Roma, 03 March, 2022 / 5:00 PM
Continua la solidarietà per l'Ucraina. Tantissime sono le associazioni, le caritas e le fondazioni che offrono il loro totale supporto alla popolazione dell'Ucraina stremata ormai da 8 giorni di guerra.
"Lviv è ancora una città meno pericolosa delle altre. Stanno suonando gli allarmi antiaerei, ma grazie a Dio non ci sono stati bombardamenti. Stiamo accogliendo i profughi diretti al confine", riferisce alla fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS) don Grzegorz Draus, della parrocchia di San Giovanni Paolo II. "I primi profughi sono arrivati il secondo giorno di guerra, venerdì. Sessanta persone, tra cui 35 bambini, sono seguite dal venerdì alla domenica", prosegue don Grzegorz. Le persone provengono da Kiev, Zhytomyr, Zaporizhzhia, Mykolaiv, Kamianske, e da molti altri luoghi. "Quando arrivano, sono esausti e terrorizzati. Il viaggio attraverso l'Ucraina richiede molto tempo ora. Le strade sono congestionate e ci sono molti posti di blocco. Una famiglia di 8 persone arrivata ieri dalla regione di Mykolaiv [a circa 800 km di distanza] era in viaggio da tre giorni". La maggior parte di loro prosegue verso il confine, alcuni di loro verso la Transcarpazia. "Sanno che aspetteranno alla frontiera per altri due giorni", spiega don Grzegorz.
"Abbiamo donato coperte e materassi a una comunità parrocchiale che sta organizzando aiuti nella sua città al valico di frontiera Shehyni/Medyka per coloro che viaggiano a piedi e aspettano nella coda di 37 km al confine", prosegue il sacerdote.
"Il sostegno di ACS all’Ucraina non è improvvisato, al contrario, esso risale al 1963", ricorda il direttore di ACS Italia Alessandro Monteduro. "Negli ultimi dieci anni il contributo per la formazione dei seminaristi è stato di oltre 6,5 milioni di euro. Dal 1994 ACS ha investito più di 9 milioni di euro nella costruzione e manutenzione dei seminari greco-cattolici e latini. La nostra fondazione pontificia, negli ultimi dieci anni, ha sostenuto la costruzione e il restauro di molte chiese, monasteri e presbitèri: per queste finalità sono stati spesi quasi 15,6 milioni di euro. Quanto alle offerte per la celebrazione di Messe secondo le intenzioni dei benefattori, donazioni pari a 10,6 milioni di euro hanno contribuito a garantire la sopravvivenza dei sacerdoti e anche di molti loro fedeli. Abbiamo garantito soccorsi d'urgenza anche alla regione dell'Ucraina orientale e alla Crimea, dal 2014, donando più di 350.000 euro", prosegue Monteduro.
Anche il Corpo Italiano di Soccorso dell'Ordine di Malta – CISOM, unitamente ai Gran Priorati e a tutto l'Ordine di Malta è al fianco della popolazione ucraina e lancia la campagna di raccolta fondi "#EMERGENZAUCRAINA” per sostenere le attività di assistenza umanitaria in favore delle migliaia di persone, per lo più donne, bambini e anziani, in fuga dall'aggressione militare russa. Si può sostenere la campagna di raccolta fondi del CISOM con donazioni sull'IBAN: IT41D0200805038000105867301 intestato a FONDAZIONE CISOM - Causale: Aiuto Ucraina.
Una delegazione della Comunità Papa Giovanni XXIII è arrivata oggi a Leopoli, in Ucraina. La missione di monitoraggio dei membri dell'associazione di Don Benzi ha come obiettivi la valutazione delle azioni umanitarie più opportune da intraprendere nelle prossime settimane, la creazione di corridoi umanitari per l'evacuazione dei profughi. Numerosi i mezzi militari in movimento al confine con la Polonia, e un una lunga fila di persone incolonnate in uscita, hanno accompagnato l'arrivo dei volontari.
Così Giovanni Paolo Ramonda, Presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII: "I nostri volontari di Operazione Colomba e i Caschi Bianchi sperimentano da trent’anni la condivisione diretta, promuovendo un’azione nonviolenta, a fianco delle vittime dei conflitti e della violenza strutturale. Chiediamo al Governo Italiano di revocare la decisione di fornire armi all’Ucraina, e di far pressione in Europa perché nessuno Stato invii armi letali al Paese. Come già successo in altri scenari internazionali, armare uno dei combattenti ha delle ripercussioni non prevedibili che portano ad escalation senza ritorno".
Infine Caritas Polonia. La Polonia ha accolto 474.000 rifugiati di cui 100.000 solo nell'ultima giornata. Insieme alla parte ucraina, tende a regolare il movimento. Di fronte all'enorme pericolo in cui versa l'intera Europa, si chiede di combattere le fake news e la propaganda. "In questo momento difficile, i media, in particolare, dovrebbero essere i custodi della credibilità dei materiali presentati e informare i destinatari della minaccia esistente. La diffusione di informazioni provenienti da fonti inaffidabili può causare molti danni alle vittime di guerra e rendere più difficile per i servizi fornire assistenza in modo efficiente. Responsabilizziamoci", si legge nel comunicato.
Gli autori assicurano che i servizi polacchi verificano in tempo reale e reagiscono alle false segnalazioni. In questa situazione, si dovrebbero utilizzare le fonti ufficiali di informazione pubblicate sui siti web della Cancelleria del Presidente del Consiglio, del Ministero dell'Interno e dell'Amministrazione, della Guardia di frontiera e Twitter.
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