Rimini, 23 August, 2021 / 1:00 AM
“Educare e istruire sono processi lunghi che richiedono tempo e impegno condiviso. Servono
persone capaci di indicare orizzonti e di lavorare per il bene comune”: lo ha detto Giampaolo
Silvestri, segretario generale di Avsi nel suo intervento al Meeting di Rimini, nell’incontro ‘Le radici di una nuova leadership’, promosso dalla stessa ong, a cui hanno partecipato Yasmine Sherif, direttrice di Education Cannot Wait, Giovanna Bottani, operation senior consultant, STMicroelectronics Foundation, Erneste Nzeyimana, direttore di Telecom Services Provider Ltd, compagnia ruandese, che da bambino fu sostenuto a distanza da AVSI.
Per il segretario generale dell’ong “non si tratta di esportare un modello di sviluppo e di democrazia. L’abbiamo visto in questi giorni che non funziona. Occorre, attraverso l’educazione e l’istruzione, far crescere le persone affinché costruiscano un modello di sviluppo adatto ai loro bisogni. Solo così lo sviluppo sarà sostenibile. Un modello calato dall’alto non funziona e la storia di questi giorni lo insegna”.
Ma l’incontro si è concentrato sulla situazione afgana, grazie alla presenza di Yasmine Sherif,
direttrice di ‘Education Cannot Wait’ (Ecw): “Siamo decisi a restare in Afghanistan e continuare il
nostro lavoro nel campo dell’educazione e dell’istruzione. La nostra priorità è la gioventù afghana, i
giovani, i ragazzi, le ragazze, i bambini e le bambine. Devono poter continuare ad andare a scuola,
nelle loro classi, devono poter ricevere una istruzione di qualità affinché possano diventare
insegnanti, medici, ingegneri, competenti e capaci di ricostruire l’Afghanistan, un Paese che ha
visto 40 anni di guerre”.
Parlando degli ultimi fatti in Afghanistan ha raccontato 40 anni di guerra: “I giovani afghani hanno
visto per decenni solo guerre. Sono cresciuti con la guerra, traumatizzati. Devono essere sostenuti a
livello psicologico. Vanno aiutati anche sul piano nutrizionale e questo è un altro aspetto della qualità della offerta educativa. Così come vanno incentivate tutte le competenze da quelle emozionali a quelle sociali, letterarie e matematiche, così che questi ragazzi siano in grado compiere analisi, affrontare discussioni e diventare leader per il loro Paese”.
A conclusione dell’incontro abbiamo chiesto al dott. Giampaolo Silvestri di spiegarci di quale
leadership c’è bisogno per il futuro: “Dalla nostra esperienza e nei Paesi in cui lavoriamo riteniamo
necessario che ci siano leaders, non solo politici, ma anche della società civile, dell’economia e
delle Istituzioni, che siano capaci di disegnare un orizzonte, pensando di disegnare un orizzonte
comune, e soprattutto inclusivi, cioè capaci di pensare al bene di tutte le persone e non solo quelle
della propria parte. Questo è un aspetto fondamentale, perché solo in questo modo si può pensare di
dare un contributo per migliorare il Paese”.
‘Peggio di questa crisi c'è solo il dramma di sprecarla’, ha affermato più volte papa Francesco:
come pensare al bene comune nell’era post pandemica?
“Innanzitutto occorre imparare da quello che è successo e rendersi conto che occorre lavorare
insieme. La crisi ha messo in evidenza che non si possono affrontare problemi così complessi, come
la pandemia, all’interno di un singolo Stato; quindi la cosa più importante è quello di essere
coscienti che occorre che tutti lavorino insieme per contribuire al bene comune, perché siamo
connessi: ognuno ha la propria responsabilità. Essa non è soltanto collettiva, ma anche personale”.
In quale modo la cooperazione internazionale può declinare il tema del Meeting?
“I progetti di sviluppo, che noi facciamo attraverso la creazione di scuole ed ospedali, puntano a
creare persone che siano innanzitutto consapevoli della propria dignità e della propria responsabilitàper essere veri protagonisti dello sviluppo, cioè abbia imparato a dire ‘io’ per essere un ‘noi’ protagonista nel Paese in cui vive”.
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