“Prosegue l’escalation di violenza ad Haiti, con bande armate che compiono omicidi e atti di violenza sessuale". Lo ha detto la coordinatrice umanitaria delle Nazioni Unite, Ulrika Richardson, ai giornalisti in una conferenza stampa virtuale dalla capitale haitiana, Port-au-Prince.
E’ in udienza da Papa Francesco questa mattina una delegazione del Sovrano Militare Ordine di Malta. I partecipanti racconteranno come il Malteser International - l’agenzia di soccorso internazionale dell’Ordine di Malta – si prepara ad aumentare la fornitura di aiuti a coloro che in queste ore fuggono dall’Ucraina.
Sono trascorsi due mesi dal terremoto che ha devastato Haiti provocando la morte di oltre 2200 persone: gli abitanti dello Stato caraibico, uno dei più poveri al mondo, sono oltre 11.000.000, di cui il 25% vive con meno di due dollari al giorno; più della metà della popolazione (53,40%) soffre per gravi forme di denutrizione e malnutrizione. La mortalità infantile è molto alta: sono 72 i bambini, ogni 1.000, che muoiono prima del quinto anno di vita.
“Educare e istruire sono processi lunghi che richiedono tempo e impegno condiviso. Servonopersone capaci di indicare orizzonti e di lavorare per il bene comune”:
A maggio erano 187 i contagiati da Covid-19 in Libano, dove la pandemia è arrivata in piena crisi economico-politica, tantoché nelle settimane scorse mons. Michel Aoun, vescovo di Jbeil-Byblos dei Maroniti, ha messo a disposizione per i malati di coronavirus, costretti all’isolamento, una residenza estiva, come p. Fadi Tabet, appartenente all’ordine dei Missionari libanesi “Kreimisti”, responsabile del santuario di Nostra Signora del Libano a Harissa, ha reso disponibile una struttura di solito riservata ai pellegrini, il Betania Harissa Hotel, per le persone messe in quarantena.
AVSI, ong attiva in 32 paesi con 199 progetti, è presente al meeting di Rimini con uno stand, una installazione ed un ricco palinsesto di eventi realizzati in sinergia con altri partner presso l’Arena Internazionale.
La differenza sta negli occhi dei bambini. Perché anche in Giordania, come in Libano, ne sono arrivati molti, con le loro famiglie, in fuga dal conflitto siriano. Ma in Libano vivono ancora nei campi profughi, sono ancora in cerca di una dimensione. In Giordania sono, invece, in case. Case spesso fatiscenti, ma pur sempre con una parvenza di focolare domestico.
Nelle case di Beirut, ci sono ancora le cicatrici della guerra che negli Anni Ottanta ha imperversato nella città. Se oggi il Libano è un laboratorio di convivenza, con una vita sociale e politica cadenzata e caratterizzata da una precisa suddivisione dei compiti politici tra maroniti, cattolici e musulmani. Ma l’equilibrio fragile è segnalato proprio dai fori dei proiettili che si trovano ancora nelle serrande di alcune case, o nei muri dei quartieri centrali.
Metti una sera a cena in un ristorante con uno chef stellato e un nunzio apostolico e la raccolta fondi è servita.
È stato creato cardinale nell’ultimo concistoro, per rimanere da nunzio nella martoriata Siria. E Mario Zenari, nunzio nel Paese, ha continuato il lavoro sul territorio, cercando vie concrete per aiutare il Paese dove vive. Consapevole che “in Siria stanno morendo più persone per l’impossibilità di curarsi che sul campo di battaglia”, ha lanciato il progetto “Ospedali Aperti”, presentato oggi al Policlinico Gemelli. Il progetto è stato messo a punto dall’AVSI con la collaborazione della Fondazione Gemelli, è dato da una intuzione dello stesso Cardinal Zenari e di monsignor Mario Dal Toso, attualmente, segretario delegato del Dicastero per il Servizio allo Sviluppo Umano Integrale, che ha recentemente visitato Aleppo dopo la fine delle ostilità nella città. Il progetto punta a potenziare tre ospedali siriani (due a Damasco, uno ad Aleppo) per offire formazione ai medici, disponibilità di macchinari necessary, e garantire le cure ai più poveri, il Cardinale Zenari ha parlato del progetto in esclusiva con ACI Stampa.
Coinvolgere le comunità locali; affrontare le pratiche discriminatorie; coinvolgere sempre più i media, che hanno un ruolo cruciale. Rana Najib proviene dalla Siria e lavora da quattro anni con l’AVSI, l’Ong di ispirazione cattolica fondata 44 anni fa che oggi opera in più di 30 nazioni. E lo scorso 18 luglio ha spiegato questa sua ricetta alle Nazioni Unite di New York, prendendo parte a un incontro informale di supporto all’incontro plenario di alto livello in cui si affrontava il problema dei grandi movimenti di rifugiati e migranti.
“Mettersi a disposizione della singola persona, delle famiglie e delle comunità”, “tramite l’applicazione di un metodo che punta tutto sul fattore umano per lo sviluppo di un popolo”. E’ un impegno trentennale nei paesi africani che presto saranno visitati da Papa Francesco, quello di Avsi, la Fondazione legata a Comunione e Liberazione, che dal 1984 opera in Uganda su iniziativa di alcuni medici italiani.