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Cambia il rituale di investitura dei Cavalieri del Santo Sepolcro. Ecco perché

Immagini da una Messa di investitura dell'Ordine del Santo Sepolcro

Non c’è più la spada nella cerimonia di investitura dei Cavalieri del Santo Sepolcro. Ma la spada non viene eliminata, resta nella veglia, come simbolo insieme a tutti gli altri simboli cavallereschi. Nessuna rottura con la tradizione, ma piuttosto una evoluzione verso una forma più semplice, e anche più sostanziale. Così spiega ad ACI Stampa il Cardinale Fernando Filoni, Gran Maestro dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro.

L’ordine è tra i più antichi ordini cavallereschi cattolici, che fa risalire le sue origini addirittura ai tempi delle Crociate, ed oggi è diffuso in quasi 40 nazioni con quasi 30 mila membri in tutto il mondo. Ha, per questo, un forte legame con la Terrasanta, dove fa progetti di vario genere e distribuisce aiuti. Ed è un ordine cavalleresco che dal 1888, per decisione di Leone XIII, ammette anche donne, cioè “Dame”. Donne in tutto e per tutto alla pari con gli altri cavalieri, sia per quanto riguarda gli impegni che l’erogazione dei contributi. Ovviamente, il giuramento delle Dame non prevedeva la spada. Ma l’assenza della spada dalla cerimonia di investitura ha fatto salire una levata di scudi.

Il Cardinale Filoni, però, spiega che non si tratta di una decisione presa per uguaglianza di genere, né per non mancare di rispetto alle donne che si trovavano ad avere un rituale diverso da quello dei cavalieri, ma piuttosto per creare un rituale altrettanto solenne, ma più semplificato, e più in linea con i tempi, come parte di una riforma generale dell’Ordine che è cominciata con l’approvazione dei nuovi Statuti nel 2020, è proseguita con una riflessione sulla spiritualità su richiesta degli stessi cavalieri (il Cardinale Filoni ha pubblicato E tutta la casa si riempì del profumo dell’unguento) e ora si sostanzia nella riforma del rito.

Parlando con ACI Stampa, il Cardinale Filoni spiega che la riforma segue il principio generale di Paolo VI, che in una omelia del 2 febbraio 1967 parlò di un “rinnovamento fedele ai propri originali statuti e idoneo a perseguire le proprie finalità con forme più adatte ai bisogni”.

La riforma del rituale di investitura è stata promulgata il 19 marzo, e distribuita il 7 maggio ai membri, e subito ha generato delle critiche proprio per l’assenza della spada nel rito del giuramento. Eppure, anche Agostino Borromeo, luogotenente generale dell’Ordine, ha difeso la riforma. In una riflessione pubblicata sul sito dell’Ordine, Borromeo ha detto che il primo testo sull’investitura dei cavalieri risale al 1623, e che sembra che la cerimonia fosse centrata sulla consegna della spada al candidato, il quale “estrattala dal fodero, la porgeva al celebrante. Quest’ultimo, tracciando in aria per tre volte con essa il segno della croce, sfiorava con l’arma le spalle del candidato”.

La spada veniva restituita al Custode francescano della Terrasanta. Si pensava, infattti, che la spada fosse appartenuta a Goffredo di Buglione.

Con l’ammissione delle donne nell’Ordine, si decise che queste – non tradizionalmente parte di un ordine cavalleresco – giurassero con una formula differente e senza la spada. Da qui l’ultima riforma, necessaria – secondo Borromeo – perché “agli inizi del XXI secolo, non pare più accettabile che persone vincolate dagli stessi obblighi e titolari degli stessi diritti, siano ricevute con modalità diverse nella medesima istituzione. Il nuovo rituale risponde pienamente a questa elementare esigenza. Da notare, inoltre, che la spada, per il significato simbolico che riveste, è comunque prevista nella liturgia della Veglia”.

E aggiunge che con il nuovo rituale, “la celebrazione dell’atto più solenne previsto dalla liturgia dell’Ordine sia identico, nelle parole e nei gesti, in tutte le Luogotenenze e Delegazioni Magistrali dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme”.

Nessuna rottura con la tradizione, dunque, spiega il Cardinale Filoni, e nemmeno una decisione per difendere una sorta di parità di genere. Anzi, la spada ha un importante significato nella simbologia, evoca virtù come “lealtà, fedeltà, solidarietà, onore, nobiltà d’animo, fortezza, abnegazione, difesa della giustizia, verità e soprattutto fede, speranza e carità”, e resta come simbolo “nella Veglia di Preghiera prima del conferimento del cavalierato”, insieme agli speroni (per i cavalieri) e al vaso di olio profumato (per le dame), ma anche alla croce da collo, il mantello, il berretto, il velo e i guanti. Tutto questo compone la veste di un Cavaliere e una Dama.

In aggiunta a ciò, ogni classe ha un suo particolare capo di riferimento: i membri del clero portano la mozzetta, i religiosi portano una sciarpa bianca, le religiose uno scialle bianco, mentre il principale segno distintivo è la croce di Gerusalemme. Il tutto a sottolineare “la pratica delle virtù cristiane” e a favorire “una più intima partecipazione nella vita dell’ordine”.

Niente, insomma, a che fare con la parità di genere, questione – tra l’altro – che il Cardinale Filoni considera “riduttiva”, perché le donne sono ammesse all’Ordine dal XIX secolo, “in tempi non sospetti”, e sono “membri a pieno titolo, in partecipazione e contributi”, perché l’Ordine è “inclusivo”, accetta “vescovi, preti, religiosi e religiose, nonostante sia un ordine prevalentemente laico”, e tutti “contribuiscono con il loro amore per la terra di Gesù e la Madre Chiesa”, contribuendo alla Terrasanta in eguale dignità tra uomini e donne. “È molto di più del concetto sociologico della pari dignità”.

Il Cardinale Filoni ha anche guardato alla Terrasanta. “Siamo – ha detto – “in profonda comunione con il Patriarcato di Gerusalemme. Nessuno può restare indifferente di fronte alla situazione della popolazione nella terra di Gesù”. Ha annunciato il supporto per iniziative speciali di supporto in Terrasanta, e – da diplomatico che vissuto tre conflitti (Sri Lanka, Iran, Iraq) – ha messo in luce come “la pace non possa essere negoziata o improvvisata”, perché “l’odio non nasce per caso. Non è una mera esplosione di ira. L’odio è carburante esplosivo nei conflitti, che hanno tutti radici più profonde e superficiali. Ma con l’odio, tutto viene confuso. Se non usciamo da questa mentalità, le cose non cambieranno mai”.

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