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Un servizio di EWTN News

Papa Francesco, un provvedimento anti-corruzione nel giorno di Moneyval

Veduta della Basilica Vaticana e della bandiera della Santa Sede

Da oggi in poi, Capi dicastero e vicedirettori con contratto dirigenziale quinquennale della Curia, insieme a quanti hanno responsabilità amministrative, dovranno dichiarare, sotto giuramento, di non aver avuto condanne né di avere possibili conflitti di interesse sul ramo finanziario, e potranno essere sanzionati dalla Segreteria per l’Economia in caso di dichiarazione falsa. Lo stabilisce un motu proprio di Papa Francesco, firmato il 26 di aprile ma in vigore da oggi, che, per una casualità, è anche il giorno in cui la plenaria del comitato Moneyval a Strasburgo discute il Quinto rapporto sui progressi della Santa Sede in termini di trtasparenza finanziaria.

Vatican News definisce il provvedimento un nuovo “giro di vite” del Papa contro la corruzione, e lo mette in collegamento con il codice degli appalti del 19 maggio 2020. Ma il codice sugli appalti era il risultato di un obbligo internazionale, che derivava Convenzione di Merida, ratificata dalla Santa Sede nel 2016, che è lo strumento multilaterale delle Nazioni Unite per la lotta alla corruzione. Era in virtù di questa convenzione che c’era stata, nel 2019, la riforma dell’ufficio del Revisore Generale, cui veniva attribuito anche il compito di vigilare su eventuali “irregolarità nella concessione di appalti o nello svolgimento di transazioni o alienazioni; atti di corruzione o frode”. La legge sulla trasparenza degli appalti – richiesta dall’articolo 9 della stessa convenzione di Merida – fornisce una cornice legale e procedure certe. Dal codice degli appalti era derivata anche una commissione per vigilare sulle materie riservate, il cui compito si espandeva alla vigilanza non solo agli appalti, ma anche ad altre transazioni finanziarie che avvengono in Vaticano.

Il motu proprio del Papa riguarda piuttosto una modifica al Regolamento Generale della Curia Romana, e tocca in particolare i soggetti inquadrati nei livelli funzionali C1, C2, C3, cioè – spiega Vatican News – “dai cardinali capi dicastero ai vicedirettori con contratto dirigenziale quinquennale”, ma anche quanti “hanno funzioni di amministrazione attiva giurisdizionali o di controllo di vigilanza”.

Nella dichiarazione, questi soggetti dovranno attestare di non aver condanne definitive, né aver beneficiato di indulto, amnistia o grazia e di non essere stati assolti per prescrizione, né in Vaticano né in altri Stati.

I funzionari vaticani non devono nemmeno essere soggetti a processi penali pendenti, a indagini per partecipazione a un’organizzazione criminale, o per corruzione, frode, terrorismo, riciclaggio, proventi di attività criminose, sfruttamento di minori, tratta o sfruttamento di esseri umani, evasione o elusione fiscale.

Ma il motu proprio va oltre, e chiede a tutti dirigenti di non avere, nemmeno per interposta persona, investimenti o partecipazioni in società o aziende in Paesi inclusi nella lista di giurisdizione ad alto rischio di riciclaggio. Con una eccezione: se i famigliari siano residenti in quei Paesi per ragioni personali, di lavoro o di studio comprovate.

E ancora: non si possono detenere partecipazioni in società che hanno finalità contrarie alla Dottrina Sociale, e si deve dichiarare che tutti i beni e i compensi percepiti provengono da attività lecite.

Una norma valida per tutti i dipendenti vaticani è invece il divieto di accettare, in ragione del proprio ufficio, “regali o altre utilità” che valgono più di 40 euro.

Come detto, il motu proprio viene pubblicato nel giorno in cui la plenaria di Moneyval sta discutendo il Quinto Rapporto sui Progressi della Santa Sede. Il rapporto del comitato del Consiglio d’Europa si basa sull’efficacia della giurisdizione antiriciclaggio, e in particolare va a guardare come il quadro legale viene messo in pratica – per esempio, quanti processi nascono dalle segnalazioni, e quante segnalazioni sono sostanziali.

La legge, ovviamente, non va ad incidere sul giudizio, né tocca il tema dell’efficacia, che riguarda piuttosto l’attività del Tribunale. Potrebbe, però, avere un effetto negativo in plenaria, venendo giudicata come una legge arrivata fuori tempo utile e all’ultimo momento.

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