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Papa Francesco, la Slovacchia sia “messaggio di pace nel cuore dell’Europa”

Papa Francesco nel retro del Palazzo Presidenziale di Bratislava, dove ha incontrato la società civile e le autorità, 13 settembre 2021

Per Papa Francesco, la Slovacchia, terra di mezzo, è chiamata ad essere “un messaggio di pace nel cuore dell’Europa”. Lo ha sottolineato incontrando i membri della società civile e del corpo diplomatico, a seguito dell’accoglienza ufficiale nel Palazzo Presidenziale.

Dopo il primo giorno in Slovacchia, caratterizzato dall’incontro con le realtà ecumeniche e da quello (privato) con i gesuiti nella sede della nunziatura, Papa Francesco dà l’avvio ufficiale ai suoi tre intensi giorni in terra slovacca con una visita al Palazzo Presidenziale, un incontro con la presidente Zuzana Čaputová, con la quale aveva mostrato particolare affinità nel loro incontro del dicembre scorso, e poi il consueto discorso alla società civile che non ha invece fatto in Ungheria.

Quello di Papa Francesco è un discorso articolato, che parte dall’idea della Slovacchia come terra di confine (lo era ai tempi dei romani) e oggi come terra di mezzo, luogo dell’Europa Centrale che però è anche ponte tra Oriente e Occidente.

Loda, Papa Francesco, il fatto che 28 anni fa Repubblica Ceca e Slovacchia nacquero come Paesi indipendenti senza alcun conflitto, subito dopo la canonizzazione di Sant’Agnese. Una storia, dice il Papa, che chiama la Slovacchia ad essere “messaggio di pace nel cuore dell’Europa”, come suggerisce la striscia blu della bandiera che “simboleggia la fratellanza dei popoli slavi”.

Papa Francesco sottolinea la necessità di “fratellanza per promuovere una integrazione sempre più necessaria”, una fratellanza che “urge ora”, nel mondo del quasi post-pandemia, dove c’è anche il rischio di “lasciarsi trasportare dalla fretta e dalla seduzione del guadagno, generando un’euforia passeggera che, anziché unire, divide”.

Per Papa Francesco, non basta la ripresa economica, serve la solidarietà, per questo chiede che la Slovacchia sia esempio per una Europa che si distingua “per una solidarietà che, valicandone i confini, possa riportarla al centro della storia”.

Il Papa ricorda che “la storia slovacca è segnata in modo indelebile dalla fede”, e auspica che questa fede aiuti ad “alimentare in modo connaturale propositi e sentimenti di fraternità” sull’esempio dei Santi Cirillo e Metodio, che predicarono quando il cristianesimo era unito.

Papa Francesco invita a non far scomparire “la vocazione alla fraternità”, ricorda che gli slavi regalano pane e sale, e usa proprio questi doni come esempio. Perché il pane è stato “scelto da Dio per rendersi presente tra noi” ed è “essenziale”. Non solo: nel Vangelo il pane “viene sempre spezzato”, un gesto che “ci dice che la ricchezza vera non consiste tanto nel moltiplicare quanto si ha, ma nel condividerlo equamente con chi abbiamo intorno”.

Papa Francesco aggiunge che “il pane, che spezzandosi evoca la fragilità, invita in particolare a prendersi cura dei più deboli”, e nota che “lo sguardo cristiano non vede nei più fragili un peso o un problema, ma fratelli e sorelle da accompagnare e custodire”. Il pane “spezzato ed equamente condiviso – continua Papa Francesco – “richiama l’importanza della giustizia, del dare a ciascuno l’opportunità di realizzarsi” e per questo “è necessario adoperarsi per costruire un futuro in cui le leggi si applichino equamente a tutti, sulla base di una giustizia che non sia mai in vendita. E perché la giustizia non rimanga un’idea astratta, ma sia concreta come il pane, è da intraprendere una seria lotta alla corruzione e va anzitutto diffusa la legalità”.

