Città del Vaticano , 12 January, 2022 / 9:20 AM
Il Papa continua il ciclo di catechesi su San Giuseppe incentrando la sua riflessione sul tema: "San Giuseppe il falegname". In Aula Paolo VI il Pontefice commenta la parola falegname. "Il termine greco tekton, usato per indicare il lavoro di Giuseppe, è stato tradotto in vari modi. I Padri latini della Chiesa lo hanno reso con “falegname”. Ma teniamo presente che nella Palestina dei tempi di Gesù il legno serviva, oltre che a fabbricare aratri e mobili vari, anche a costruire case, che avevano serramenti di legno e tetti a terrazza fatti di travi connesse tra loro con rami e terra", dice il Papa.
“Falegname o carpentier era una qualifica generica, che indicava sia gli artigiani del legno sia gli operai impegnati in attività legate all’edilizia. Un mestiere piuttosto duro, dovendo lavorare materiale pesante, come il legno, la pietra e il ferro - sottolinea il Pontefice - Dunque, Gesù adolescente ha imparato dal padre questo mestiere".
"Questo dato biografico di Giuseppe e di Gesù mi fa pensare a tutti i lavoratori del mondo, in modo particolare a quelli che fanno lavori usuranti nelle miniere e in certe fabbriche; a coloro che sono sfruttati con il lavoro in nero; alle vittime del lavoro; ai bambini che sono costretti a lavorare e a quelli che frugano nelle discariche per cercare qualcosa di utile da barattare... Ma penso anche a chi è senza lavoro; quanta gente va a bussare alle porte, ma c'è qualcosa da fare, e penso anche a quanti si sentono giustamente feriti nella loro dignità perché non trovano un lavoro. Quello che ti da dignità non è portare il pane a casa, quello che ti da dignità è guadagnare il pane, se noi non diamo ai nostri uomini la capacità di guadagnare il pane è un'ingiustizia sociale. I lavoratori nascosti, che hanno stipendio di contrabbando, di nascosto e se non lavori non hai nessuna sicurezza. Pensiamo anche alle vittime del lavoro", dice anche a braccio il Pontefice.
ll Papa chiede poi un istante di silenzio per "tante persone che hanno perso il lavoro e per alcuni, che schiacciati da un peso insopportabile, sono arrivati al punto di togliersi la vita."
Per il Papa "lavorare non solo serve per procurarsi il giusto sostentamento: è anche un luogo in cui esprimiamo noi stessi, ci sentiamo utili, e impariamo la grande lezione della concretezza, che aiuta la vita spirituale a non diventare spiritualismo".
"Il lavoro è un modo di esprimere la nostra personalità, che è per sua natura relazionale. È bello pensare che Gesù stesso abbia lavorato e che abbia appreso quest’arte proprio da San Giuseppe. Dobbiamo oggi domandarci che cosa possiamo fare per recuperare il valore del lavoro; e quale contributo, come Chiesa, possiamo dare affinché esso sia riscattato dalla logica del mero profitto e possa essere vissuto come diritto e dovere fondamentale della persona, che esprime e incrementa la sua dignità", dice il Pontefice che conclude l'Udienza con una preghiera a San Giuseppe.
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