeltà dell’attesa affina i sensi". "Lo Spirito Santo fa proprio questo: illumina i sensi. La vecchiaia indebolisce, in un modo o nell’altro, la sensibilità del corpo. Tuttavia, una vecchiaia che si è esercitata nell’attesa della visita di Dio non perderà il suo passaggio: anzi, sarà anche più pronta a coglierlo. Oggi abbiamo più che mai bisogno di questo: di una vecchiaia dotata di sensi spirituali vivi capace di riconoscere i segni di Dio, anzi, il Segno di Dio, che è Gesù", sottolinea il Pontefice.

Per Francesco "non ci si accorge di essere anestetizzati, senza capire cosa succede.". "Quando perdi la sensibilità del tatto o del gusto, te ne accorgi subito. Invece, quella dell’anima puoi ignorarla a lungo. Essa non riguarda semplicemente il pensiero di Dio o della religione. L’insensibilità dei sensi spirituali riguarda la compassione e la pietà, la vergogna e il rimorso, la fedeltà e la dedizione, la tenerezza e l’onore, la responsabilità propria e il dolore per l’altro. In una società che esercita soprattutto la sensibilità per il godimento, non può che venir meno l’attenzione verso i fragili e prevalere la competizione dei vincenti. Certo, la retorica dell’inclusione è la formula di rito di ogni discorso politicamente corretto. Ma ancora non porta una reale correzione nelle pratiche della convivenza normale: stenta a crescere una cultura della tenerezza sociale. Lo spirito della fraternità umana – che mi è sembrato necessario rilanciare con forza – è come un abito dismesso, da ammirare, sì, ma... in un museo", dice ancora il Papa.
Che cosa possiamo fare per colmare questo scarto? E' questa la domanda del Papa.

"In che cosa consiste, concretamente, la rivelazione che accende la sensibilità di Simeone e di Anna? Consiste nel riconoscere in un bambino, che loro non hanno generato e che vedono per la prima volta, il segno certo della visita di Dio. Essi accettano di non essere protagonisti, ma solo testimoni. La visita di Dio non si incarna nella loro vita, non li porta sulla scena come salvatori: Dio non prende carne nella loro generazione, ma nella generazione che deve venire. Nessun risentimento e nessuna recriminazione, per questo. Invece, grande commozione e grande consolazione. La commozione e la consolazione di poter vedere e annunciare che la storia della loro generazione non è perduta o sprecata, proprio grazie a un evento che prende carne e si manifesta nella generazione che segue. Solo la vecchiaia spirituale può dare questa testimonianza, umile e folgorante, rendendola autorevole ed esemplare per tutti. La vecchiaia che ha coltivato la sensibilità dell’anima spegne ogni invidia tra le generazioni, ogni risentimento, ogni recriminazione per un avvento di Dio nella generazione che viene, che arriva insieme con il congedo della propria", aggiunge questa riflessione Papa Francesco all'udienza generale.

"Oggi abbiamo tanto bisogno di anziani saggi, maturi nello Spirito che ci diano una speranza per la vita", conclude a braccio il Papa.

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