Roma , 07 March, 2022 / 12:30 AM
"Vorrei condividere con voi il dolore della nostra Arcieparchia di Kyiv che ieri è stata profondamente ferita dai bombardamenti delle città pacifiche e della popolazione civile: Ovruch, Korosten’, la regione di Zhytomyr, Bila Tserkva. Oggi l’Ucraina sta diventando il campo di battaglia dove, in primo luogo, si combatte contro la popolazione civile. Ieri abbiamo visto le vere e proprie fucilazioni delle donne e dei bambini che cercavano di uscire da questo calderone dell’assedio. Ieri, nonostante diversi tentativi, non sono stati garantiti i corridoi verdi, corridoi umanitari per poter salvare la popolazione civile della città di Mariupil che di fatto è completamente assediata e cui popolazione conta 400.000 persone".
E' davvero forte e toccante il videomessaggio che ha inviato ieri Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk, Capo e Padre della Chiesa greco-cattolica ucraina, sull'undicesima giornata della guerra in Ucraina.
La situazione si fa sempre più drammatica. "Sempre ieri ho avuto occasione di fare la visita ai posti di blocco intorno a Kyiv, e desidero ringraziare i nostri soldati, ragazzi e ragazze, che con i propri corpi creano un vero scudo per proteggere la popolazione civile. Loro svolgono il proprio dovere di difesa della Patria, non affatto semplice, con grande professionalità e coscienza. In Ucraina si conduce la guerra contro la popolazione civile. Voglio rivolgermi al mondo intero: facciamo il possibile affinché in Ucraina non soffrano le persone più fragili, più innocenti. Mi rivolgo a numerosi istituti internazionali: aiutate a fermare, a interrompere questa catastrofe umanitaria che si compie davanti ai nostri occhi", conclude con un accorato appello l'Arcivescovo maggiore.
Nonostante tanta violenza, continua la gara di solidarietà per l'Ucraina. Dall'Italia e dal mondo.
“Accompagnare il popolo ucraino sotto le bombe con la preghiera e con la nostra solidarietà”: è l’appello che lancia la Caritas Loreto invitando i fedeli “in questo tempo di quaresima” ad approfondire “il nostro dialogo con Dio” e trasformare “in supplica per la pace in Ucraina e nel mondo intero la nostra sobrietà di vita, ricordando che la pace inizia sempre con la nostra conversione personale alla sequela di Cristo”. Da qui l’invito ad accompagnare il popolo ucraino “che soffre sotto le bombe con la preghiera e con la nostra solidarietà” aderendo a una raccolta diocesana di fondi promossa dalla Caritas Italiana che opera insieme alla Caritas Ucraina e dei Paesi limitrofi.
“Rifugiato a casa mia”: è lo slogan dell’iniziativa lanciata dall’Arcidiocesi di Rossano Cariati, in collaborazione con la Caritas Diocesana e l’Ufficio Migrantes, finalizzata “a tendere una mano ai fratelli in fuga dalla guerra”. L’iniziativa vuole essere un invito ad accogliere nelle proprie famiglie o in abitazioni che si hanno a disposizione e tutto sarà accompagnato dalla comunità parrocchiale di riferimento.
Anche la diocesi di Torino fornisce indicazioni in questo senso. "Sempre più persone si stanno rivolgendo all’Ufficio diocesano per la Pastorale Migranti per dare disponibilità di alloggio e/o posti letto per ospitare rifugiati dall’Ucraina. Per segnalare tali disponibilità, si può scrivere a segnalazioni@upmtorino.it. Si chiede di comunicare quante più informazioni possibile circa la tipologia di alloggio a disposizione". L’iniziativa è in collaborazione con l’Esarcato apostolico per i fedeli cattolici ucraini e la Comunità Ucraina Cattolica di Torino.
In questo momento molte diocesi sono d'accordo sul fatto che la risposta più efficace è rappresentata ora dalle donazioni in denaro attraverso le quali sostenere i progetti delle diocesi, delle Caritas Ucraine e dei paesi confinanti. "Sconsigliamo vivamente di attivare raccolte e invii di medicinali e generi di prima necessità. Dal monitoraggio costante dei bisogni con le Caritas in Ucraina emerge l’impossibilità di stoccaggio né vi sono le necessarie condizioni igienico sanitarie. D’altra parte sia le Caritas in Ucraina sia le Caritas confinanti riescono a fronteggiare l’emergenza con le disponibilità in loco e chiedono l’invio di fondi per organizzare al meglio gli aiuti", si legge sul sito della diocesi di Padova.
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