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Un servizio di EWTN News

30 anni fa la storica Giornata Mondiale della Gioventù a Częstochowa, l'organizzazione

Il nome di Marcello Bedeschi è da sempre legato alle Giornate Mondiali della Gioventù. Quest’italiano ottantenne - oggi presidente emerito della Fondazione Giovanni Paolo II per la Gioventù parte all’epoca del Pontificio Consiglio per i Laici e oggi del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita - da 40 anni è impegnato nell’organizzazione delle GMG.

In occasione del 30° anniversario della GMG a Częstochowa ho incontrato  Bedeschi per ricordare quella storica Giornata che per la prima volta si svolgeva nel Paese ex-comunista. 

Come è cominciata la sua “avventura” con le Giornate Mondiali della Gioventù?

Nel 1982 fui chiamato al dicastero per i Laici per far parte della presidenza del comitato organizzativo della Giornata della Gioventù inserita nel programma dell'Anno Santo della Redenzione 1983/84. L’anno successivo proclamato dall'ONU Anno Internazionale della Gioventù ci fu un altro incontro di Giovanni Paolo II con i giovani. Invece dal 1986 cominciò la mia “avventura” con le GMG fino all’ultima di Panama. Lavoravo come rappresentante del Consiglio per i Laici e anche dell’Episcopato Italiano. 

Come venivano organizzate le prime GMG quando non avevate ancora tante esperienze?

Le Giornate venivano organizzate nelle diocesi ed ogni due o tre anni nel mondo, nel posto indicato dal Papa. Malgrado la preoccupazione di molti che i giovani non ci sarebbero stati, vennero moltissimi giovani sia a Buenos Aires, sia a Santiago de Compostella, ma soprattutto a Czestochowa. Si cominciò ad istruire un mansionario dell’organizzazione delle Giornate. Il problema era che nemmeno le autorità locali nei vari Paesi non sapevano come gestire i raduni di quella portata con tutti i problemi organizzativi, logistici e sanitari. Ma, con grande pazienza, i comitati cominciarono ad inventarsi l’organizzazione di questi eventi.  

Come sono state organizzate le GMG a Czestochowa?

L’idea è nata quando in Polonia governava ancora il regime di Jaruzelski. Io con mons. Stanisław Ryłko, da poco nominato capoufficio della sezione giovani del Pontificio Consiglio per i Laici, facemmo un viaggio riservato per fare il primo sopralluogo. La realtà era molto preoccupante dal punto di vista logistico e per di più i rapporti con le autorità non erano facili. Ritornammo quando è cadde il regime e la situazione era completamente diversa: c’era la disponibilità delle autorità locali ma prima di tutto della Curia e del santuario di Jasna Gora. Allora cominciò il cammino per risolvere i problemi di accoglienza (dove far dormire e riposare tantissima gente), di comunicazioni, prima di tutto telefoniche, e di distribuzione dei vitti. Anche il problema dell’assistenza sanitaria. Ci colpiva la disponibilità non soltanto delle istituzioni ma di tanta gente comune. In questo modo si poteva assicurare l’accoglienza spartana a tanti. E poi dovevamo fare delle proposte alle Chiesa locali da dove dovevano venire i giovani. A Częstochowa volevano ripetere lo schema delle Giornate di Roma durante il Giubileo della Redenzione con tre giorni di preparativi dei giovani all’incontro con il Santo Padre. La Diocesi ci aiutò tanto per trovare i luoghi delle catechesi per i gruppi in varie lingue. In quei tempi in città non c’erano né bar, né ristoranti allora con il permesso delle autorità facemmo un appello agli imprenditori italiani e tedeschi per aprire lungo Aleja NMP i piccoli bar, ristori e gelaterie con le licenze temporanee. 

Quali erano altri problemi che dovevate affrontare?  

L’altro grande problema che è emerso era la presenza dei russi. Giovanni Paolo II ci teneva tanto per far venire i russi e noi lanciammo un appello: all’inizio erano pochi ma successivamente arrivarono circa 50 mila richieste. E noi dovevamo provvedere a trovare la sistemazione per questa gente. Ci aiutò molto la Chiesa italiana in particolare rappresentata da don Claudio Giuliodori che in quel periodo fungeva da coordinatore del gruppo italiano, non essendoci ancora istituito il servizio della pastorale giovanile della CEI. Dall’Italia vennero spediti circa 70 TIR di viveri e la polizia ci mise a disposizione una caserma dove i volontari italiani giorno e notte preparavano il cibo per i russi che sono stati collocati in due tendopoli messe a disposizione dall’esercito polacco. Riuscimmo anche a far funzionare la vecchia panetteria militare per poter sfornare il pane tutti i giorni della GMG. Il Papa prima di partire volle visitare questi giovani russi: per loro doveva essere un’esperienza unica.  

 E come avete risolto il problema delle comunicazioni telefoniche quando non c’erano ancora i cellulari?

Questo era un grande problema. A Czestochowa non c’erano le linee telefoniche per parlare con l’estero. Allora abbiamo fatto un accordo con la società telefonica italiana SIP e con la società spagnola: gli spagnoli mandarono la struttura per gli allacci a mille telefoni, e gli italiani le cabine telefoniche per far comunicare i giovani.

Voi organizzatori dovevate affrontare e risolvere tanti problemi logistici e tecnici. Ma che cosa significava per voi personalmente la GMG in Polonia?

Per noi era un’occasione per capire meglio Giovanni Paolo II. In Polonia c’erano le sue radici, lì si è formato anche spiritualmente. Allora conoscere Czestochowa, Jasna Gora ci permetteva di capire l’anima del Papa e il suo amore e attaccamento alla Madonna Nera che riusciva a trasmettere a tutto il mondo. Potevamo conoscere anche la storia della Polonia segnata dal nazismo e dal comunismo, che ha influito sulle vite della gente.

Volevo svelare un fatto. Quando si prese in considerazione l’organizzazione della GMG in Polonia, gli organizzatori pensavano di farla a Cracovia, la città del card. Wojtyła. Ma Giovanni Paolo II ci fece capire che sarebbe opportuno farlo a Częstochowa perché riteneva il santuario della Madonna la capitale spirituale del suo Paese, la fonte della fede dei polacchi.   

 Che cosa significava la GMG di Częstochowa per Lei?

Era un’esperienza stupenda che porto sempre in cuore. Io avevo vissuto le Giornate di Roma, di Buenos Aires, di Santiago de Compostella ma ho capito veramente che cosa sono le GMG soltanto a Częstochowa. I gesti che faceva il Papa erano pieni di significato, ogni gesto, ogni parola mandavano qualche messaggio. Io ero già innamorato di Giovanni Paolo II ma la GMG a Częstochowa mi ha fatto innamorare di più di lui. 

 

L’intervista in polacco è stata pubblicata sul settimanale “Niedziela”

             

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