Roma, 11 February, 2015 / 12:08 AM
11 febbraio 1929. L’allora Regno d’Italia e la Chiesa Cattolica mettevano la parola fine con la firma dei Patti Lateranensi alla lunga questione romana, scoppiata dopo la presa di Roma il 20 settembre 1870.
A firmare il Trattato il Presidente del Consiglio dei Ministri Benito Mussolini per il Regno d’Italia e il Cardinale Pietro Gasparri, Segretario di Stato di Sua Santità Pio XI, per il Vaticano.
Ma cosa sono in realtà i Patti Lateranensi?
Nello specifico il Trattato riconosceva la piena indipendenza e sovranità della Santa Sede con la fondazione dello Stato della Città del Vaticano, veniva accordato alla Chiesa un risarcimento economico e si stabilivano i mutui rapporti tra Stato Italiano e Chiesa Cattolica. La religione cattolica diventava religione di Stato in Italia.
Al termine della Seconda Guerra Mondiale, la neonata Repubblica Italiana recepì nella Costituzione – all’articolo 7 – i Patti Lateranensi: Lo Stato e la Chiesa Cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani.
I loro rapporti sono regolati dai Patti Lateranensi. Le modificazioni dei Patti accettate dalle due parti, non richiedono procedimento di revisione costituzionale.
Il Trattato venne rivisto soltanto nel 1984 con la firma del nuovo Concordato. A firmare la revisione il Presidente del Consiglio dei Ministri Bettino Craxi ed il Segretario di Stato Cardinale Agostino Casaroli. Nello specifico si cancellava dall’ordinamento la religione cattolica quale religione di Stato e si inseriva il finanziamento del clero attraverso il meccanismo noto come otto per mille.
Da sempre i rapporti tra la Santa Sede e la Repubblica Italiana sono improntati alla reciproca collaborazione e al rispetto delle differenze. Negli ultimi decenni i rapporti tra i Papi e i Presidenti della Repubblica si sono intensificati. Basti ricordare l’amicizia tra Giovanni Paolo II e Sandro Pertini, o il legame tra Karol Wojtyla e Carlo Azeglio Ciampi. Così come l’intesa che si era creata tra Giorgio Napolitano e Benedetto XVI.
E le cose, sicuramente, non cambieranno con l’arrivo del nuovo inquilino del Quirinale. Nel suo discorso di insediamento rivolto al Parlamento riunito in seduta comune, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella lo scorso 3 febbraio ha citato, parlando della lotta alla corruzione, e rivolto il suo saluto al Papa: “L’attuale Pontefice, Francesco, che ringrazio per il messaggio di auguri che ha voluto inviarmi – ha detto il Capo dello Stato – ha usato parole severe contro i corrotti: Uomini di buone maniere, ma di cattive abitudini”. Mattarella ha anche fatto riferimento alla dilagante cristianofobia: “Siamo inorriditi dalle barbare decapitazioni di ostaggi, dalle guerre e dagli eccidi in Medio Oriente e in Africa. La pratica della violenza in nome della religione sembrava un capitolo da tempo chiuso dalla storia. Va condannato e combattuto chi strumentalizza a fini di dominio il proprio credo, violando il diritto fondamentale alla libertà religiosa”.
Una prima conferma degli immutati buoni rapporti tra Italia e Santa Sede è arrivata nel corso della celebrazione dell’anniversario dei Patti Lateranensi, lo scorso 17 febbraio. Lunga e cordiale la conversazione che il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha avuto con il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato di Papa Francesco.
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