Roma, 29 June, 2021 / 4:00 PM
Trecentocinquanta anni fa, l’icona della Madonna Klokocv lacrimava. Si era nel mezzo delle guerre di religione tra calvinisti e cattolici. E i soldati calvinisti irruppero nella chiesa dove c’era questa icona, e uno di loro la danneggiò con un colpo di sciabola. L’icona pianse in maniera ancor più visibile e impressionante.
Quella icona è rimasta oggetto di devozione, anche in tempi di dominazione sovietica, quando i pellegrinaggi si celebravano di nascosto. Ma oggi, quella icona, in attesa, forse, di una visita di Papa Francesco in Slovacchia, è stata nella Basilica di San Pietro, per la festa dei Santi Pietro e Paolo, la termine di una peregrinatio organizzata per celebrare i 350 anni dalla lacrimazione miracolosa. E quella icona è anche, per il Cardinale Sandri, il simbolo di un mondo che sa che si deve prestare servizio a Dio e a lui.
Il Cardinale lo ha spiegato nella omelia di una Divina Liturgia alla Vigilia della festa dei Santi Pietro e Paolo, celebrata nella Basilica di San Paolo Fuori Le Mura dall’arcivescovo Cyril Vasil’, appena nominato dal Papa alla guida dell’eparchia di Kosice.
“L’unico a cui prestare servizio – ha detto il Cardinale Sandri – è Cristo nostro Signore, e nessun’altra ideologia o visione del mondo, che spesso dietro bei discorsi in realtà comprime la visione dell’uomo finendo per svilire la sua dignità”. E questo succede, ha aggiunto, nella “Europa dei nostri giorni, che nel contesto di una crisi mondiale senza precedenti, con rischi non solo per la salute pubblica, ma anche per il lavoro e la tutela delle classi più deboli, trova il tempo per approvare un rapporto che definisce l’aborto un diritto umano fondamentale”.
Il cardinale Sandri invita a “ridestare le coscienze” di fronte a questa “pericolosa deriva antropologica” in vista di una “rinnovata alleanza di autentico servizio all’umanità di oggi insieme a tutti gli uomini e le donne di buona volontà”.
Nella sua omelia, il Cardinale Sandri ha voluto mettere in luce come la Chiesa Greco Cattolica Slovacca, con la sua presenza alla liturgia di oggi, metta in luce ancora una volta la sua unione con Pietro, e ha ricordato tutti quelli che hanno preceduto i fedeli di oggi, “specialmente coloro che non hanno avuto paura di nessun regime e potere umano, mettendo dinanzi il primato di Dio e l’esigenza di fare conoscere Gesù di generazione in generazione, annunciando la sua presenza a partire da quei santuari che erano le famiglie, i genitori, i nonni, e poi nelle comunità cristiane, i Vescovi, i sacerdoti, i religiosi e le religiose”.
Il Cardinale Sandri ha ricordato la storia della Madonna di Klokocov, ha sottolineato come, nonostante il comunismo, l’icona non andò “né distrutta né rovinata”, ma fu come “schermata dalla preghiera del popolo” e a sua vollta ha schermato il popolo con “il suo manto celeste”.
Ripercorrendo la storia dei Santi Pietro e Paolo, il Cardinale nota che
“on sono i loro progetti o i loro sforzi ad averli chiamati a stare insieme, ma la parola della salvezza”, che ci si trova di fronte a tante persone di diversa estrazione e per questo esiste “il rischio che ciascuno voglia far prevalere la propria visione, finendo per rompere e dividere la comunità”.
Si chiede il Cardinale: “Pensando a san Pietro e a san Paolo e quanto ci viene descritto di loro negli Atti degli Apostoli, mettiamoci nei loro panni: avrebbero forse iniziato a predicare se avessero prima giudicato la capacità reale di accogliere l’annuncio da parte dei loro interlocutori?”
Il pensiero va alla Pentecoste, a quanti avevano crocifisso Gesù e non apparivano “destinatari credibili dell’annuncio”, eppure Pietro e Paolo predicano “perché in loro ardeva il fuoco dello Spirito, la chiamata alla missione, senza calcoli, ma in pura perdita di sé, come i santi Cirillo e Metodio nelle terre degli Slavi. Dobbiamo tutti riconoscere di esserci addormentati, di dare per scontato la fede o di non intuirne più la forza dirompente, restando indifferenti all’esigenza della sequela da un lato o trasformandola in un discorso ideologico da difendere ma che nel profondo non trasforma le nostre vite, le prime che devono lasciarsi evangelizzare per poter essere a loro volta credibili ed autentici testimoni”.
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