E ancora, il pane è quotidiano, e “il pane di ogni giornata è il lavoro”, così “come senza pane non c’è nutrimento, senza lavoro non c’è dignità”. Sottolinea Papa Francesco: “Alla base di una società giusta e fraterna vige il diritto che a ciascuno sia corrisposto il pane del lavoro, perché nessuno si senta emarginato e si veda costretto a lasciare la famiglia e la terra di origine in cerca di maggiori fortune”.

Quindi, il sale, “primo simbolo che Gesù usa insegnando ai discepoli” (Voi siete il sale della erra”, che “prima di tutto dà gusto ai cibi”. È un segno, per Papa Francesco, perché non bastano “strutture organizzate ed efficienti per rendere buona la convivenza umana, occorre sapore, occorre il sapore della solidarietà. Infatti, come il sale dà sapore solo sciogliendosi, così la società ritrova gusto attraverso la generosità gratuita di chi si spende per gli altri”.

Nota Papa Francesco: “È bello che i giovani, in particolare, vengano motivati in questo, perché si sentano protagonisti del futuro del Paese e lo prendano a cuore, arricchendo con i loro sogni e con la loro creatività la storia che li ha preceduti”.

Il Papa sottolinea che senza i giovani non c’è rinnovamento, eppure questi sono “spesso illusi da uno spirito consumistico che sbiadisce l’esistenza”, e “tanti, troppi in Europa si trascinano nella stanchezza e nella frustrazione, stressati da ritmi di vita frenetici e senza trovare dove attingere motivazioni e speranza”.

Per Papa Francesco manca “la cura per gli altri”, perché “sentirsi responsabili per qualcuno dà gusto alla vita e permette di scoprire che quanto diamo è in realtà un dono che facciamo a noi stessi”.

Papa Francesco sottolinea che il sale “oltre che dare sapore, serve a conservare gli alimenti”, e augura “di non permettere mai che i fragranti sapori delle vostre migliori tradizioni siano guastati dalla superficialità dei consumi e dei guadagni materiali”, né dalle “colonizzazioni ideologiche”.

Il Papa ricorda che “in queste terre, fino ad alcuni decenni fa, un pensiero unico precludeva la libertà; oggi un altro pensiero unico sembra svuotarla di senso, riconducendo il progresso al guadagno e i diritti ai bisogni dell’individuo”.

E così, “oggi, come allora, il sale della fede non è una risposta secondo il mondo, non sta nell’ardore di intraprendere guerre culturali, ma nella semina mite e paziente del Regno di Dio, anzitutto con la testimonianza della carità”.

Il Papa ricorda che la Costituzione “menziona il desiderio di edificare il Paese sull’eredità dei Santi Cirillo e Metodio, patroni d’Europa”, i quali “fecondarono con il Vangelo la cultura generando processi benefici”.

Per Papa Francesco, “è questa la strada: non la lotta per la conquista di spazi e di rilevanza, ma la via indicata dai Santi, la via delle Beatitudini. Da lì, dalle Beatitudini, scaturisce la visione cristiana della società”.

I Santi Cirillo e Metodio hanno inoltre mostrato “che custodire il bene non significa ripetere il passato, ma aprirsi alla novità senza sradicarsi”. Sale della Slovacchia – aggiunge Papa Francesco – sono “scrittori, poeti e uomini di cultura”, che hanno avuto “vite passate attraverso il crogiuolo della sofferenza”, messi in carcere, rimanendo però “fulgidi esempi di coraggio, coerenza e giustizia” e sapendo anche perdonare. Perché il perdono “è il sale della vostra terra”, mentre la pandemia “è la prova del nostro tempo” e “ci ha insegnato quanto è facile, pur nella stessa situazione, disgregarsi e pensare a sé stessi”.

Afferma Papa Francesco: “Ripartiamo invece dal riconoscimento che siamo tutti fragili e bisognosi degli altri. Nessuno può isolarsi, come singoli e come nazioni”. È una crisi che va accolta come “appello a ripensare i nostri stili di vita”, coltivando “la bellezza dell’insieme”, che richiede “pazienza e fatica, coraggio e condivisione, slancio e creatività”.

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