Damasco, 05 November, 2015 / 2:00 PM
Dopo il rapimento in Siria, interviene padre Jacques Mourad. “La mia liberazione è stata un vero miracolo”, scrive il sacerdote in una lettera inviata al responsabile di Aiuto alla Chiesa che Soffre per il Medio Oriente, padre Andrzej Halemba . Ma, spiega, “la situazione si aggrava di giorno in giorno, al punto che mi è molto difficile intravedere soluzioni possibili”.
“Tutti hanno il diritto di voler vivere in un luogo in cui regna la pace e in cui assicurare un futuro migliore ai propri figli”, aggiunge parlando dei Cristiani che lasciano il Medio Oriente; tuttavia occorre invertire la rotta, attraverso un nuovo coinvolgimento delle autorità politiche, soprattutto dell’Unione Europea, “affinché il suo ruolo in Siria non si limiti all’invio di aiuti umanitari. L’Europa deve assolutamente cercare una soluzione politica. Perché questa è l’unica via per garantire la salvezza della nostra gente e del nostro paese”.
Circa il suo rapimento e liberazione, scrive padre Mourad: “Se sono qui, se il Signore ha potuto realizzare questo miracolo, è stato anche grazie alle vostre preghiere, dei vostri benefattori e della Chiesa universale”.
“Nella lettera – fanno sapere da Aiuto alla Chiesa che Soffre -, padre Mourad ha espressamente ricordato il decennale sostegno di ACS alla sua comunità, quella del Monastero Deir Mar Musa, fondata in Siria da padre Paolo Dall’Oglio”. Scrive infatti il sacerdote: “Cari amici durante tutto il difficile periodo della mia prigionia - dal 21 maggio al 10 ottobre scorso -, non avete mai smesso di aiutare la nostra comunità religiosa, che cerca oggi di soccorrere un paese sofferente sotto ogni punto di vista: spirituale, materiale e umano”; “è con il vostro aiuto, che abbiamo potuto svolgere la nostra opera umanitaria a Qaryatayn, a Mehine e a Hawarine”.
”Il vostro sostegno – prosegue padre Mourad - ha contribuito in qualche modo anche al miracolo della mia liberazione e al mio ritorno alla vita. Grazie alle testimonianze di chi ha beneficiato di questi gesti di solidarietà, le porte della misericordia si sono riaperte e il cammino della libertà si è presentato nuovamente davanti ai miei occhi. Non dimenticherò mai il momento in cui ho potuto abbandonare il luogo della mia prigionia”.
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