Città del Vaticano , 21 October, 2015 / 1:45 AM
“Il matrimonio è la risposta a una chiamata specifica a vivere l'amore coniugale in Cristo e nello Spirito, diventando segno credibile dell'amore di Cristo e della Chiesa; la scelta di sposarsi e di creare una famiglia non può che essere il frutto di un discernimento vocazionale; è compito della comunità ecclesiale offrire un permanente camino di catechesi che accompagni tutte le età della vita e coinvolga le famiglie, senza limitarsi alla preparazione immediata ai sacramenti”. Sono le proposte avanzate dal Circolo Italicus A, coordinato dal Cardinale Francesco Montenegro, nella relazione sulla terza parte dell’Instrumentum Laboris.
Secondo i Padri al centro di tutto dovranno trovare posto “la Parola da imparare a scoprire come luce e lampada, la preghiera nella sua dimensione liturgica, ma anche la preghiera domestica da vivere in famiglia, i sacramenti e la vita sacramentale, la fraternità con i poveri e i bisognosi per apprendere la virtù della sobrietà e la capacità di condivisione, insieme all’esperienza del perdono”.
Nello stesso viene ribadita l’importanza di “evitare linguaggi condizionati da una sensazione di assedio e comunicare il Vangelo con linguaggio permeato dalla speranza”. Sottolineato inoltre il “carattere profetico dell’Humanae Vitae ribadendone l’attualità e l’importanza di affermare il diritto all’obiezione di coscienza in un contesto come l’attuale dove i poteri pubblici provano a limitarlo in forza di un presunto bene comune”.
Sul fronte dei divorziati risposati proposta la distinzione della “varietà delle situazioni, promuovendo comunque itinerari di fede, di riconciliazione e di integrazione nella comunità ecclesiale”.
Questa posizione è condivisa anche dai Padri del Circolo Italicus B nella relazione redatta dal Cardinale Mauro Piacenza, Penitenziere Maggiore. “Circa la disciplina riguardante i divorziati risposati - si legge - a tutt’oggi, non è possibile stabilire criteri generali inclusivi di tutti i casi, talvolta molto diversificati fra loro. Prospettare itinerari di fede, di integrazione pastorale e di riconciliazione per coloro che si trovano in situazioni di convivenza stabile fuori dal matrimonio, interpella un supplemento di riflessione. Per questa ragione si domanda al Santo Padre di voler valutare la convenienza di armonizzare e di approfondire la materia complessa (dottrina, disciplina e diritto) al riguardo del sacramento del Matrimonio, che consideri anche l’azione pastorale nei confronti dei divorziati risposati”.
Compito ed “ansia del pastore” è “individuare e trovare ogni mezzo dottrinalmente valido per aiutare chi ha sperimentato il fallimento a ritrovare la strada verso l’abbraccio pieno con la Chiesa”.
I Padri dell’Italicus B rivolgono anche attenzione alle donne “che hanno subito violenza e testimoniano eloquentemente il rispetto della vita e il coraggio di assumersi le responsabilità facendo nascere e allevando i figli della violenza, nonostante non poche minacce ambientali e, sovente, anche familiari”.
Anche il Circolo Italicus C, coordinato dal Cardinale Arcivescovo di Genova Angelo Bagnasco, chiede al Papa - sul fronte dei divorziati risposati - di approfondire il “rapporto tra aspetto comunionale e medicinale della comunione eucaristica, in riferimento a Cristo e alla Chiesa”. Bisogna - sostengono i Padri - “rimuovere alcune forme di esclusione liturgica, educativa, pastorale, ancora esistenti; promuovere cammini di integrazione umana, familiare e spirituale da parte di sacerdoti, coppie esperte e consultori; in ordine alla partecipazione alla comunione, ferma restando la dottrina attuale, discernere in foro interno sotto la guida del vescovo e di presbiteri designati le singole situazioni con criteri comuni secondo la virtù di prudenza, educando le comunità cristiane all’accoglienza”.
Chi ha contratto un matrimonio civile o convive - nonostante la contrarietà della Chiesa - sia aiutato ad essere condotto a maturazione.
La famiglia non è solo oggetto ma anche soggetto di evangelizzazione, e il percorso di preparazione al matrimonio non sia solo un corso ma un “vero percorso di iniziazione”. Necessario un percorso di coinvolgimento.
Dai Padri infine anche la segnalazione di “un’indebita pressione economico-legislativa per introdurre leggi che equiparano le unioni civili al matrimonio” e la richiesta di “politiche familiari a sostegno della fecondità della famiglia”.
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